Se facessimo lo stesso errato ragionamento che spinse anni addietro botanici e produttori di specie ornamentali e officinali a considerare la melissa dalle foglie variegate di oro una particolare varietà (ancora oggi commercializzata come “Aureo-marginata”), di fronte ad alcune piante di menta piperita (Mentha piperita) che ho per caso trovato in un’Azienda di aromatiche di Albenga, potremmo dar vita ad una nuova varietà: “Golden”? Le foglie erano infatti macchiettate di un incantevole giallo brillante, soprattutto quelle apicale; in altre piante, invece, la screziatura era di un bel bianco candido: varietà “White”? Ovviamente, si sta parlando per assurdo, dato che considerare un carattere genetico ciò che in realtà non lo è, può costare molto caro. Infatti, tanta lucentezza ed originalità del fogliame della menta sono solo l’effetto di un’infezione virale. L’apparenza inganna Apparentemente, la menta piperita dalle foglie screziate di giallo o di bianco può apparire anche più bella e decorativa, ma poi, con il passare del tempo, la malattia progredisce e compaiono necrosi che deturpano foglie e fusti e, in breve, la pianta muore. E pensare che il proprietario dell’Azienda ligure era sul punto di propagare agamicamente queste mente, in modo di essere sicuro che la particolare caratteristica cromatica delle foglie si conservasse, e mettere così in commercio varietà insolite che avrebbero certamente incontrato l’approvazione di chi è sempre in cerca di novità. Ma non solo è dovuto tornare sui propri passi: una volta appurato dalle analisi virologiche che il virus coinvolto era molto infettivo e non si sarebbe limitato alla menta piperita, si è visto costretto a liberarsi tempestivamente delle piante variegate effettuando un’accurata pulizia di attrezzi, bancali, ecc., ormai contagiati. Un modo per sopravvivere Di virus che si “divertono” a modificare una pianta in maniera stravagante ne abbiamo già incontrati, come nel rosmarino con la “permanete”, o quello che “incide” le foglie del Gelsomino del Madagascar con anelli concentrici perfetti, senza dimenticare il classico e famoso virus responsabile della screziatura del fiore del tulipano (fra gli artefici della “Tulipomania”). Ora è il caso della menta piperita: un modo come un altro per il virus di continuare ad ingannarci per evitare che ci sbarazziamo presto della pianta ospite naturale che gli consente la sopravvivenza. Un espediente, oseremmo dire “astuto”, per conservarsi nel tempo.

M.G.Bellardi (2018). Non è tutt'oro quel che luccica. GIARDINI, 291, 48-48.

Non è tutt'oro quel che luccica

M. G. Bellardi
2018

Abstract

Se facessimo lo stesso errato ragionamento che spinse anni addietro botanici e produttori di specie ornamentali e officinali a considerare la melissa dalle foglie variegate di oro una particolare varietà (ancora oggi commercializzata come “Aureo-marginata”), di fronte ad alcune piante di menta piperita (Mentha piperita) che ho per caso trovato in un’Azienda di aromatiche di Albenga, potremmo dar vita ad una nuova varietà: “Golden”? Le foglie erano infatti macchiettate di un incantevole giallo brillante, soprattutto quelle apicale; in altre piante, invece, la screziatura era di un bel bianco candido: varietà “White”? Ovviamente, si sta parlando per assurdo, dato che considerare un carattere genetico ciò che in realtà non lo è, può costare molto caro. Infatti, tanta lucentezza ed originalità del fogliame della menta sono solo l’effetto di un’infezione virale. L’apparenza inganna Apparentemente, la menta piperita dalle foglie screziate di giallo o di bianco può apparire anche più bella e decorativa, ma poi, con il passare del tempo, la malattia progredisce e compaiono necrosi che deturpano foglie e fusti e, in breve, la pianta muore. E pensare che il proprietario dell’Azienda ligure era sul punto di propagare agamicamente queste mente, in modo di essere sicuro che la particolare caratteristica cromatica delle foglie si conservasse, e mettere così in commercio varietà insolite che avrebbero certamente incontrato l’approvazione di chi è sempre in cerca di novità. Ma non solo è dovuto tornare sui propri passi: una volta appurato dalle analisi virologiche che il virus coinvolto era molto infettivo e non si sarebbe limitato alla menta piperita, si è visto costretto a liberarsi tempestivamente delle piante variegate effettuando un’accurata pulizia di attrezzi, bancali, ecc., ormai contagiati. Un modo per sopravvivere Di virus che si “divertono” a modificare una pianta in maniera stravagante ne abbiamo già incontrati, come nel rosmarino con la “permanete”, o quello che “incide” le foglie del Gelsomino del Madagascar con anelli concentrici perfetti, senza dimenticare il classico e famoso virus responsabile della screziatura del fiore del tulipano (fra gli artefici della “Tulipomania”). Ora è il caso della menta piperita: un modo come un altro per il virus di continuare ad ingannarci per evitare che ci sbarazziamo presto della pianta ospite naturale che gli consente la sopravvivenza. Un espediente, oseremmo dire “astuto”, per conservarsi nel tempo.
2018
M.G.Bellardi (2018). Non è tutt'oro quel che luccica. GIARDINI, 291, 48-48.
M.G.Bellardi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/635057
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