Il jazz è stato spesso, se non sempre, considerato dagli storici, dai critici musicali e dagli stessi musicisti come un genere musicale collegato essenzialmente alla libertà e all’emancipazione. Da un punto di vista interno o squisitamente musicale, ciò è sempre stato associato ad aspetti fondamentali e qualità distintive di questo genere come l’improvvisazione (la quale, a sua volta, può essere intesa ovviamente in modi diversi) e l’interplay, il dialogo libero fra i musicisti durante la performance. Da un punto di vista esterno o extramusicale, ciò è sempre stato associato alle radici del jazz negli spiritual e nel blues, e nell’eredità e nello spirito “neri” che essi veicolano, includendo dunque la lotta per l’emancipazione da una condizione di schiavitù, razzismo, segregazione, soggiogamento ecc. In questo articolo dapprima analizzo alcuni aspetti di una tale connessione fra jazz, libertà ed emancipazione, e poi pongo la domanda se ciò che vale per la lotta per l’emancipazione dei neri espressa da questa musica nel corso del decenni (specialmente con “stili” o “correnti” del jazz come il be-bop o il free jazz) sia anche valido per la lotta per l’emancipazione femminile che ha caratterizzato in misura non minore il Novecento. L’articolo comprende anche un’intervista originale su questo tema a una delle cantanti jazz italiane più importanti e rinomate, Maria Pia De Vito, la quale contribuisce a far luce sulla domanda-guida se, quando e quanto il jazz abbia fornito un contributo alla libertà ed emancipazione femminile.
stefano marino (2018). Jazz, libertà ed emancipazione femminile (con un’intervista a Maria Pia De Vito). SCENARI, 9, 341-368.
Jazz, libertà ed emancipazione femminile (con un’intervista a Maria Pia De Vito)
stefano marino
2018
Abstract
Il jazz è stato spesso, se non sempre, considerato dagli storici, dai critici musicali e dagli stessi musicisti come un genere musicale collegato essenzialmente alla libertà e all’emancipazione. Da un punto di vista interno o squisitamente musicale, ciò è sempre stato associato ad aspetti fondamentali e qualità distintive di questo genere come l’improvvisazione (la quale, a sua volta, può essere intesa ovviamente in modi diversi) e l’interplay, il dialogo libero fra i musicisti durante la performance. Da un punto di vista esterno o extramusicale, ciò è sempre stato associato alle radici del jazz negli spiritual e nel blues, e nell’eredità e nello spirito “neri” che essi veicolano, includendo dunque la lotta per l’emancipazione da una condizione di schiavitù, razzismo, segregazione, soggiogamento ecc. In questo articolo dapprima analizzo alcuni aspetti di una tale connessione fra jazz, libertà ed emancipazione, e poi pongo la domanda se ciò che vale per la lotta per l’emancipazione dei neri espressa da questa musica nel corso del decenni (specialmente con “stili” o “correnti” del jazz come il be-bop o il free jazz) sia anche valido per la lotta per l’emancipazione femminile che ha caratterizzato in misura non minore il Novecento. L’articolo comprende anche un’intervista originale su questo tema a una delle cantanti jazz italiane più importanti e rinomate, Maria Pia De Vito, la quale contribuisce a far luce sulla domanda-guida se, quando e quanto il jazz abbia fornito un contributo alla libertà ed emancipazione femminile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.