INQUADRAMENTO TEORICO In adolescenza il significato che viene associato al senso di solitudine può assumere valenze differenti. A volte è identificata con la percezione di isolamento sociale e quindi collegata a vissuti negativi, altre viene ricercata, se non addirittura desiderata, in quanto occasione importante che permette di riflettere su di sé e ritrovare quell’equilibrio interno che spesso i ritmi della vita di tutti i giorni spezzano (Rotenberg e Hymel, 1999). A questo proposito da tempo in letteratura si riconosce che al termine “solitudine” possono essere attribuiti tre diversi significati (Marcoen e Goossen 1993; Corsano 1999; Miceli 2003): 1- quella che in inglese viene definita aloneness, ovvero la condizione oggettiva di solitudine fisica, priva della connotazione emotiva ad essa associata; 2- la loneliness, che indica la dimensione soggettiva della solitudine, la sofferenza psicologica che deriva dal “sentirsi soli”; il senso di vuoto e di mancanza che può essere ricondotta, ma non necessariamente, alla aloneness; 3- la solitude, quel sottile, ma profondo, desiderio di solitudine intesa come momento in cui l’individuo si isola per riflettere su di sé o per impegnarsi in attività cognitivamente impegnative, come ad esempio i momenti di produzione artistica; Si tratta di un tipo di solitudine che rappresenta per la psicoanalisi un segno di maturità dello sviluppo emozionale (Winnicott, 1958) e una condizione necessaria per l’autorealizzazione dell’individuo (Storr 1989). Anche nell'ambito psicosociale si sostiene la connotazione positiva della capacità di “stare da solo” (solitude): essa può essere un'occasione per riflettere su di sé e sul mondo che ci circonda, una sospensione necessaria per risolvere problemi complessi che richiedono una particolare attenzione e concentrazione. In questo senso la solitude appare come una dimensione fondamentale ed ineliminabile della condizione adolescenziale, un mezzo per raggiungere la propria interiorità in una fase di definizione dell'identità (Larson 1990; Miceli 2003). La ricerca psicosociale ha però mostrato uno scarso interesse per lo studio della solitude focalizzandosi principalmente sull’analisi delle possibili relazioni tra il vissuto negativo della solitudine (loneliness) e costrutti quali l'autostima (Leary 1999; Miceli 2003) e la depressione (Wiebe e Mc Cabe 2002; Rook). SCOPO Analizzare l’esperienza del senso di solitudine in un campione di adolescenti con particolare attenzione alla relazione tra l’espressione positiva della solitudine (solitude) e la percezione di autoefficacia emotiva, scolastica e nella soluzione di problemi. IPOTESI Gli adolescenti che ricercano volontariamente momenti in cui stare soli sono quelli che mostrano complessivamente livelli maggiori di autoefficacia emotiva, scolastica e nella soluzione di problemi. SOGGETTI Circa 400 soggetti tra i 14 e 16 anni che frequentano la scuola superiore e residenti nelle città di Modena e Reggio Emilia. STRUMENTI 1-associazioni libere alla parola stimolo “SOLITUDINE” 2-LLCA (Louvain Loneliness Scale for Children and Adolescents) (Marcoen, Goossens e Caes, 1987); 3-Scala di Autoefficacia Percepita nella gestione delle Emozioni Negative e Positive (Caprara e Gerbino 2001); 4-Scala di Autoefficacia Percepita nella Soluzione di Problemi (Pastorelli, Vecchio e Boda 2001); 5-Scala di Autoefficacia Scolastica Percepita (Pastorelli e Picconi 2001); 6-Scheda socioanagrafica

Melotti G., Scarpuzzi P., Emiliani F, Zaccarelli M. (2004). Solitudine e autoefficacia percepita in adolescenza. s.l : s.n.

