Lo sviluppo dei calcestruzzi autocompattanti (SCC) ha trasformato il calcestruzzo allo stato fresco dalla condizione di un materiale granulare che necessita vibrazione a quella di un fluido viscoso. In quest’ambito, una significativa attività di ricerca è stata dedicata allo studio del mix-design, dei filler e degli additivi più idonei per ottimizzare le prestazioni e garantirne la stabilità. Tuttavia, la notevole quantità di cemento e di parti fini, il diametro ridotto degli aggregati e la presenza di viscosizzanti e superfluidificanti possono modificare sostanzialmente le proprietà reologiche del calcestruzzo indurito [1, 2]. Per poter includere all’interno delle Norme nazionali ed Internazionali questo tipo di calcestruzzi, la validità dei modelli predittivi classici e i loro limiti devono essere verificati anche per questo materiale [3, 4]. Nella presente memoria, vengono presentati i risultati di una estesa campagna sperimentale relativa alle proprietà differite dei calcestruzzi autocompattanti. Sono state effettuate una serie di prove di ritiro e viscosità su quattro diverse miscele di calcestruzzi autocompattanti, caratterizzate da valori di resistenza a compressione compresi tra 35 e 55 MPa; tutti i provini cilindrici sono stati mantenuti per l’intera durata delle prove (oltre un anno) all’interno di una camera climatizzata con 20° C e RH=60%. Per le prove di creep, sono stati considerati due livelli tensionali (0.35 e 0.55 fcm) e due età di maturazione all’atto del caricamento (7 e 28 giorni). Al termine delle prove (creep e ritiro), tutti i cilindri sono stati portati a rottura per verificarne la loro resistenza e come il tempo ed il caricamento prolungato la possano modificare (adattamento). Si propone, infine, un modello di previsione delle deformazioni viscose, basato sulle leggi predittive fornite dal Model Code 1990, in cui la viscosità viene fatta dipendere anche dallo sviluppo della resistenza a compressione nel tempo e dai principali parametri che caratterizzano il mix-design. Il confronto tra le previsioni numeriche e le risultanze sperimentali precedentemente descritte fornisce risultati molto soddisfacenti.
Mazzotti C., Ceccoli C. (2008). Viscosità e ritiro dei calcestruzzi autocompattanti: comportamento sperimentale e modellazione numerica. ROMA : C.T.E..
Viscosità e ritiro dei calcestruzzi autocompattanti: comportamento sperimentale e modellazione numerica
MAZZOTTI, CLAUDIO;CECCOLI, CLAUDIO
2008
Abstract
Lo sviluppo dei calcestruzzi autocompattanti (SCC) ha trasformato il calcestruzzo allo stato fresco dalla condizione di un materiale granulare che necessita vibrazione a quella di un fluido viscoso. In quest’ambito, una significativa attività di ricerca è stata dedicata allo studio del mix-design, dei filler e degli additivi più idonei per ottimizzare le prestazioni e garantirne la stabilità. Tuttavia, la notevole quantità di cemento e di parti fini, il diametro ridotto degli aggregati e la presenza di viscosizzanti e superfluidificanti possono modificare sostanzialmente le proprietà reologiche del calcestruzzo indurito [1, 2]. Per poter includere all’interno delle Norme nazionali ed Internazionali questo tipo di calcestruzzi, la validità dei modelli predittivi classici e i loro limiti devono essere verificati anche per questo materiale [3, 4]. Nella presente memoria, vengono presentati i risultati di una estesa campagna sperimentale relativa alle proprietà differite dei calcestruzzi autocompattanti. Sono state effettuate una serie di prove di ritiro e viscosità su quattro diverse miscele di calcestruzzi autocompattanti, caratterizzate da valori di resistenza a compressione compresi tra 35 e 55 MPa; tutti i provini cilindrici sono stati mantenuti per l’intera durata delle prove (oltre un anno) all’interno di una camera climatizzata con 20° C e RH=60%. Per le prove di creep, sono stati considerati due livelli tensionali (0.35 e 0.55 fcm) e due età di maturazione all’atto del caricamento (7 e 28 giorni). Al termine delle prove (creep e ritiro), tutti i cilindri sono stati portati a rottura per verificarne la loro resistenza e come il tempo ed il caricamento prolungato la possano modificare (adattamento). Si propone, infine, un modello di previsione delle deformazioni viscose, basato sulle leggi predittive fornite dal Model Code 1990, in cui la viscosità viene fatta dipendere anche dallo sviluppo della resistenza a compressione nel tempo e dai principali parametri che caratterizzano il mix-design. Il confronto tra le previsioni numeriche e le risultanze sperimentali precedentemente descritte fornisce risultati molto soddisfacenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.