In un gioco di “libere” associazioni, il termine civiltà ne evoca altri, quasi tutti di segno negativo, quali disagio, crisi, tramonto, scontro, conflitto, decadenza. Le analisi che accompagnano queste rappresentazioni scandiscono, da almeno un secolo a questa parte, il cammino dell’umanità, evidenziandone le tappe critiche, le paure verso il futuro, il desiderio di ridurne gli elementi di complessità: sullo sfondo, l’ideale di una vita più semplice, più vicina allo “stato di natura” o adagiata su fasi precedenti dello sviluppo sociale e culturale. Mentre coltiva il sogno del ripiegamento su stili di vita consolidati, l’umanità, al tempo stesso, si contraddice ed agisce in risposta a pulsioni esistenziali e educative profondamente trasformate. Si tratta di indicatori interessanti, che sottolineano l’ambivalenza e la fatica di un processo di evoluzione in atto, suscettibile di essere sostenuto da riflessioni anche positive. Su questo piano, tuttavia, il pendolo delle scienze umane oscilla verso attestati di problematicità difficili da superare: psicoanalisi, storia, filosofia, politologia delineano un quadro spesso cupo i cui orizzonti sembrano incapaci di cogliere i segnali innovativi, emergenti da tale processo. Al contrario, la ricerca neuroscientifica, oggi sapere di frontiera del nostro universo culturale, suggerisce differenti chiavi di lettura, tese, non tanto ad alimentare in astratto la speranza in un futuro possibile, quanto ad esplicitare il senso di mutamenti, riconducibili al più ampio processo di evoluzione filogenetica. Non è possibile comprendere il percorso dell’humanitas, se si situa l’analisi dentro inferenze di natura teoretica ed ideologica, desunte dai modelli di civiltà oggi dominanti e se si restringe il campo d’osservazione ai secoli che ci lasciamo alle spalle: è piuttosto il riferimento a categorie interpretative capaci di visualizzarlo lungo tutto il cammino della filogenesi, che consente di osservare gli eventi della civiltà da prospettive differenti e con sguardi meno preoccupati.

Oltre il disagio

fabbri maurizio
2018

Abstract

In un gioco di “libere” associazioni, il termine civiltà ne evoca altri, quasi tutti di segno negativo, quali disagio, crisi, tramonto, scontro, conflitto, decadenza. Le analisi che accompagnano queste rappresentazioni scandiscono, da almeno un secolo a questa parte, il cammino dell’umanità, evidenziandone le tappe critiche, le paure verso il futuro, il desiderio di ridurne gli elementi di complessità: sullo sfondo, l’ideale di una vita più semplice, più vicina allo “stato di natura” o adagiata su fasi precedenti dello sviluppo sociale e culturale. Mentre coltiva il sogno del ripiegamento su stili di vita consolidati, l’umanità, al tempo stesso, si contraddice ed agisce in risposta a pulsioni esistenziali e educative profondamente trasformate. Si tratta di indicatori interessanti, che sottolineano l’ambivalenza e la fatica di un processo di evoluzione in atto, suscettibile di essere sostenuto da riflessioni anche positive. Su questo piano, tuttavia, il pendolo delle scienze umane oscilla verso attestati di problematicità difficili da superare: psicoanalisi, storia, filosofia, politologia delineano un quadro spesso cupo i cui orizzonti sembrano incapaci di cogliere i segnali innovativi, emergenti da tale processo. Al contrario, la ricerca neuroscientifica, oggi sapere di frontiera del nostro universo culturale, suggerisce differenti chiavi di lettura, tese, non tanto ad alimentare in astratto la speranza in un futuro possibile, quanto ad esplicitare il senso di mutamenti, riconducibili al più ampio processo di evoluzione filogenetica. Non è possibile comprendere il percorso dell’humanitas, se si situa l’analisi dentro inferenze di natura teoretica ed ideologica, desunte dai modelli di civiltà oggi dominanti e se si restringe il campo d’osservazione ai secoli che ci lasciamo alle spalle: è piuttosto il riferimento a categorie interpretative capaci di visualizzarlo lungo tutto il cammino della filogenesi, che consente di osservare gli eventi della civiltà da prospettive differenti e con sguardi meno preoccupati.
2018
116
978-88-917-7951-9
fabbri maurizio
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