Lo sport moderno, pur essendo un fenomeno politicamente periferico che non intacca gli interessi vitali di uno Stato, può diventare significativo nelle relazioni internazionali in virtù della sua natura emozionale, pubblica, popolare, universale e altamente visibile. Nella sua accezione più ristretta, per “diplomazia sportiva” si intende semplicemente la “politica estera” di un’istituzione sportiva nazionale – come un Comitato Olimpico Nazionale (CNO) o una Federazione Sportiva Nazionale (FSN) – o internazionale – nel caso del CIO o di una Federazione Sportiva Internazionale (FSI) – all’interno dei loro rispettivi – e relativamente autonomi – ordinamenti sportivi. Se invece si osserva la “diplomazia sportiva”, intendendola nella sua accezione più ampia, lo sguardo va allargato considerando, non solo la mera politica sportiva, ma anche come l’attività sportiva possa talvolta influenzare la politica internazionale ed essere utilizzata come strumento dalla diplomazia tradizionale. L’obiettivo del presente saggio è quello di analizzare quali furono e che ruolo ebbero gli attori e le istituzioni della “diplomazia italiana” nel secondo dopoguerra. Nello specifico, l’arco temporale considerato sarà il decennio che va dalla liberazione degli Alleati all’assegnazione dei Giochi di Roma. In una fase storica in cui il passato fascista pesò non poco sulla rinascita sportiva italiana, tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale, si cercherà di mettere in luce quale fu il ruolo dei vari attori – (a) istituzional-sportivi, (2) politici e (c) sportivi – nel mettere in moto una “diplomazia sportiva” che, nei primi anni, fu concentrata esclusivamente nel rientro nel consesso sportivo internazionale, ma che nel 1955 porterà – per la prima volta nella storia – all’assegnazione dei Giochi Olimpici di Roma 1960.
Nicola Sbetti (2016). La "diplomazia sportiva" italiana nel secondo dopoguerra: attori e istituzioni (1943-1955). DIRITTO DELLO SPORT, 1/2016, 27-44.
La "diplomazia sportiva" italiana nel secondo dopoguerra: attori e istituzioni (1943-1955)
Nicola Sbetti
2016
Abstract
Lo sport moderno, pur essendo un fenomeno politicamente periferico che non intacca gli interessi vitali di uno Stato, può diventare significativo nelle relazioni internazionali in virtù della sua natura emozionale, pubblica, popolare, universale e altamente visibile. Nella sua accezione più ristretta, per “diplomazia sportiva” si intende semplicemente la “politica estera” di un’istituzione sportiva nazionale – come un Comitato Olimpico Nazionale (CNO) o una Federazione Sportiva Nazionale (FSN) – o internazionale – nel caso del CIO o di una Federazione Sportiva Internazionale (FSI) – all’interno dei loro rispettivi – e relativamente autonomi – ordinamenti sportivi. Se invece si osserva la “diplomazia sportiva”, intendendola nella sua accezione più ampia, lo sguardo va allargato considerando, non solo la mera politica sportiva, ma anche come l’attività sportiva possa talvolta influenzare la politica internazionale ed essere utilizzata come strumento dalla diplomazia tradizionale. L’obiettivo del presente saggio è quello di analizzare quali furono e che ruolo ebbero gli attori e le istituzioni della “diplomazia italiana” nel secondo dopoguerra. Nello specifico, l’arco temporale considerato sarà il decennio che va dalla liberazione degli Alleati all’assegnazione dei Giochi di Roma. In una fase storica in cui il passato fascista pesò non poco sulla rinascita sportiva italiana, tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale, si cercherà di mettere in luce quale fu il ruolo dei vari attori – (a) istituzional-sportivi, (2) politici e (c) sportivi – nel mettere in moto una “diplomazia sportiva” che, nei primi anni, fu concentrata esclusivamente nel rientro nel consesso sportivo internazionale, ma che nel 1955 porterà – per la prima volta nella storia – all’assegnazione dei Giochi Olimpici di Roma 1960.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


