Sul limite orientale di Merano, elegante città turistica e termale della Val Passiria, in Alto Adige, si erge un imponente castello costruito verso la metà dell’800 dal conte Trauttmansdorff su antiche rovine medievali. In questo edificio l’imperatrice Elisabetta d’Austria, a tutti nota come Sissi, nel 1870 abitò per sette mesi con le figliolette. Ciò che oggi maggiormente affascina chi visita Merano, è lo splendido Giardino Botanico che circonda il Castel Trauttmansdorff e che riunisce, su di una superficie di dodici ettari, grazie alla mitezza del clima, piante originarie di tutte le parti del mondo. Un ricco itinerario Una campagna di campi da sfalcio e coltivati a cereali, castagneti, frutteti e vigneti circonda l’intero Giardino, susseguendosi sui fianchi delle dolci colline bagnate dall’Adige. I “Paesaggi dell’Alto Adige” risultano talmente bene integrati con la vegetazione del luogo, che è difficile accorgersi che l’effetto estetico ottenuto è in realtà frutto della più sapiente progettazione paesaggistica dove arte e natura si fondono esaltandosi a vicenda. La vegetazione, spontanea od antropizzata, ed il lago a fondovalle costituiscono i due elementi che maggiormente conferiscono al Giardino un aspetto naturalistico. Al lago arrivano piccoli rivoli d’acqua che attraversano vasche di forma geometrica collegate in successione. Sono i così detti Giardini terrazzati che si fondono con il sovrastante Giardino formale all’Italiana ricco di sentieri ameni che si insinuano ora tra le aiuole geometriche delimitate da basse bordure in bosso, ora tra le globose sagome di arbusti sempreverdi, ora tre le vivaci aiuole fiorite fino a condurci nell’intricato percorso di un alto labirinto, simbolo dell’umana ricerca del senso della vita. Di questa categoria dei “Giardini, acque, terrazze” fanno parte anche il romantico Giardino all’inglese, quello dei Sensi, il ricco Palmeto (con oltre 100 esemplari di palma cinese), la Serra d’Orchidee ed il Roseto, che riunisce più di 50 specie di rose selvatiche. Inoltrandoci nei “Giardini del Sole” incontriamo le tipiche piante mediterranee, coltivate e non, dall’ulivo al fico, dal timo alla lavanda, quelle tipiche della “macchia” (corbezzolo, lentisco, fillirea, mirto, laurotino, ecc.), e poi tante specie provenienti dall’Asia orientale. Il paesaggio dei “Boschi del mondo” è forse il più complesso e, senza un filo conduttore, si rischia di rimanere disorientati. I “Boschi” che si susseguono sono veramente tanti, da quello di laurifoglie sempreverdi, a quello di bambù e di cipresso calvo, dai Boschi decidui di latifoglie dell’America e dell’Asia, a quelli del Bacino del Mediterraneo di cedro, roverella, conifere, rododendri, ecc. Inutile sottolineare la diversità e molteplicità delle specie presenti, molte delle quali stupiscono per le foglie, i fiori o gli insoliti frutti, come quelli piccoli e carnosi della Hovenia dulcis (originaria del Giappone e della Cina) dal sapore zuccherino che ricorda quello dell’uva passa. Tanti altri padiglioni meritano di essere visitati, come “La Grotta” nella quale viene illustrato, con uno spettacolo multimediale, lo sviluppo dei primi microrganismi e la progressiva conquista della terra ferma da parte delle piante, e poi la “Voliera” dove si viene a stretto contatto di simpatici pappagalli, quali i Lori arcobaleno. UN UNIVERSO DI SALVIE Uno dei maggiori poli di attrazione del Giardino Botanico è la collezione di Salvia spp., una raccolta talmente ricca da fare concorrenza alle altre quattro esistenti in Europa (tre in Gran Bretagna ed una in Francia) e certamente la più importate in Italia. Il genere Salvia (famiglia delle Lamiaceae) è costituito da oltre 900 specie presenti in tutti i continenti ad eccezione dell’Australia. I maggiori centri di biodiversità sono localizzati nell’area del Mediterraneo, dell’Asia centrale, degli altopiani del Messico e delle Ande del Sud America. In Italia, crescono spontanee circa una quindicina di specie fra a...

Bellardi M.G. (2008). I GIARDINI DI CASTEL TRAUTTMANSDORFF. FLORTECNICA, 12, III-XIII.

