Nuova uscita della collana “Chiaroscuri” della bolognese Editrice Compositori, il volume prosegue la serie di studi su aspetti tematici della cultura delle nostre città. Al solito, la trattazione scientifica di spessore non ostacola una vocazione divulgativa, garantita anche da un patrimonio iconografico ricchissimo. Elisabetta Vasumi Roveri, dottoranda in Storia dell’architettura e dell’urbanistica e con un importante pregresso di collaborazioni, mette a frutto il lavoro condotto grazie ad un assegno di ricerca dell’Università di Bologna, volto a mappare e studiare il patrimonio capillare di teatri distribuiti in quell’entità geografica dai confini non sempre chiari che va sotto il nome di Romagna. Partendo dai risultati dei celebri censimenti dell’Istituto per i Beni culturali dell’Emilia Romagna (1982 e 1995) e identificando l’oggetto di ricerca con l’entità amministrativa pontificia delle Legazioni (quindi compreso l’Imolese, ma ad esclusione del Ferrarese), il lavoro è proceduto a ritroso, cioè confrontando i dati dello stato attuale con il primo censimento ministeriale postunitario del 1866-68. Si è potuto così verificare la perdita di circa la metà del patrimonio edilizio teatrale in terra di Romagna. Ed è su questo che maggiormente l’autrice ha battuto con gli affondi negli archivi, salvo poi naturalmente compiere un’opera di raccordo con le pagine già note sulle vicende dei teatri più celebri, delineando un sistema dalla trama fitta e dalle dinamiche complesse. Se per necessità la materia è stata organizzata in ordine cronologico, sono poi però possibili molte letture incrociate. La più immediata è quella che narra la storia dei singoli teatri, alcuni dei quali per la prima volta qui assurti all’onore di una trattazione scientifica documentata. E’ il caso dei grandi edifici per le città di Imola, di Faenza e poi di Cesena, Rimini, e Ravenna; ma anche della sala per l’Accademia dei Risorti di Terra del Sole, o i piccoli teatri di S. Piero in Bagno, Verucchio, Bertinoro, Savignano sul Rubicone, Montefiore Conca, Montescudo e tanti altri di cui spesso purtroppo non resta che qualche sbiadito ricordo negli ultimi cultori di storia locale. E’ anche possibile addentrarsi nella narrazione seguendo il filo rosso dei protagonisti delle vicende costruttive: committenti, architetti, capimastri, comunità cittadine. Quanto ai progettisti non potevano mancare cenni alla famiglia Bibiena e ad Antonio in primis, coinvolto a Lugo, o a Cosimo Morelli impegnato a Imola o a Giuseppe Pistocchi al lavoro a Faenza per quanto riguarda la fase di avvio; mentre per l’Ottocento fra i tanti si ricordano Filippo Antolini, figlio del più noto Giovanni Antonio, impegnato a Bagnacavallo, i fratelli Meduna che disegnano il nuovo teatro di Ravenna, o Luigi Poletti, quest’ultimo autore del progetto per il teatro di Rimini. Ma non vanno dimenticati i numerosi capimastri, ingegneri comunali, decoratori che in misure diverse, spesso in assenza del più noto progettista, chiamato altrove, hanno proceduto lasciando una loro traccia. Ultimo, ma non ultimo, l’aspetto socioantropologico del teatro come luogo vivo e pulsante di incontro della comunità: l’autrice descrive chiaramente i rituali che accompagnano lo spettacolo, alla fine quasi pretesto per rendez-vous da effettuarsi all’interno di quel prolungamento dell’abitazione che è il palco privato: “il gusto del salotto, quindi del chiacchierare, del giocare d’azzardo, del fare visita alle famiglie dei palchi vicini, dell’intrecciare relazioni e conoscenze, del combinare affari, anche in platea e gallerie, insieme alla maggior distanza fra evento scenico e pubblico, si tradusse in favore di una teatralità e musicalità forte, possibilmente illustrata da scenografie d’atmosfera”. Per qunto riguarda l’intreccio fra affari e loisir, si pensi al caso di Lugo, “primo edificio teatrale moderno della Romagna”, che inaugura un’efficacissima sinergia fra la celebre fiera e la contemporanea stagione di spetta...

Recensione del volume di Elisabetta Vasumi Roveri, I Teatri di Romagna. Un sistema complesso / Bettazzi, M. Beatrice. - In: PARAMETRO. - ISSN 0031-1731. - STAMPA. - 263:(2006), pp. 4-4.

