Il criticismo razionalista banfiano è un pensiero essenzialmente sincretico, che coniuga l’influenza kantiana con quella di Hegel, Marx, Husserl e l’esistenzialismo, inaugura una stagione del periodare filosofico che raggiunge il suo culmine con la renaissance nietzscheana e heideggeriana del Secondo Dopoguerra e stabilisce relazioni di affinità con la scuola del pensiero “debole” di cui può considerarsi, a tutti gli effetti, un esponente ante litteram. Pensiero debole, quello di Banfi e dei suoi allievi (Anceschi, Bertin, Cantoni, Formaggio, Papi), ma non debolissimo, che, pur nel rifiuto di ogni retaggio metafisico, conservava e conserva una tensione alla trasformazione dell’esistente, che lo spingeva a ricostituirsi sotto forma di filosofia della prassi, incorporando lo spirito rivoluzionario del marxismo, le grandi cifre utopiche e iconoclaste del pensiero nietzscheano, il ripensamento del divenire in chiave storica, piuttosto che metafisica, secondo la ben nota lezione di Heidegger. Scaturisce da qui il binomio fra antidogmatismo e teoria della progettazione esistenziale, che diverrà proprio del problematicismo pedagogico che fu di Giovanni Maria Bertin – allievo di Banfi – e di Mariagrazia Contini.
maurizio fabbri (2018). Procedere per sconfinamenti. Il ‘problematicismo pedagogico’ e le sue tensioni euristiche. Lecce : Pensa Multimedia.
Procedere per sconfinamenti. Il ‘problematicismo pedagogico’ e le sue tensioni euristiche
maurizio fabbri
2018
Abstract
Il criticismo razionalista banfiano è un pensiero essenzialmente sincretico, che coniuga l’influenza kantiana con quella di Hegel, Marx, Husserl e l’esistenzialismo, inaugura una stagione del periodare filosofico che raggiunge il suo culmine con la renaissance nietzscheana e heideggeriana del Secondo Dopoguerra e stabilisce relazioni di affinità con la scuola del pensiero “debole” di cui può considerarsi, a tutti gli effetti, un esponente ante litteram. Pensiero debole, quello di Banfi e dei suoi allievi (Anceschi, Bertin, Cantoni, Formaggio, Papi), ma non debolissimo, che, pur nel rifiuto di ogni retaggio metafisico, conservava e conserva una tensione alla trasformazione dell’esistente, che lo spingeva a ricostituirsi sotto forma di filosofia della prassi, incorporando lo spirito rivoluzionario del marxismo, le grandi cifre utopiche e iconoclaste del pensiero nietzscheano, il ripensamento del divenire in chiave storica, piuttosto che metafisica, secondo la ben nota lezione di Heidegger. Scaturisce da qui il binomio fra antidogmatismo e teoria della progettazione esistenziale, che diverrà proprio del problematicismo pedagogico che fu di Giovanni Maria Bertin – allievo di Banfi – e di Mariagrazia Contini.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.