Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione nei confronti di un nuovo concetto: l’Intelligenza Emotiva (IE) definita, in termini generali, come la capacità di riconoscere le emozioni proprie e altrui in modo da poter organizzare di conseguenza la propria vita e le proprie relazioni, regolando adeguatamente le espressioni emotive. Alcuni autori (Mayer e Salovey 1997, 2003) affermano che l’IE sarebbe composta da quattro abilità fondamentali: percezione delle emozioni, utilizzo delle emozioni per facilitare il pensiero, comprensione e regolazione delle emozioni. Altri (Bar-On 1997, 2002) considerano l’IE formata da capacità intrapersonali, interpersonali, adattabilità, strategie di gestione dello stress e umore generale. Altri ancora (Goleman 1996, 2000) definiscono l’IE distinguendola in competenza personale, consapevolezza di sé, padronanza di sé, consapevolezza sociale e gestione della relazione. Studi recenti (ad esempio, Petrides, Furnham, & Mavroveli, 2007), riprendono questi concetti nel modello generale dell’IE di Tratto che fa riferimento a un insieme di disposizioni comportamentali e di auto-percezione relative alle capacità di riconoscere, elaborare e utilizzare informazioni cariche di emozione. La maggior parte degli studi concorda comunque nell’affermare come una buona IE comporti esiti favorevoli in molti ambiti della vita: in particolare i comportamenti pro sociali, le relazioni positive con gli amici, la famiglia e il partner, e un valore predittivo della devianza e di altri problemi comportamentali (quali il vandalismo, il consumo di sostanze, il bullismo e i disturbi alimentari). Sono questi dati di grande interesse e che ci portano ad un problema ancora da affrontare: quello della valutazione dell’IE in età evolutiva, al fine di poterne comprendere il cambiamento nel corso del tempo, l’influenza sui processi di apprendimento, sulla socializzazione e sulla personalità, e per approntare con maggiore efficacia programmi di alfabetizzazione emotiva e di prevenzione del disagio giovanile. Infatti, allo stato attuale, gli studi sull’IE in età evolutiva sono pochi, aspecifici e limitati all’età prescolare, a causa principalmente della mancanza di strumenti di valutazione adeguati. Scopo della presente ricerca, pertanto, è quello di produrre dati normativi relativi all’IE nei giovani di età compresa fra gli 8 e i 18 anni, per valutare la relazione fra l’IE e il funzionamento sociale, l’intelligenza non verbale, la personalità e il rendimento scolastico. Per realizzare questi obiettivi è sono state raccolte, all’interno della scuola Primaria e Secondaria (di primo e secondo grado) informazioni relative ad un ampio campione di soggetti di entrambi i sessi. Nel presente contributo saranno illustrati i risultati preliminari di tale indagine, che approfondiscono l’importante relazione tra l’IE, il benessere psicologico e la qualità delle interazioni sociali.

L’Intelligenza Emotiva in età evolutiva.

Giacomo Mancini
2010

Abstract

Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione nei confronti di un nuovo concetto: l’Intelligenza Emotiva (IE) definita, in termini generali, come la capacità di riconoscere le emozioni proprie e altrui in modo da poter organizzare di conseguenza la propria vita e le proprie relazioni, regolando adeguatamente le espressioni emotive. Alcuni autori (Mayer e Salovey 1997, 2003) affermano che l’IE sarebbe composta da quattro abilità fondamentali: percezione delle emozioni, utilizzo delle emozioni per facilitare il pensiero, comprensione e regolazione delle emozioni. Altri (Bar-On 1997, 2002) considerano l’IE formata da capacità intrapersonali, interpersonali, adattabilità, strategie di gestione dello stress e umore generale. Altri ancora (Goleman 1996, 2000) definiscono l’IE distinguendola in competenza personale, consapevolezza di sé, padronanza di sé, consapevolezza sociale e gestione della relazione. Studi recenti (ad esempio, Petrides, Furnham, & Mavroveli, 2007), riprendono questi concetti nel modello generale dell’IE di Tratto che fa riferimento a un insieme di disposizioni comportamentali e di auto-percezione relative alle capacità di riconoscere, elaborare e utilizzare informazioni cariche di emozione. La maggior parte degli studi concorda comunque nell’affermare come una buona IE comporti esiti favorevoli in molti ambiti della vita: in particolare i comportamenti pro sociali, le relazioni positive con gli amici, la famiglia e il partner, e un valore predittivo della devianza e di altri problemi comportamentali (quali il vandalismo, il consumo di sostanze, il bullismo e i disturbi alimentari). Sono questi dati di grande interesse e che ci portano ad un problema ancora da affrontare: quello della valutazione dell’IE in età evolutiva, al fine di poterne comprendere il cambiamento nel corso del tempo, l’influenza sui processi di apprendimento, sulla socializzazione e sulla personalità, e per approntare con maggiore efficacia programmi di alfabetizzazione emotiva e di prevenzione del disagio giovanile. Infatti, allo stato attuale, gli studi sull’IE in età evolutiva sono pochi, aspecifici e limitati all’età prescolare, a causa principalmente della mancanza di strumenti di valutazione adeguati. Scopo della presente ricerca, pertanto, è quello di produrre dati normativi relativi all’IE nei giovani di età compresa fra gli 8 e i 18 anni, per valutare la relazione fra l’IE e il funzionamento sociale, l’intelligenza non verbale, la personalità e il rendimento scolastico. Per realizzare questi obiettivi è sono state raccolte, all’interno della scuola Primaria e Secondaria (di primo e secondo grado) informazioni relative ad un ampio campione di soggetti di entrambi i sessi. Nel presente contributo saranno illustrati i risultati preliminari di tale indagine, che approfondiscono l’importante relazione tra l’IE, il benessere psicologico e la qualità delle interazioni sociali.
2010
Progetti in mostra: i dottori di ricerca dell’Università di Bologna
Giacomo Mancini
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