I processi di interferenza interni al componente morfologico hanno ripetutamente attirato l’attenzione degli studiosi. Tuttavia, sembra che l’interesse si sia orientato prevalentemente verso i prerequisiti dell’interferenza, cioè, in altri termini, verso le condizioni che devono preliminarmente essere soddisfatte affinché un elemento di provenienza alloglotta possa acclimatarsi nel sistema morfologico di una lingua. Gli universali del contatto interlinguistico che fanno riferimento a fenomeni morfologici vanno infatti in questa direzione: a) se in una lingua compare un elemento linguistico non lessicale di provenienza alloglotta, allora deve necessariamente esserci, nella lingua in questione, almeno un elemento lessicale con la medesima provenienza; b) se in una lingua si registra la presenza di elementi legati dovuti a prestito, allora nella medesima lingua devono necessariamente esserci anche elementi liberi dovuti a prestito che contengano i suddetti elementi legati; c) se in una lingua vi sono elementi non nominali dovuti a prestito, nella medesima lingua devono esserci anche nomi dovuti a prestito; d) se in una lingua compaiono affissi flessivi dovuti a prestito, nella medesima lingua devono esserci anche affissi derivazionali dovuti a prestito (cfr. Moravcsik, E. (1978), Universals of language contact, in Greenberg J. et al. (eds.), Universals of Human Languages, Stanford, California, Stanford University Press) In sostanza, gli universali del contatto morfologico ci informano sulle premesse, sulle condizioni necessarie (ma non sufficienti!) alla contaminazione morfologica, ma non offrono strumenti per pronosticarne e quantificarne l’impatto complessivo sul sistema. In questo contributo vengono focalizzati principalmente gli effetti dell’interferenza, allo scopo di capire se è possibile, date le premesse, prevedere fino a quale profondità possa spingersi il contatto. A questo scopo, vengono presi in esame diversi esempi di contaminazione morfologica che, in tempi relativamente recenti, hanno visto protagonista l’italiano, non solo come ‘vittima’, ma anche come ‘motore’ di processi di interferenza. A livello teorico, una casistica relativa al contatto in ambito morfologico dovrebbe prevedere (almeno) le seguenti possibilità: Fenomeni di interferenza a livello morfologico: i. introduzione di strategie morfologiche corrispondenti a categorie/regole assenti nel sistema ricevente: Possibili effetti: i.a. riequilibrano il sistema; i.b. creano instabilità; ii. introduzione di strategie morfologiche corrispondenti a categorie/regole già presenti nel sistema ricevente: Possibili effetti: ii.a. potenziano e/o rivitalizzano le strategie già in uso; ii.b. colmano lacune ii.c. innescano rivalità I fenomeni appena citati sono disposti in ordine crescente di impatto. In sostanza, i processi collocati nella parte più bassa dello schema paiono potenzialmente più destabilizzanti e di norma inducono le lingue ad attivare una serie di strategie di autodifesa sempre più rigorose allo scopo di arginare la propagazione degli elementi alloglotti o, almeno, di attutirne gli effetti sull’equilibrio complessivo del sistema. Ovviamente lo schema va collocato in un immaginario ‘spazio linguistico tridimensionale’, nel quale trovino adeguata rappresentazione tanto la dimensione tipologica, quanto quella sociolinguistica. Infatti, gli effetti della contaminazione morfologica possono mutare in rapporto alla maggiore o minore vicinanza/distanza tipologica delle lingue coinvolte ed alle condizioni in cui avviene il contatto, se è vero che “l’assenza di divisioni socioculturali che rinforzano la differenza tra le lingue madri […] scoraggia anche lo sviluppo di resistenze all’interferenza linguistica, e conduce quindi all’influenza tra lingue” (Weinreich, U. (1953), Languages in contact, New York [trad. it. (9174), Lingue in contatto, Torino, Boringhieri, p. 143].). Nell’esemplificazione proposta nel testo si cerca...
Grandi N. (2004). Gli effetti dell’interferenza sui sistemi morfologici. MILANO : Franco Angeli.
