La Pedagogia, scienza inquieta per definizione, ammettendo di essere provvisoriamente in-certa accetta di doversi sottoporre a periodiche rivisitazioni etiche e epistemologiche; a maggior ragione, sa di doverlo fare sulle questioni della relazione educativa con la prima infanzia e su quelle della responsabilità verso/delle/sulle giovani generazioni. Che cosa significa, infatti, essere responsabili dei bambini oggi, in questo tempo e in questo contesto storico, sociale, culturale? Provvedere al loro benessere, alla loro cura, alla loro educazione, alla loro “crescita complessiva”...? E che cosa vuole dire farlo lavorando in un Nido, in un servizio per la prima infanzia? La domanda, ovviamente, non è da intendersi nell’accezione giuridica (più agevole da perimetrare) ma nel campo dell’etica pubblica. Lavorare come educatori/trici di Nido, lo sappiamo, significa infatti avere un compito educativo, professionale e umano al tempo stesso, che deve corrispondere a interessi-bisogni-intenzioni, ecc., di bambini e famiglie e membri di una determinata società. Il presente contributo accosta alcune parole-chiave – modelli educativi, servizi educativi, prima infanzia, società.. – al fine di ripensare, ancora una volta, al nesso tra professionalità e responsabilità educativa. Il discorso sulla responsabilità educativa, infatti, può essere arricchito ponendola in correlazione al modello educativo prevalente che caratterizza i servizi per la prima infanzia. Meglio: che li caratterizza nel nostro Paese, nel nostro tempo, essendo essi espressione - politica e culturale, sociale e educativa - di un gruppo umano collocato in un tempo e luogo definito. Ogni epoca, infatti, ha in mente un modello educativo rispetto alla prima infanzia (quello diffuso e condiviso, giacché poi ogni classe sociale e ogni gruppo di appartenenza ne esprime un suo peculiare); ad ogni modello – sia esso esplicito, implicito, normativo...- corrisponde un certo spazio di azione, un certo settore di pertinenza, una certa considerazione del bambino e della bambina, dell’istituzione che se ne occupa, della famiglie, della società educante. Non ultimo, corrisponde una certa concezione di responsabilità professionale (e personale...) di educatori/trici che lavorano a stretto contatto con la prima infanzia. Il contributo traccia quindi una sorta di “storia della responsabilità educativa”, parallela a quella ufficiale, ricavabile da essa in controluce proprio verificando elementi e peculiarità dei modelli educativi che si sono succeduti in Italia, in particolare durante il Novecento, per arrivare all'attuale modello educativo sistemico.
S. Leonelli (2008). “La responsabilità educativa nei servizi per la prima infanzia: modelli e contesti”. INFANZIA, 4, 259-263.
“La responsabilità educativa nei servizi per la prima infanzia: modelli e contesti”
LEONELLI, SILVIA
2008
Abstract
La Pedagogia, scienza inquieta per definizione, ammettendo di essere provvisoriamente in-certa accetta di doversi sottoporre a periodiche rivisitazioni etiche e epistemologiche; a maggior ragione, sa di doverlo fare sulle questioni della relazione educativa con la prima infanzia e su quelle della responsabilità verso/delle/sulle giovani generazioni. Che cosa significa, infatti, essere responsabili dei bambini oggi, in questo tempo e in questo contesto storico, sociale, culturale? Provvedere al loro benessere, alla loro cura, alla loro educazione, alla loro “crescita complessiva”...? E che cosa vuole dire farlo lavorando in un Nido, in un servizio per la prima infanzia? La domanda, ovviamente, non è da intendersi nell’accezione giuridica (più agevole da perimetrare) ma nel campo dell’etica pubblica. Lavorare come educatori/trici di Nido, lo sappiamo, significa infatti avere un compito educativo, professionale e umano al tempo stesso, che deve corrispondere a interessi-bisogni-intenzioni, ecc., di bambini e famiglie e membri di una determinata società. Il presente contributo accosta alcune parole-chiave – modelli educativi, servizi educativi, prima infanzia, società.. – al fine di ripensare, ancora una volta, al nesso tra professionalità e responsabilità educativa. Il discorso sulla responsabilità educativa, infatti, può essere arricchito ponendola in correlazione al modello educativo prevalente che caratterizza i servizi per la prima infanzia. Meglio: che li caratterizza nel nostro Paese, nel nostro tempo, essendo essi espressione - politica e culturale, sociale e educativa - di un gruppo umano collocato in un tempo e luogo definito. Ogni epoca, infatti, ha in mente un modello educativo rispetto alla prima infanzia (quello diffuso e condiviso, giacché poi ogni classe sociale e ogni gruppo di appartenenza ne esprime un suo peculiare); ad ogni modello – sia esso esplicito, implicito, normativo...- corrisponde un certo spazio di azione, un certo settore di pertinenza, una certa considerazione del bambino e della bambina, dell’istituzione che se ne occupa, della famiglie, della società educante. Non ultimo, corrisponde una certa concezione di responsabilità professionale (e personale...) di educatori/trici che lavorano a stretto contatto con la prima infanzia. Il contributo traccia quindi una sorta di “storia della responsabilità educativa”, parallela a quella ufficiale, ricavabile da essa in controluce proprio verificando elementi e peculiarità dei modelli educativi che si sono succeduti in Italia, in particolare durante il Novecento, per arrivare all'attuale modello educativo sistemico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.