Quando si parla di “carie” negli alberi, s’intende una malattia molto comune, subdola e pericolosa, caratterizzata dal processo di degradazione delle cellule del legno ad opera di funghi parassiti “da ferita”. Ciò significa che i tagli di potatura, le lesioni traumatiche dovute ad esempio ad un carico eccessivo di neve, le ferite da insetti xilofagi, ecc., costituiscono le vie d’ingresso per il loro micelio. Dopo avere condotto vita saprofitaria su organi morti, come detriti nel terreno o ceppaie, questi funghi penetrano nel nuovo ospite (un tiglio, un acero, un cipresso, un abete, ecc.) e, con i loro filamenti (ife), avanzano intercellularmente seguendo direzioni di progressione che dipendono dalla natura stessa del legno, dalla sua struttura e consistenza. Quando si tratta di carie “bruna” si assiste fondamentalmente alla distruzione della cellulosa, mentre la lignina rimane pressoché integra (viceversa nella carie “bianca”). Il risultato finale è un legno bruno-rossiccio che si spacca secondo linee perpendicolari che delimitano piccoli parallelepipedi, da cui il nome di carie “cubica”. In ogni caso, la disgregazione dei tessuti conduttori porta all’arresto di movimento della linfa che è causa del deperimento di fronde e rami. Malattia subdola I sintomi esterni della carie appaiono tardivamente e coincidono per lo più con periodi climatici sfavorevoli alle piante. Talvolta, essa compare improvvisamente senza alcun sintomo premonitore ed è accompagnata da disseccamento e defogliazione totale dell’albero, oppure si manifesta con la formazione di carpofori (organi riproduttori del fungo) all’esterno, come le ben note “mensole”, che ogni anno diventano sempre più grandi e coriacee. Uno dei pericoli maggiori, soprattutto quando la carie colpisce le radici o la base del tronco, è lo schianto della pianta, sotto l’effetto del vento o il peso della neve. Nelle conifere (abeti, cipressi, pini, ecc.) il fungo parassita penetrato attraverso lesioni o ferite, raggiunge il cuore del legno in cui si diffonde longitudinalmente e trasversalmente conferendo una tinta rossastra agli anelli, ma lo fa molto lentamente, per cui la pianta ha un certo periodo di vitalità prima di soccombere. Ogni qualvolta, quindi, notiamo dei carpofori, sappiamo che siamo in presenza di una carie e che le ceppaie degli alberi tagliati devono essere eliminate per evitare che i funghi responsabili si conservino nell’ambiente allo stato saprofitario, per poi passare ad un nuovo ospite.
M.G.Bellardi (2019). Carie "cubica" negli alberi. GIARDINI, 294, 62-63.
Carie "cubica" negli alberi
M. G. Bellardi
2019
Abstract
Quando si parla di “carie” negli alberi, s’intende una malattia molto comune, subdola e pericolosa, caratterizzata dal processo di degradazione delle cellule del legno ad opera di funghi parassiti “da ferita”. Ciò significa che i tagli di potatura, le lesioni traumatiche dovute ad esempio ad un carico eccessivo di neve, le ferite da insetti xilofagi, ecc., costituiscono le vie d’ingresso per il loro micelio. Dopo avere condotto vita saprofitaria su organi morti, come detriti nel terreno o ceppaie, questi funghi penetrano nel nuovo ospite (un tiglio, un acero, un cipresso, un abete, ecc.) e, con i loro filamenti (ife), avanzano intercellularmente seguendo direzioni di progressione che dipendono dalla natura stessa del legno, dalla sua struttura e consistenza. Quando si tratta di carie “bruna” si assiste fondamentalmente alla distruzione della cellulosa, mentre la lignina rimane pressoché integra (viceversa nella carie “bianca”). Il risultato finale è un legno bruno-rossiccio che si spacca secondo linee perpendicolari che delimitano piccoli parallelepipedi, da cui il nome di carie “cubica”. In ogni caso, la disgregazione dei tessuti conduttori porta all’arresto di movimento della linfa che è causa del deperimento di fronde e rami. Malattia subdola I sintomi esterni della carie appaiono tardivamente e coincidono per lo più con periodi climatici sfavorevoli alle piante. Talvolta, essa compare improvvisamente senza alcun sintomo premonitore ed è accompagnata da disseccamento e defogliazione totale dell’albero, oppure si manifesta con la formazione di carpofori (organi riproduttori del fungo) all’esterno, come le ben note “mensole”, che ogni anno diventano sempre più grandi e coriacee. Uno dei pericoli maggiori, soprattutto quando la carie colpisce le radici o la base del tronco, è lo schianto della pianta, sotto l’effetto del vento o il peso della neve. Nelle conifere (abeti, cipressi, pini, ecc.) il fungo parassita penetrato attraverso lesioni o ferite, raggiunge il cuore del legno in cui si diffonde longitudinalmente e trasversalmente conferendo una tinta rossastra agli anelli, ma lo fa molto lentamente, per cui la pianta ha un certo periodo di vitalità prima di soccombere. Ogni qualvolta, quindi, notiamo dei carpofori, sappiamo che siamo in presenza di una carie e che le ceppaie degli alberi tagliati devono essere eliminate per evitare che i funghi responsabili si conservino nell’ambiente allo stato saprofitario, per poi passare ad un nuovo ospite.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.