Gli effetti dell’interferenza sui sistemi morfologici
GRANDI, NICOLA
2004
Abstract
I processi di interferenza interni al componente morfologico hanno ripetutamente attirato l’attenzione degli studiosi. Tuttavia, sembra che l’interesse si sia orientato prevalentemente verso i prerequisiti dell’interferenza, cioè, in altri termini, verso le condizioni che devono preliminarmente essere soddisfatte affinché un elemento di provenienza alloglotta possa acclimatarsi nel sistema morfologico di una lingua. Gli universali del contatto interlinguistico che fanno riferimento a fenomeni morfologici vanno infatti in questa direzione: a) se in una lingua compare un elemento linguistico non lessicale di provenienza alloglotta, allora deve necessariamente esserci, nella lingua in questione, almeno un elemento lessicale con la medesima provenienza; b) se in una lingua si registra la presenza di elementi legati dovuti a prestito, allora nella medesima lingua devono necessariamente esserci anche elementi liberi dovuti a prestito che contengano i suddetti elementi legati; c) se in una lingua vi sono elementi non nominali dovuti a prestito, nella medesima lingua devono esserci anche nomi dovuti a prestito; d) se in una lingua compaiono affissi flessivi dovuti a prestito, nella medesima lingua devono esserci anche affissi derivazionali dovuti a prestito (cfr. Moravcsik, E. (1978), Universals of language contact, in Greenberg J. et al. (eds.), Universals of Human Languages, Stanford, California, Stanford University Press) In sostanza, gli universali del contatto morfologico ci informano sulle premesse, sulle condizioni necessarie (ma non sufficienti!) alla contaminazione morfologica, ma non offrono strumenti per pronosticarne e quantificarne l’impatto complessivo sul sistema. In questo contributo vengono focalizzati principalmente gli effetti dell’interferenza, allo scopo di capire se è possibile, date le premesse, prevedere fino a quale profondità possa spingersi il contatto. A questo scopo, vengono presi in esame diversi esempi di contaminazione morfologica che, in tempi relativamente recenti, hanno visto protagonista l’italiano, non solo come ‘vittima’, ma anche come ‘motore’ di processi di interferenza. A livello teorico, una casistica relativa al contatto in ambito morfologico dovrebbe prevedere (almeno) le seguenti possibilità: Fenomeni di interferenza a livello morfologico: i. introduzione di strategie morfologiche corrispondenti a categorie/regole assenti nel sistema ricevente: Possibili effetti: i.a. riequilibrano il sistema; i.b. creano instabilità; ii. introduzione di strategie morfologiche corrispondenti a categorie/regole già presenti nel sistema ricevente: Possibili effetti: ii.a. potenziano e/o rivitalizzano le strategie già in uso; ii.b. colmano lacune ii.c. innescano rivalità I fenomeni appena citati sono disposti in ordine crescente di impatto. In sostanza, i processi collocati nella parte più bassa dello schema paiono potenzialmente più destabilizzanti e di norma inducono le lingue ad attivare una serie di strategie di autodifesa sempre più rigorose allo scopo di arginare la propagazione degli elementi alloglotti o, almeno, di attutirne gli effetti sull’equilibrio complessivo del sistema. Ovviamente lo schema va collocato in un immaginario ‘spazio linguistico tridimensionale’, nel quale trovino adeguata rappresentazione tanto la dimensione tipologica, quanto quella sociolinguistica. Infatti, gli effetti della contaminazione morfologica possono mutare in rapporto alla maggiore o minore vicinanza/distanza tipologica delle lingue coinvolte ed alle condizioni in cui avviene il contatto, se è vero che “l’assenza di divisioni socioculturali che rinforzano la differenza tra le lingue madri […] scoraggia anche lo sviluppo di resistenze all’interferenza linguistica, e conduce quindi all’influenza tra lingue” (Weinreich, U. (1953), Languages in contact, New York [trad. it. (9174), Lingue in contatto, Torino, Boringhieri, p. 143].). Nell’esemplificazione proposta nel testo si cerca...I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.