Solitudine e autoefficacia percepita in adolescenza

MELOTTI, GIANNINO;SCARPUZZI, PIERPAOLO;EMILIANI, FRANCESCA;
2004

Abstract

INQUADRAMENTO TEORICO In adolescenza il significato che viene associato al senso di solitudine può assumere valenze differenti. A volte è identificata con la percezione di isolamento sociale e quindi collegata a vissuti negativi, altre viene ricercata, se non addirittura desiderata, in quanto occasione importante che permette di riflettere su di sé e ritrovare quell’equilibrio interno che spesso i ritmi della vita di tutti i giorni spezzano (Rotenberg e Hymel, 1999). A questo proposito da tempo in letteratura si riconosce che al termine “solitudine” possono essere attribuiti tre diversi significati (Marcoen e Goossen 1993; Corsano 1999; Miceli 2003): 1- quella che in inglese viene definita aloneness, ovvero la condizione oggettiva di solitudine fisica, priva della connotazione emotiva ad essa associata; 2- la loneliness, che indica la dimensione soggettiva della solitudine, la sofferenza psicologica che deriva dal “sentirsi soli”; il senso di vuoto e di mancanza che può essere ricondotta, ma non necessariamente, alla aloneness; 3- la solitude, quel sottile, ma profondo, desiderio di solitudine intesa come momento in cui l’individuo si isola per riflettere su di sé o per impegnarsi in attività cognitivamente impegnative, come ad esempio i momenti di produzione artistica; Si tratta di un tipo di solitudine che rappresenta per la psicoanalisi un segno di maturità dello sviluppo emozionale (Winnicott, 1958) e una condizione necessaria per l’autorealizzazione dell’individuo (Storr 1989). Anche nell'ambito psicosociale si sostiene la connotazione positiva della capacità di “stare da solo” (solitude): essa può essere un'occasione per riflettere su di sé e sul mondo che ci circonda, una sospensione necessaria per risolvere problemi complessi che richiedono una particolare attenzione e concentrazione. In questo senso la solitude appare come una dimensione fondamentale ed ineliminabile della condizione adolescenziale, un mezzo per raggiungere la propria interiorità in una fase di definizione dell'identità (Larson 1990; Miceli 2003). La ricerca psicosociale ha però mostrato uno scarso interesse per lo studio della solitude focalizzandosi principalmente sull’analisi delle possibili relazioni tra il vissuto negativo della solitudine (loneliness) e costrutti quali l'autostima (Leary 1999; Miceli 2003) e la depressione (Wiebe e Mc Cabe 2002; Rook). SCOPO Analizzare l’esperienza del senso di solitudine in un campione di adolescenti con particolare attenzione alla relazione tra l’espressione positiva della solitudine (solitude) e la percezione di autoefficacia emotiva, scolastica e nella soluzione di problemi. IPOTESI Gli adolescenti che ricercano volontariamente momenti in cui stare soli sono quelli che mostrano complessivamente livelli maggiori di autoefficacia emotiva, scolastica e nella soluzione di problemi. SOGGETTI Circa 400 soggetti tra i 14 e 16 anni che frequentano la scuola superiore e residenti nelle città di Modena e Reggio Emilia. STRUMENTI 1-associazioni libere alla parola stimolo “SOLITUDINE” 2-LLCA (Louvain Loneliness Scale for Children and Adolescents) (Marcoen, Goossens e Caes, 1987); 3-Scala di Autoefficacia Percepita nella gestione delle Emozioni Negative e Positive (Caprara e Gerbino 2001); 4-Scala di Autoefficacia Percepita nella Soluzione di Problemi (Pastorelli, Vecchio e Boda 2001); 5-Scala di Autoefficacia Scolastica Percepita (Pastorelli e Picconi 2001); 6-Scheda socioanagrafica
2004
Contributi al VI Congresso Nazionale Sezione di Psicologia Sociale. Sciacca (AG) 22-24 settembre 2004
54
56
Melotti G., Scarpuzzi P., Emiliani F, Zaccarelli M. (2004). Solitudine e autoefficacia percepita in adolescenza. s.l : s.n.
Melotti G.; Scarpuzzi P.; Emiliani F; Zaccarelli M.
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/6646
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact