Nel 1804 William Kerr, giardiniere e “cacciatore” di piante scozzese, introdusse in Europa un arbusto che da secoli veniva coltivato nei giardini cinesi e giapponesi per fiori, frutti e fogliame decorativi: la nandina (Nandina domestica). La spedì a Londra durante la sua prima spedizione a Canton ma, non sicuro della sua rusticità, in un primo momento la fece coltivare in serra. Pianta sacra ma… A prima vista, la nandina ricorda i bambù. Infatti, in Cina viene chiamata “bambù sacro” e, a Shanghai, durante le festività per il capodanno cinese, le sue bacche vendute nelle strade per decorare gli altari nelle case e nei templi. Si ritiene ancora oggi una pianta porta-fortuna. Anche in Giappone la nandina è particolarmente popolare, tant’è che è sorta una società nazionale esclusivamente preposta alla tutela di questo arbusto. Il genere Nandina è monotipico, in quanto comprende una sola specie appartenente alla famiglia delle Berberidaceae. Il nome scientifico è una latinizzazione di quello comune con il quale i giapponesi chiamano la pianta: nan-ten. …velenosa Tutte le sue parti, ricche in acido cianidrico, sono velenose e, per questo motivo, la nandina è inserita nella IV categoria di tossicità, quella considerata non tossica per gli esseri umani ma per alcuni animali. Le bacche sono velenose per gatti ed animali da pascolo, mentre gli uccelli che se ne nutrono generalmente non rimangono intossicati, provvedendo così a disperderne i semi nell’ambiente. Bella, ma solo se sana La nandina è molto adatta ad essere coltivata come esemplare singolo o in siepi colorate, nelle “retrovie” di bordure per formare masse folte e compatte. E’ dunque una notevole risorsa per abbellire e vivacizzare il giardino nel periodo invernale, quando le fioriture primaverili ed estive sono soltanto un pallido ricordo. Essendo una pianta vigorosa e resistente, non sono si registrano gravi patologie. Talvolta, possono manifestarsi malattie fungine, principalmente dovute ad eccessive innaffiature o attacchi da oidio. La virosi maggiormente riscontrata ovunque la si coltivi è causata da CMV (virus del mosaico del cetriolo) responsabile di nanismo, decolorazioni e restringimento della lamina fogliare, riduzione del numero di fiori e frutti. Altro sintomo evidente in primavera è la colorazione rosso brillante delle foglie di nuova emissione. Se la nandina mostra i sintomi descritti e non abbellisce più il nostro giardino, eliminiamola al più presto: anche gli uccelli che cercano i suoi frutti ci ringrazieranno.
Maria Grazia Bellardi (2018). Una nandina malconcia. GIARDINI, 292, 72-72.
Una nandina malconcia
Maria Grazia Bellardi
2018
Abstract
Nel 1804 William Kerr, giardiniere e “cacciatore” di piante scozzese, introdusse in Europa un arbusto che da secoli veniva coltivato nei giardini cinesi e giapponesi per fiori, frutti e fogliame decorativi: la nandina (Nandina domestica). La spedì a Londra durante la sua prima spedizione a Canton ma, non sicuro della sua rusticità, in un primo momento la fece coltivare in serra. Pianta sacra ma… A prima vista, la nandina ricorda i bambù. Infatti, in Cina viene chiamata “bambù sacro” e, a Shanghai, durante le festività per il capodanno cinese, le sue bacche vendute nelle strade per decorare gli altari nelle case e nei templi. Si ritiene ancora oggi una pianta porta-fortuna. Anche in Giappone la nandina è particolarmente popolare, tant’è che è sorta una società nazionale esclusivamente preposta alla tutela di questo arbusto. Il genere Nandina è monotipico, in quanto comprende una sola specie appartenente alla famiglia delle Berberidaceae. Il nome scientifico è una latinizzazione di quello comune con il quale i giapponesi chiamano la pianta: nan-ten. …velenosa Tutte le sue parti, ricche in acido cianidrico, sono velenose e, per questo motivo, la nandina è inserita nella IV categoria di tossicità, quella considerata non tossica per gli esseri umani ma per alcuni animali. Le bacche sono velenose per gatti ed animali da pascolo, mentre gli uccelli che se ne nutrono generalmente non rimangono intossicati, provvedendo così a disperderne i semi nell’ambiente. Bella, ma solo se sana La nandina è molto adatta ad essere coltivata come esemplare singolo o in siepi colorate, nelle “retrovie” di bordure per formare masse folte e compatte. E’ dunque una notevole risorsa per abbellire e vivacizzare il giardino nel periodo invernale, quando le fioriture primaverili ed estive sono soltanto un pallido ricordo. Essendo una pianta vigorosa e resistente, non sono si registrano gravi patologie. Talvolta, possono manifestarsi malattie fungine, principalmente dovute ad eccessive innaffiature o attacchi da oidio. La virosi maggiormente riscontrata ovunque la si coltivi è causata da CMV (virus del mosaico del cetriolo) responsabile di nanismo, decolorazioni e restringimento della lamina fogliare, riduzione del numero di fiori e frutti. Altro sintomo evidente in primavera è la colorazione rosso brillante delle foglie di nuova emissione. Se la nandina mostra i sintomi descritti e non abbellisce più il nostro giardino, eliminiamola al più presto: anche gli uccelli che cercano i suoi frutti ci ringrazieranno.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


