Il tema dell’identità delle persone con disabilità rimane un tema attuale e di grande emergenza. L’identità come percezione e senso di sé continuativi, attraverso il tempo e nonostante tutti i cambiamenti del tempo, può configurarsi come una costruzione della memoria nella quale confluiscono sia i processi individuali di separazione/individuazione che quelli collettivi e relazionali di rappresentazione/rispecchiamento. Ma l’esperienza del rispecchiamento, troppo frequentemente, restituisce – a coloro che vivono una situazione di difficoltà, di complessità, di deficit – un’immagine sofferente, infantilizzata, perennemente bisognosa: gli viene negata l’identità plurale, eludendo la sua storia personale, i suoi vissuti, le sue emozioni, i ruoli che potrebbe giocare e la si riduce ad una mono-identità, quella del “bisognoso”, del “malato”, del disabile; inoltre, non gli si attribuisce quell’identità competente la cui competenza dipende da uno sguardo e da un contesto valorizzanti, ossia dalla capacità di intravedere nell’altro abilità e talenti inusuali, progettando situazioni opportune e non handicappanti. La collana è sottoposta a doppio referaggio e il comitato scientifico della stessa è internazionale.
Roberta Caldin (2018). Percorsi di identità e disabilità: il contributo della famiglia e della scuola. Lecce : Pensamultimedia.
Percorsi di identità e disabilità: il contributo della famiglia e della scuola
Roberta Caldin
2018
Abstract
Il tema dell’identità delle persone con disabilità rimane un tema attuale e di grande emergenza. L’identità come percezione e senso di sé continuativi, attraverso il tempo e nonostante tutti i cambiamenti del tempo, può configurarsi come una costruzione della memoria nella quale confluiscono sia i processi individuali di separazione/individuazione che quelli collettivi e relazionali di rappresentazione/rispecchiamento. Ma l’esperienza del rispecchiamento, troppo frequentemente, restituisce – a coloro che vivono una situazione di difficoltà, di complessità, di deficit – un’immagine sofferente, infantilizzata, perennemente bisognosa: gli viene negata l’identità plurale, eludendo la sua storia personale, i suoi vissuti, le sue emozioni, i ruoli che potrebbe giocare e la si riduce ad una mono-identità, quella del “bisognoso”, del “malato”, del disabile; inoltre, non gli si attribuisce quell’identità competente la cui competenza dipende da uno sguardo e da un contesto valorizzanti, ossia dalla capacità di intravedere nell’altro abilità e talenti inusuali, progettando situazioni opportune e non handicappanti. La collana è sottoposta a doppio referaggio e il comitato scientifico della stessa è internazionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.