I GIARDINI DI CASTEL TRAUTTMANSDORFF

BELLARDI, MARIA GRAZIA
2008

Abstract

Sul limite orientale di Merano, elegante città turistica e termale della Val Passiria, in Alto Adige, si erge un imponente castello costruito verso la metà dell’800 dal conte Trauttmansdorff su antiche rovine medievali. In questo edificio l’imperatrice Elisabetta d’Austria, a tutti nota come Sissi, nel 1870 abitò per sette mesi con le figliolette. Ciò che oggi maggiormente affascina chi visita Merano, è lo splendido Giardino Botanico che circonda il Castel Trauttmansdorff e che riunisce, su di una superficie di dodici ettari, grazie alla mitezza del clima, piante originarie di tutte le parti del mondo. Un ricco itinerario Una campagna di campi da sfalcio e coltivati a cereali, castagneti, frutteti e vigneti circonda l’intero Giardino, susseguendosi sui fianchi delle dolci colline bagnate dall’Adige. I “Paesaggi dell’Alto Adige” risultano talmente bene integrati con la vegetazione del luogo, che è difficile accorgersi che l’effetto estetico ottenuto è in realtà frutto della più sapiente progettazione paesaggistica dove arte e natura si fondono esaltandosi a vicenda. La vegetazione, spontanea od antropizzata, ed il lago a fondovalle costituiscono i due elementi che maggiormente conferiscono al Giardino un aspetto naturalistico. Al lago arrivano piccoli rivoli d’acqua che attraversano vasche di forma geometrica collegate in successione. Sono i così detti Giardini terrazzati che si fondono con il sovrastante Giardino formale all’Italiana ricco di sentieri ameni che si insinuano ora tra le aiuole geometriche delimitate da basse bordure in bosso, ora tra le globose sagome di arbusti sempreverdi, ora tre le vivaci aiuole fiorite fino a condurci nell’intricato percorso di un alto labirinto, simbolo dell’umana ricerca del senso della vita. Di questa categoria dei “Giardini, acque, terrazze” fanno parte anche il romantico Giardino all’inglese, quello dei Sensi, il ricco Palmeto (con oltre 100 esemplari di palma cinese), la Serra d’Orchidee ed il Roseto, che riunisce più di 50 specie di rose selvatiche. Inoltrandoci nei “Giardini del Sole” incontriamo le tipiche piante mediterranee, coltivate e non, dall’ulivo al fico, dal timo alla lavanda, quelle tipiche della “macchia” (corbezzolo, lentisco, fillirea, mirto, laurotino, ecc.), e poi tante specie provenienti dall’Asia orientale. Il paesaggio dei “Boschi del mondo” è forse il più complesso e, senza un filo conduttore, si rischia di rimanere disorientati. I “Boschi” che si susseguono sono veramente tanti, da quello di laurifoglie sempreverdi, a quello di bambù e di cipresso calvo, dai Boschi decidui di latifoglie dell’America e dell’Asia, a quelli del Bacino del Mediterraneo di cedro, roverella, conifere, rododendri, ecc. Inutile sottolineare la diversità e molteplicità delle specie presenti, molte delle quali stupiscono per le foglie, i fiori o gli insoliti frutti, come quelli piccoli e carnosi della Hovenia dulcis (originaria del Giappone e della Cina) dal sapore zuccherino che ricorda quello dell’uva passa. Tanti altri padiglioni meritano di essere visitati, come “La Grotta” nella quale viene illustrato, con uno spettacolo multimediale, lo sviluppo dei primi microrganismi e la progressiva conquista della terra ferma da parte delle piante, e poi la “Voliera” dove si viene a stretto contatto di simpatici pappagalli, quali i Lori arcobaleno. UN UNIVERSO DI SALVIE Uno dei maggiori poli di attrazione del Giardino Botanico è la collezione di Salvia spp., una raccolta talmente ricca da fare concorrenza alle altre quattro esistenti in Europa (tre in Gran Bretagna ed una in Francia) e certamente la più importate in Italia. Il genere Salvia (famiglia delle Lamiaceae) è costituito da oltre 900 specie presenti in tutti i continenti ad eccezione dell’Australia. I maggiori centri di biodiversità sono localizzati nell’area del Mediterraneo, dell’Asia centrale, degli altopiani del Messico e delle Ande del Sud America. In Italia, crescono spontanee circa una quindicina di specie fra a...
2008
Bellardi M.G. (2008). I GIARDINI DI CASTEL TRAUTTMANSDORFF. FLORTECNICA, 12, III-XIII.
Bellardi M.G.
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