Terminata l’esperienza di segretario del Piano Regolatore di Ivrea, nel 1955 Carlo Doglio si reca in Inghilterra per studiare planning e osservare da vicino il processo di costruzione delle new towns. Quest’opportunità non solo lo immette in un circuito di conoscenze, reti, progetti, che lo proiettano nel vivo delle più interessanti esperienze di urban e regional planning del tempo, ma gli conferisce anche la veste di “ponte” fra cultura italiana e anglosassone. Dalla sua posizione di osservatore privilegiato di un contesto, quale quello inglese, in cui il processo di istituzionalizzazione delle pratiche di pianificazione è già consolidato ed avviato da tempo, Doglio viene di fatti ad assumere un ruolo di riferimento per la comunità degli urbanisti, contribuendo alla diffusione e all’affermazione della cultura del planning in Italia. Attraverso un’analisi critica dell’esperienza inglese, il paper intende approfondire la biografia di Carlo Doglio, figura chiave dell’urbanistica italiana del dopoguerra (ancora non adeguatamente studiata), che si è distinta per la sua inclinazione interdisciplinare e la sua capacità di leggere le trasformazioni sociali. In particolare, l’apporto di Doglio vuole essere analizzato in relazione a quel settore della disciplina che ha contribuito ad allargare e definire il campo della pianificazione urbanistica come un’attività non solo progettuale, ma anche processuale e dialogica, ridefinendo e ampliando il ruolo del sapere tecnico in una pluralità di compiti in cui il ruolo dei cittadini viene ad assumere una posizione centrale per l’attuazione del piano in azioni concrete.
Carlo Doglio e l’affermazione della cultura del planning in Italia negli anni Cinquanta e Sessanta
Proli Stefania
2014
Abstract
Terminata l’esperienza di segretario del Piano Regolatore di Ivrea, nel 1955 Carlo Doglio si reca in Inghilterra per studiare planning e osservare da vicino il processo di costruzione delle new towns. Quest’opportunità non solo lo immette in un circuito di conoscenze, reti, progetti, che lo proiettano nel vivo delle più interessanti esperienze di urban e regional planning del tempo, ma gli conferisce anche la veste di “ponte” fra cultura italiana e anglosassone. Dalla sua posizione di osservatore privilegiato di un contesto, quale quello inglese, in cui il processo di istituzionalizzazione delle pratiche di pianificazione è già consolidato ed avviato da tempo, Doglio viene di fatti ad assumere un ruolo di riferimento per la comunità degli urbanisti, contribuendo alla diffusione e all’affermazione della cultura del planning in Italia. Attraverso un’analisi critica dell’esperienza inglese, il paper intende approfondire la biografia di Carlo Doglio, figura chiave dell’urbanistica italiana del dopoguerra (ancora non adeguatamente studiata), che si è distinta per la sua inclinazione interdisciplinare e la sua capacità di leggere le trasformazioni sociali. In particolare, l’apporto di Doglio vuole essere analizzato in relazione a quel settore della disciplina che ha contribuito ad allargare e definire il campo della pianificazione urbanistica come un’attività non solo progettuale, ma anche processuale e dialogica, ridefinendo e ampliando il ruolo del sapere tecnico in una pluralità di compiti in cui il ruolo dei cittadini viene ad assumere una posizione centrale per l’attuazione del piano in azioni concrete.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.