L'articolo circoscrive ed esamina i principali problemi organizzativi del sistema giudiziario civile italiano, proponendo di analizzarli (e poi di affrontarli) attraverso una filosofia di management interdisciplinare e de- centralizzata. A partire della rivisitazione di concetti quali quelli di "loosely coupling" e "professione", l'autore descrive l'insieme dei Tribunali civili italiani come un sistema debolmente legato, caratterizzato cioè dai seguenti tratti: l'unità organizzativa di base (il singolo giudice) si trova in situazione di limitatissima interdipendenza tecnologica e gerarchica nei confronti delle altre unità, mentre è elevatissimo il suo grado di autonomia funzionale; il comportamento del sistema è marcato a tutti i livelli da una forte attitudine al localismo ed all'auto- determinazione; i criteri di allocazione delle risorse organizzative tendono ad essere scarsamente razionali. Di conseguenza, argomenta ancora Zan, nell'affrontare le problematiche di innovazione degli uffici giudiziari è necessario abbandonare gli approcci centralistici classici- basati spesso sulla mera introduzione di nuove norme- a favore di approcci che assumano la "loosely- coupledness" del sistema come carattere fondamentale. Da qui, una maggiore attenzione per le dimensioni soft di integrazione e per la sperimentalità ed incrementalità degli interventi. Da qui, ancora, la valorizzazione dell'autonomia (e responsabilità) dei singoli professionisti; l'accento sulla creazione di comunità di pratica locali; la promozione di forme di dialogo e networking con altre pubbliche amministrazioni e con i cittadini.

Il sistema organizzativo della giustizia civile in Italia: caratteristiche e prospettive

ZAN, STEFANO
2006

Abstract

L'articolo circoscrive ed esamina i principali problemi organizzativi del sistema giudiziario civile italiano, proponendo di analizzarli (e poi di affrontarli) attraverso una filosofia di management interdisciplinare e de- centralizzata. A partire della rivisitazione di concetti quali quelli di "loosely coupling" e "professione", l'autore descrive l'insieme dei Tribunali civili italiani come un sistema debolmente legato, caratterizzato cioè dai seguenti tratti: l'unità organizzativa di base (il singolo giudice) si trova in situazione di limitatissima interdipendenza tecnologica e gerarchica nei confronti delle altre unità, mentre è elevatissimo il suo grado di autonomia funzionale; il comportamento del sistema è marcato a tutti i livelli da una forte attitudine al localismo ed all'auto- determinazione; i criteri di allocazione delle risorse organizzative tendono ad essere scarsamente razionali. Di conseguenza, argomenta ancora Zan, nell'affrontare le problematiche di innovazione degli uffici giudiziari è necessario abbandonare gli approcci centralistici classici- basati spesso sulla mera introduzione di nuove norme- a favore di approcci che assumano la "loosely- coupledness" del sistema come carattere fondamentale. Da qui, una maggiore attenzione per le dimensioni soft di integrazione e per la sperimentalità ed incrementalità degli interventi. Da qui, ancora, la valorizzazione dell'autonomia (e responsabilità) dei singoli professionisti; l'accento sulla creazione di comunità di pratica locali; la promozione di forme di dialogo e networking con altre pubbliche amministrazioni e con i cittadini.
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