Recensione del volume di Elisabetta Vasumi Roveri, I Teatri di Romagna. Un sistema complesso

BETTAZZI, MARIA BEATRICE
2006

Abstract

Nuova uscita della collana “Chiaroscuri” della bolognese Editrice Compositori, il volume prosegue la serie di studi su aspetti tematici della cultura delle nostre città. Al solito, la trattazione scientifica di spessore non ostacola una vocazione divulgativa, garantita anche da un patrimonio iconografico ricchissimo. Elisabetta Vasumi Roveri, dottoranda in Storia dell’architettura e dell’urbanistica e con un importante pregresso di collaborazioni, mette a frutto il lavoro condotto grazie ad un assegno di ricerca dell’Università di Bologna, volto a mappare e studiare il patrimonio capillare di teatri distribuiti in quell’entità geografica dai confini non sempre chiari che va sotto il nome di Romagna. Partendo dai risultati dei celebri censimenti dell’Istituto per i Beni culturali dell’Emilia Romagna (1982 e 1995) e identificando l’oggetto di ricerca con l’entità amministrativa pontificia delle Legazioni (quindi compreso l’Imolese, ma ad esclusione del Ferrarese), il lavoro è proceduto a ritroso, cioè confrontando i dati dello stato attuale con il primo censimento ministeriale postunitario del 1866-68. Si è potuto così verificare la perdita di circa la metà del patrimonio edilizio teatrale in terra di Romagna. Ed è su questo che maggiormente l’autrice ha battuto con gli affondi negli archivi, salvo poi naturalmente compiere un’opera di raccordo con le pagine già note sulle vicende dei teatri più celebri, delineando un sistema dalla trama fitta e dalle dinamiche complesse. Se per necessità la materia è stata organizzata in ordine cronologico, sono poi però possibili molte letture incrociate. La più immediata è quella che narra la storia dei singoli teatri, alcuni dei quali per la prima volta qui assurti all’onore di una trattazione scientifica documentata. E’ il caso dei grandi edifici per le città di Imola, di Faenza e poi di Cesena, Rimini, e Ravenna; ma anche della sala per l’Accademia dei Risorti di Terra del Sole, o i piccoli teatri di S. Piero in Bagno, Verucchio, Bertinoro, Savignano sul Rubicone, Montefiore Conca, Montescudo e tanti altri di cui spesso purtroppo non resta che qualche sbiadito ricordo negli ultimi cultori di storia locale. E’ anche possibile addentrarsi nella narrazione seguendo il filo rosso dei protagonisti delle vicende costruttive: committenti, architetti, capimastri, comunità cittadine. Quanto ai progettisti non potevano mancare cenni alla famiglia Bibiena e ad Antonio in primis, coinvolto a Lugo, o a Cosimo Morelli impegnato a Imola o a Giuseppe Pistocchi al lavoro a Faenza per quanto riguarda la fase di avvio; mentre per l’Ottocento fra i tanti si ricordano Filippo Antolini, figlio del più noto Giovanni Antonio, impegnato a Bagnacavallo, i fratelli Meduna che disegnano il nuovo teatro di Ravenna, o Luigi Poletti, quest’ultimo autore del progetto per il teatro di Rimini. Ma non vanno dimenticati i numerosi capimastri, ingegneri comunali, decoratori che in misure diverse, spesso in assenza del più noto progettista, chiamato altrove, hanno proceduto lasciando una loro traccia. Ultimo, ma non ultimo, l’aspetto socioantropologico del teatro come luogo vivo e pulsante di incontro della comunità: l’autrice descrive chiaramente i rituali che accompagnano lo spettacolo, alla fine quasi pretesto per rendez-vous da effettuarsi all’interno di quel prolungamento dell’abitazione che è il palco privato: “il gusto del salotto, quindi del chiacchierare, del giocare d’azzardo, del fare visita alle famiglie dei palchi vicini, dell’intrecciare relazioni e conoscenze, del combinare affari, anche in platea e gallerie, insieme alla maggior distanza fra evento scenico e pubblico, si tradusse in favore di una teatralità e musicalità forte, possibilmente illustrata da scenografie d’atmosfera”. Per qunto riguarda l’intreccio fra affari e loisir, si pensi al caso di Lugo, “primo edificio teatrale moderno della Romagna”, che inaugura un’efficacissima sinergia fra la celebre fiera e la contemporanea stagione di spetta...
2006
Recensione del volume di Elisabetta Vasumi Roveri, I Teatri di Romagna. Un sistema complesso / Bettazzi, M. Beatrice. - In: PARAMETRO. - ISSN 0031-1731. - STAMPA. - 263:(2006), pp. 4-4.
Bettazzi, M. Beatrice
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