Il 1° gennaio del 2008 è entrata pienamente in vigore la nuova disciplina prudenziale sul capitale delle banche (nota come Basilea 2) che prevede – tra l’altro – la possibilità per le banche di calcolare il requisito patrimoniale di vigilanza a fronte del rischio di credito sulla base di sistemi di rating sviluppati internamente e validati dalle autorità di vigilanza. Il presente lavoro stima a tutto il 2007 le condizioni di rischiosità di un campione di imprese italiane in base alle indicazioni fornite da modelli statistici di determinazione del Rating delle singole imprese simili a quelli previsti dal Nuovo Accordo sul Capitale per il calcolo dei requisiti di vigilanza prudenziale. Estendendo ed affinando la metodologia utilizzata in precedenti analisi (Bocchi-Lusignani, 2004, 2006) si perviene alla stima delle probabilità di default in ciascuno dei 5 anni del periodo 2003-2007 e alla quantificazione dell’impatto sui requisiti di capitale richiesti alle banche, secondo quanto previsto dall’applicazione dell’approccio FIRB, confrontandolo con quello previsto dall’approccio standardizzato. L’applicazione di modelli di previsione delle insolvenze ad un campione di oltre 80 mila imprese per il quinquennio 2003-2007, ha confermato una significativa differenziazione nell’evoluzione delle condizioni di rischiosità delle imprese. Per le imprese di maggiore dimensione (segmento Corporate) le stime segnalano una riduzione della rischiosità mentre, al contrario, una sostanziale stabilità per le imprese di media dimensione (SME) ed un innalzamento nel valore delle probabilità di default per quelle di dimensione più piccola (Retail), soprattutto nel periodo più recente. Per il segmento SME l’analisi sulle determinanti nelle variazioni dei rating segnala che gli effetti negativi del deterioramento della redditività operativa sono stati più che compensati dal miglioramento degli indici relativi alla struttura finanziaria e al servizio del debito. Al contrario sul deterioramento della rischiosità delle imprese di più piccola dimensione hanno pesato in misura più significativa la riduzione di redditività ed il basso livello di autofinanziamento solo parzialmente compensata dalla riduzione degli oneri finanziari derivante dal livello particolarmente basso dei tassi di interesse nel periodo. Le stime di impatto sul requisito patrimoniale ottenute incorporando nelle funzioni di ponderazione regolamentari i valori delle probabilità di default delle imprese stimate per il campione confermano, in tutti i periodi di osservazione, un valore del requisito patrimoniale normalizzato (incorporando anche l’ammontare delle perdite attese) richiesto alle banche inferiore a quello attuale dell’8% per le imprese SME Retail e per le imprese Corporate, mentre per il segmento delle imprese SME Corporate (fra i 5 e i 50 milioni di euro di fatturato) il requisito patrimoniale normalizzato risulta prossimo ai valori dell’8%. L’inferenza sul totale delle imprese del sistema, pur con tutte le cautele interpretative dovute a una non piena rappresentatività del campione analizzato, conferma valori medi del requisito patrimoniale per il rischio di credito inferiori a quelli del requisito standardizzato, anche se il divario per alcuni comparti potrebbe non essere sufficiente a coprire le necessità di capitale per fronteggiare i rischi operativi e quindi richiedere un livello del requisito superiore a quello corrente.

L’impatto sul sistema bancario dell’avvio di Basilea2: un’analisi empirica / G. Lusignani; L. Bocchi. - In: BANCA IMPRESA SOCIETÀ. - ISSN 1120-9453. - STAMPA. - XXVII:(2008), pp. 193-216.

L’impatto sul sistema bancario dell’avvio di Basilea2: un’analisi empirica

LUSIGNANI, GIUSEPPE;
2008

Abstract

Il 1° gennaio del 2008 è entrata pienamente in vigore la nuova disciplina prudenziale sul capitale delle banche (nota come Basilea 2) che prevede – tra l’altro – la possibilità per le banche di calcolare il requisito patrimoniale di vigilanza a fronte del rischio di credito sulla base di sistemi di rating sviluppati internamente e validati dalle autorità di vigilanza. Il presente lavoro stima a tutto il 2007 le condizioni di rischiosità di un campione di imprese italiane in base alle indicazioni fornite da modelli statistici di determinazione del Rating delle singole imprese simili a quelli previsti dal Nuovo Accordo sul Capitale per il calcolo dei requisiti di vigilanza prudenziale. Estendendo ed affinando la metodologia utilizzata in precedenti analisi (Bocchi-Lusignani, 2004, 2006) si perviene alla stima delle probabilità di default in ciascuno dei 5 anni del periodo 2003-2007 e alla quantificazione dell’impatto sui requisiti di capitale richiesti alle banche, secondo quanto previsto dall’applicazione dell’approccio FIRB, confrontandolo con quello previsto dall’approccio standardizzato. L’applicazione di modelli di previsione delle insolvenze ad un campione di oltre 80 mila imprese per il quinquennio 2003-2007, ha confermato una significativa differenziazione nell’evoluzione delle condizioni di rischiosità delle imprese. Per le imprese di maggiore dimensione (segmento Corporate) le stime segnalano una riduzione della rischiosità mentre, al contrario, una sostanziale stabilità per le imprese di media dimensione (SME) ed un innalzamento nel valore delle probabilità di default per quelle di dimensione più piccola (Retail), soprattutto nel periodo più recente. Per il segmento SME l’analisi sulle determinanti nelle variazioni dei rating segnala che gli effetti negativi del deterioramento della redditività operativa sono stati più che compensati dal miglioramento degli indici relativi alla struttura finanziaria e al servizio del debito. Al contrario sul deterioramento della rischiosità delle imprese di più piccola dimensione hanno pesato in misura più significativa la riduzione di redditività ed il basso livello di autofinanziamento solo parzialmente compensata dalla riduzione degli oneri finanziari derivante dal livello particolarmente basso dei tassi di interesse nel periodo. Le stime di impatto sul requisito patrimoniale ottenute incorporando nelle funzioni di ponderazione regolamentari i valori delle probabilità di default delle imprese stimate per il campione confermano, in tutti i periodi di osservazione, un valore del requisito patrimoniale normalizzato (incorporando anche l’ammontare delle perdite attese) richiesto alle banche inferiore a quello attuale dell’8% per le imprese SME Retail e per le imprese Corporate, mentre per il segmento delle imprese SME Corporate (fra i 5 e i 50 milioni di euro di fatturato) il requisito patrimoniale normalizzato risulta prossimo ai valori dell’8%. L’inferenza sul totale delle imprese del sistema, pur con tutte le cautele interpretative dovute a una non piena rappresentatività del campione analizzato, conferma valori medi del requisito patrimoniale per il rischio di credito inferiori a quelli del requisito standardizzato, anche se il divario per alcuni comparti potrebbe non essere sufficiente a coprire le necessità di capitale per fronteggiare i rischi operativi e quindi richiedere un livello del requisito superiore a quello corrente.
2008
L’impatto sul sistema bancario dell’avvio di Basilea2: un’analisi empirica / G. Lusignani; L. Bocchi. - In: BANCA IMPRESA SOCIETÀ. - ISSN 1120-9453. - STAMPA. - XXVII:(2008), pp. 193-216.
G. Lusignani; L. Bocchi
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