Nella seconda metà del Seicento i governatori spagnoli della Lombardia tessono un precario equilibrio politico con il patriziato locale e le grandi famiglie aristocratiche milanesi dai Borromeo, agli Arese, agli Odescalchi, ai Trivulzio. In questo contesto l’arte conserva un ruolo fondamentale di display ma, nella strettissima gerarchia sociale dell’epoca, diventa anche luogo di una possibile “intesa culturale” come spesso ci indicano le fonti. L’elezione di un lombardo, il beato Benedetto Odescalchi, al soglio pontificio (1676) doveva poi contribuire a rendere più stretti anche gli scambi artistici tra Roma, la “Milano spagnola” e Madrid: un vasto commercio e ricchi baratti di opere ed oggetti d’arte tra i collezionisti vengono favoriti da un nutrito stuolo di giovani aristocratici e di rappresentanti degli ordini religiosi – soprattutto gesuiti, ma anche qualche nunzio pontificio – che si prestavano ad essere occasionali agenti d’arte, spesso di grande efficacia. Obiettivo di questo saggio è contribuire ad illuminare alcune situazioni e abitudini sociali alla periferia della pratica collezionistica stricto sensu, ma fondamentali per comprenderne le sfide. La ricerca si concentra su alcuni aspetti sociali che influirono sulle dinamiche del collezionismo tra la Lombardia spagnola, Madrid e Roma prendendo come momento di interesse il periodo a cavallo del pontificato di Innocenzo XI.
Sandra Costa (2018). Pratiche collezionistiche tra la Lombardia Spagnola, Roma e Madrid. Bologna : BUP.
Pratiche collezionistiche tra la Lombardia Spagnola, Roma e Madrid
Sandra Costa
2018
Abstract
Nella seconda metà del Seicento i governatori spagnoli della Lombardia tessono un precario equilibrio politico con il patriziato locale e le grandi famiglie aristocratiche milanesi dai Borromeo, agli Arese, agli Odescalchi, ai Trivulzio. In questo contesto l’arte conserva un ruolo fondamentale di display ma, nella strettissima gerarchia sociale dell’epoca, diventa anche luogo di una possibile “intesa culturale” come spesso ci indicano le fonti. L’elezione di un lombardo, il beato Benedetto Odescalchi, al soglio pontificio (1676) doveva poi contribuire a rendere più stretti anche gli scambi artistici tra Roma, la “Milano spagnola” e Madrid: un vasto commercio e ricchi baratti di opere ed oggetti d’arte tra i collezionisti vengono favoriti da un nutrito stuolo di giovani aristocratici e di rappresentanti degli ordini religiosi – soprattutto gesuiti, ma anche qualche nunzio pontificio – che si prestavano ad essere occasionali agenti d’arte, spesso di grande efficacia. Obiettivo di questo saggio è contribuire ad illuminare alcune situazioni e abitudini sociali alla periferia della pratica collezionistica stricto sensu, ma fondamentali per comprenderne le sfide. La ricerca si concentra su alcuni aspetti sociali che influirono sulle dinamiche del collezionismo tra la Lombardia spagnola, Madrid e Roma prendendo come momento di interesse il periodo a cavallo del pontificato di Innocenzo XI.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.