Nel febbraio 2007, l’uscita nella prestigiosa «Biblioteca storica» dell’editore bolognese «il Mulino» del libro Pasque di sangue: Ebrei d’Europa e omicidi rituali, autore lo studioso italo-israeliano Ariel Toaff, già noto per le sue ricerche sulla storia delle comunità ebraiche dell’Italia tardomedievale, ha destato una tale ondata di interesse, e ha suscitato, letteralmente parlando, un tale «scandalo» ben oltre l’ambito ristretto degli specialisti, quale di rado o forse mai si era visto, almeno qui in Italia, da molti decenni a questa parte. Storici illustri, autorevoli pubblicisti, persone più e meno qualificate a discuterne – tra questi ultimi, persino militanti politici e autorità religiose – hanno in larga misura contribuito a creae o comunque a far crescere enormemente «il caso Toaff» (è proprio questo, fra l’altro, il titolo di un pamphlet di prossima uscita di Franco Cardini, che è stato tra i primi ad esporsi dalle pagine di «Avvenire», e a venire coinvolto nella polemica storiografica innescata da un severo intervento di Carlo Ginzburg sul «Corriere della Sera») sino a farne qualcosa che a un certo punto è sembrato sfuggire quasi del tutto agli stessi protagonisti della discussione. Nel giro di pochi giorni, come ormai tutti sanno, l’enorme pressione non solo psicologica che si è venuta a esercitare sull’autore del libro ‘incriminato’ lo ha indotto a ripiegare su un terreno difensivo approdando alla sofferta decisione del ritiro dal commercio della ristampa dell’opera, già pronta per la distribuzione in libreria. Un esito a dir poco umiliante e penoso, che nessuno credeva potesse ormai più competere alle forme e ai linguaggi del dibattito sollevato in genere i libri di storia, anche da quelli che maggiormente coinvolgono il nostro rapporto con un passato scomodo (a questa categoria appartengono in genere i libri che si occupano delle relazioni ebraico-cristiane; quei libri, dunque, che più o meno direttamente hanno a che fare con le dense nebulose mitico-rituali che fino al secolo scorso, e purtroppo ancor oggi, in alcuni paesi, hanno potuto alimentare genocidi e discriminazioni in nome di una qualche Verità salvifica). Certo, a quell’esito di autocensura – e lo dico assumendomene tutta la responsabilità – ha potutto oggettivamente contribuire anche una certa avventatezza dell’autore nel pubblicare i risultati di una ricerca che non solo riapre questioni storiche delicatissime (e questo, naturalmente, non è di per sé un demerito, al contrario) ma che andava proprio per ciò affrontata ed esposta con un linguaggio meno sfuggente e allusivo di quanto qui troppo spesso appaia, e ispirandosi a una cautela metodica ben altrimenti avvertita rispetto alle implicazioni e alle possibili e (almeno in parte) prevedibili conseguenze, giuste o sbagliate che fossero. Senza dunque voler trascurare i risvolti ideologici anche molto spiacevoli – ma per lo storico altrettanto istruttivi – cui ha potuto dar luogo la vicenda Toaff (uso l’eponimo proprio per rimarcare l’inusitato coinvolgimento personale dell’autore rispetto alle sorti del suo libro: anche di questo dovremmo ancora poter discutere con la lucidità e il rispetto dovuti a un autentico dramma umano, che tocca la coscienza civile di chiunque abbia a cuore le sorti del libero esercizio del pensiero critico); senza trascurare affatto tutto questo, dicevo, è soprattutto ai linguaggi e alle forme più consentanee all’analisi storica che qui, appunto, vorremmo orientare la discussione. E abbiamo voluto farlo – nell’oggettiva impossibilità di coinvolgere in prima persona l’autore stesso – invitando alcuni tra gli studiosi più autorevoli e qualificati ad affrontare le tematiche sollevate dal libro di Toaff: Anna Foa è tra i maggiori conoscitori delle vicende della persecuzione degli ebrei (e di altre minoranze) nella storia dell’Europa moderna, e credo si soffermerà su alcuni aspetti della genesi e della costruzione dello stereotipo dell’omicidio rituale; Diego Quaglioni, f...

Intorno a «Pasque di sangue». Esegesi delle fonti e ricezione pubblica della ricerca storica. Ravenna, venerdì 27 aprile 2007 Facoltà di Conservazione dei beni culturali (Palazzo Corradini), via Mariani 5 Tavola rotonda promossa e coordinata da LUIGI CANETTI, MAURO PERANI, ALESSANDRO VANOLI nell’ambito degli insegnamenti di Storia del Cristianesimo e delle chiese, Ebraico, Politica comparata del Mediterraneo. Con la partecipazione di ANNA FOA (Università di Roma I La Sapienza); DIEGO QUAGLIONI (Università di Trento); AMEDEO DE VINCENTIIS (Università della Tuscia - Viterbo) / L. Canetti. - (2007).

