Nonostante le scienze incuriosiscano i giovani perché hanno il fascino della scoperta e dell’ignoto, il loro insegnamento/apprendimento è in crisi a livello nazionale ed internazionale, soprattutto per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado. Evidentemente nelle aule non si mantiene, o addirittura si perde, questa naturale e buona disposizione verso le discipline scientifiche, sostituita da un atteggiamento, da parte delle studentesse e degli studenti, disinteressato e poco motivato alla curiosità e alla conoscenza. Emerge, quindi,l’esigenza di riflettere sui modi di guardare all’insegnamento delle discipline scientifiche e su quello di vedere il ruolo che lo studente può svolgere durante la sua esperienza scolastica; in altre parole, è necessario ri-vedere le scelte professionali alla luce di consapevolezze e modelli di riferimento espliciti. La letteratura su come affrontare e tentare di risolvere questo problema (che in realtà è una vera e propria emergenza se si pensa che la nostra attuale società attinge a piene mani ai risultati della ricerca scientifica e ai prodotti della tecnologia) è vastissima; anche riviste scientifiche di grande prestigio,come Science, periodicamente dedicano interi fascicoli al modo più proficuo per insegnare le scienze e, quindi, per appassionare e coinvolgere gli studenti.Ciò che emerge da questa letteratura, sia scientifica che pedagogica, è che il processo di coinvolgimento degli studenti deve cominciare subito, già a partire dalla scuola primaria, se non addirittura da quella dell’infanzia, e che «People learn by doing, not by just watching and listening and they learn best what they want to know and need to know» [Le persone imparano facendo, non guardando o ascoltando, e imparano meglio quello che desiderano o devono conoscere], come sottolineato da Bruner e Felder. In sintesi, per far sì che gli studenti si approprino dei linguaggi e dei modi di operare della scienza e anche della tecnologia, intesa come applicazione dei risultati della scienza, sono due le indicazioni fondamentali: adottare una didattica laboratoriale (people learn by doing) e affrontare temi collegati alla realtà quotidiana e al contesto sociale (they learn best what they want to know and need to know).
Giulia Tasquier (2018). LA SPERIMENTAZIONE IN CLASSE: le reazioni di studenti e insegnanti. Bologna : Bononia University Press (BUP).
LA SPERIMENTAZIONE IN CLASSE: le reazioni di studenti e insegnanti
Giulia Tasquier
2018
Abstract
Nonostante le scienze incuriosiscano i giovani perché hanno il fascino della scoperta e dell’ignoto, il loro insegnamento/apprendimento è in crisi a livello nazionale ed internazionale, soprattutto per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado. Evidentemente nelle aule non si mantiene, o addirittura si perde, questa naturale e buona disposizione verso le discipline scientifiche, sostituita da un atteggiamento, da parte delle studentesse e degli studenti, disinteressato e poco motivato alla curiosità e alla conoscenza. Emerge, quindi,l’esigenza di riflettere sui modi di guardare all’insegnamento delle discipline scientifiche e su quello di vedere il ruolo che lo studente può svolgere durante la sua esperienza scolastica; in altre parole, è necessario ri-vedere le scelte professionali alla luce di consapevolezze e modelli di riferimento espliciti. La letteratura su come affrontare e tentare di risolvere questo problema (che in realtà è una vera e propria emergenza se si pensa che la nostra attuale società attinge a piene mani ai risultati della ricerca scientifica e ai prodotti della tecnologia) è vastissima; anche riviste scientifiche di grande prestigio,come Science, periodicamente dedicano interi fascicoli al modo più proficuo per insegnare le scienze e, quindi, per appassionare e coinvolgere gli studenti.Ciò che emerge da questa letteratura, sia scientifica che pedagogica, è che il processo di coinvolgimento degli studenti deve cominciare subito, già a partire dalla scuola primaria, se non addirittura da quella dell’infanzia, e che «People learn by doing, not by just watching and listening and they learn best what they want to know and need to know» [Le persone imparano facendo, non guardando o ascoltando, e imparano meglio quello che desiderano o devono conoscere], come sottolineato da Bruner e Felder. In sintesi, per far sì che gli studenti si approprino dei linguaggi e dei modi di operare della scienza e anche della tecnologia, intesa come applicazione dei risultati della scienza, sono due le indicazioni fondamentali: adottare una didattica laboratoriale (people learn by doing) e affrontare temi collegati alla realtà quotidiana e al contesto sociale (they learn best what they want to know and need to know).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.