This paper focuses on the Italian reception of the names of foreign painters during the 15th and 16th centuries, presenting specific cases that shed light on the process of incorporation, through which the pronunciation of Flemish names – some well-known, some still to be identified – was conveyed in writing by critics and collectors, treatises and inventories that give us the opportunity to reflect on the misspellings, adaptations, puzzling translations, as well as on the customs and meanings, concerning the response to both foreign sounds and competing stylistic and artistic schools from outside Italy.

Nelle fonti storiografiche (XV-XVI sec.) non è infrequente imbattersi in veri e propri rompicapo, laddove il nome dell'autore di un qualche dipinto, passando di bocca in bocca o venendo trascritto ad orecchio, subisca una trasformazione che ne scombini la sequenza di lettere, a tal punto da divenire per assonanza tutt'altro. Si tratta in molti casi di trascrizioni fonologiche approssimative e di pura invenzione, quando colui che è chiamato a stilare l'inventario di certi beni sia sprovvisto di una cultura specifica su fatti e persone del mondo dell'arte o al contrario, per una certa sua dimestichezza con tali opere forestiere, familiarizzi a tal punto il nome dell'autore da cambiarne letteralmente la fisionomia. Casi particolarmente curiosi e complessi da sbrogliare sono dati dalle storpiature paronimiche: nel tentativo di portare il nome forestiero al conosciuto, alla lingua di chi parli o ne scriva sono generati nomi di comodo e prestiti, per cui il tal nome forestiero, a causa di un'ostica trascrizione o di una difficile pronuncia, venga adattato e in qualche modo “compreso” in maniera sorprendente, come avviene con Cussin (cuscino), assunto al posto di Cochin, o con un Trombetta, usato forse per indicare un possibile van Trompe. Gli adattamenti dei nomi forestieri vengono spesso e volentieri accompagnati dall'indicazione della provenienza geografica dell'artista, la quale viene citata direttamente nel nuovo nome, divenendone parte integrante, come avviene con Alberto de Olanda o il Magistro Juane Fiammingo. Lo stesso pittore forestiero può, per ragioni di convenienza, non disdegnare di adottare nei contratti la diversa trascrizione fonologica o la denominazione toponimica, acclusa al suo "nuovo" nome. Tra i casi emergono anche situazioni comunicative scivolose, in cui autori di trattati sull'arte e biografi citino, con malcelata noncuranza, nomi forestieri, convenevolmente stravolti o lacunosi, scatenando l'acume interpretativo degli studiosi, alla ricerca di una decodifica del nome, all'apparenza di pura invenzione, con il sospetto, a volte fondato, che le storpiature e gli adattamenti siano frutto di una forma di concorrenza o diffidenza, nei confronti della pittura di un'altra area geografica, in particolare fiamminga o tedesca. Nei diversi casi, tratti sia da fonti inventariali che dalla letteratura storico-critica, si è rilevato come i nomi forestieri siano stati variamente trasformati, dando vita ora a divertenti prove di traduzione ora a sottili e arguti tentativi di screditamento.

Zuan Heic, credo Memelino. Adattamenti, traduzioni, storpiature dei nomi degli artisti oltremontani in taluni scritti italiani di prima età moderna

Maria Vittoria Spissu
2016

Abstract

This paper focuses on the Italian reception of the names of foreign painters during the 15th and 16th centuries, presenting specific cases that shed light on the process of incorporation, through which the pronunciation of Flemish names – some well-known, some still to be identified – was conveyed in writing by critics and collectors, treatises and inventories that give us the opportunity to reflect on the misspellings, adaptations, puzzling translations, as well as on the customs and meanings, concerning the response to both foreign sounds and competing stylistic and artistic schools from outside Italy.
2016
Maria Vittoria Spissu
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