Intorno a «Pasque di sangue». Esegesi delle fonti e ricezione pubblica della ricerca storica. Ravenna, venerdì 27 aprile 2007 Facoltà di Conservazione dei beni culturali (Palazzo Corradini), via Mariani 5 Tavola rotonda promossa e coordinata da LUIGI CANETTI, MAURO PERANI, ALESSANDRO VANOLI nell’ambito degli insegnamenti di Storia del Cristianesimo e delle chiese, Ebraico, Politica comparata del Mediterraneo. Con la partecipazione di ANNA FOA (Università di Roma I La Sapienza); DIEGO QUAGLIONI (Università di Trento); AMEDEO DE VINCENTIIS (Università della Tuscia - Viterbo)

CANETTI, LUIGI
2007

Abstract

Nel febbraio 2007, l’uscita nella prestigiosa «Biblioteca storica» dell’editore bolognese «il Mulino» del libro Pasque di sangue: Ebrei d’Europa e omicidi rituali, autore lo studioso italo-israeliano Ariel Toaff, già noto per le sue ricerche sulla storia delle comunità ebraiche dell’Italia tardomedievale, ha destato una tale ondata di interesse, e ha suscitato, letteralmente parlando, un tale «scandalo» ben oltre l’ambito ristretto degli specialisti, quale di rado o forse mai si era visto, almeno qui in Italia, da molti decenni a questa parte. Storici illustri, autorevoli pubblicisti, persone più e meno qualificate a discuterne – tra questi ultimi, persino militanti politici e autorità religiose – hanno in larga misura contribuito a creae o comunque a far crescere enormemente «il caso Toaff» (è proprio questo, fra l’altro, il titolo di un pamphlet di prossima uscita di Franco Cardini, che è stato tra i primi ad esporsi dalle pagine di «Avvenire», e a venire coinvolto nella polemica storiografica innescata da un severo intervento di Carlo Ginzburg sul «Corriere della Sera») sino a farne qualcosa che a un certo punto è sembrato sfuggire quasi del tutto agli stessi protagonisti della discussione. Nel giro di pochi giorni, come ormai tutti sanno, l’enorme pressione non solo psicologica che si è venuta a esercitare sull’autore del libro ‘incriminato’ lo ha indotto a ripiegare su un terreno difensivo approdando alla sofferta decisione del ritiro dal commercio della ristampa dell’opera, già pronta per la distribuzione in libreria. Un esito a dir poco umiliante e penoso, che nessuno credeva potesse ormai più competere alle forme e ai linguaggi del dibattito sollevato in genere i libri di storia, anche da quelli che maggiormente coinvolgono il nostro rapporto con un passato scomodo (a questa categoria appartengono in genere i libri che si occupano delle relazioni ebraico-cristiane; quei libri, dunque, che più o meno direttamente hanno a che fare con le dense nebulose mitico-rituali che fino al secolo scorso, e purtroppo ancor oggi, in alcuni paesi, hanno potuto alimentare genocidi e discriminazioni in nome di una qualche Verità salvifica). Certo, a quell’esito di autocensura – e lo dico assumendomene tutta la responsabilità – ha potutto oggettivamente contribuire anche una certa avventatezza dell’autore nel pubblicare i risultati di una ricerca che non solo riapre questioni storiche delicatissime (e questo, naturalmente, non è di per sé un demerito, al contrario) ma che andava proprio per ciò affrontata ed esposta con un linguaggio meno sfuggente e allusivo di quanto qui troppo spesso appaia, e ispirandosi a una cautela metodica ben altrimenti avvertita rispetto alle implicazioni e alle possibili e (almeno in parte) prevedibili conseguenze, giuste o sbagliate che fossero. Senza dunque voler trascurare i risvolti ideologici anche molto spiacevoli – ma per lo storico altrettanto istruttivi – cui ha potuto dar luogo la vicenda Toaff (uso l’eponimo proprio per rimarcare l’inusitato coinvolgimento personale dell’autore rispetto alle sorti del suo libro: anche di questo dovremmo ancora poter discutere con la lucidità e il rispetto dovuti a un autentico dramma umano, che tocca la coscienza civile di chiunque abbia a cuore le sorti del libero esercizio del pensiero critico); senza trascurare affatto tutto questo, dicevo, è soprattutto ai linguaggi e alle forme più consentanee all’analisi storica che qui, appunto, vorremmo orientare la discussione. E abbiamo voluto farlo – nell’oggettiva impossibilità di coinvolgere in prima persona l’autore stesso – invitando alcuni tra gli studiosi più autorevoli e qualificati ad affrontare le tematiche sollevate dal libro di Toaff: Anna Foa è tra i maggiori conoscitori delle vicende della persecuzione degli ebrei (e di altre minoranze) nella storia dell’Europa moderna, e credo si soffermerà su alcuni aspetti della genesi e della costruzione dello stereotipo dell’omicidio rituale; Diego Quaglioni, f...
2007
Intorno a «Pasque di sangue». Esegesi delle fonti e ricezione pubblica della ricerca storica. Ravenna, venerdì 27 aprile 2007 Facoltà di Conservazione dei beni culturali (Palazzo Corradini), via Mariani 5 Tavola rotonda promossa e coordinata da LUIGI CANETTI, MAURO PERANI, ALESSANDRO VANOLI nell’ambito degli insegnamenti di Storia del Cristianesimo e delle chiese, Ebraico, Politica comparata del Mediterraneo. Con la partecipazione di ANNA FOA (Università di Roma I La Sapienza); DIEGO QUAGLIONI (Università di Trento); AMEDEO DE VINCENTIIS (Università della Tuscia - Viterbo) / L. Canetti. - (2007).
L. Canetti
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