Il saggio si propone di tracciare una rete di rapporti intertestuali tra alcune opere di Anna Maria Ortese e di Ingeborg Bachmann seguendo, come filo conduttore, il tema della topografia immaginaria da entrambe delineata. Sia Ortese sia Bachmann hanno associato, infatti, la loro scrittura alla continua ricerca di uno spazio sconosciuto, ancora indefinito geograficamente. Questa sorta di patria ideale si incarna in una pluralità di luoghi. Per Ortese è lo spazio celeste che abbraccia la terra, o la trasfigurazione mitografica di Napoli e, ancora, quell’Italia «estranea, meravigliosa» percorsa nei suoi numerosi resoconti giornalistici. Agli occhi di Bachmann questo «paese primogenito» coincide con l’Italia meridionale, proiezione fantasmatica di una mitografia ancestrale, oppure con il deserto. Tale pluralità di spazi se, da un lato, offre a Ortese e Bachmann l’esaltante possibilità di una ricerca interminabile, le consegna, d’altro canto, alla dolorosa consapevolezza dell’impossibilità di raggiungere la patria immaginaria da loro inseguita.
Vanessa Pietrantonio (2017). Tra i corpi celesti e il deserto. La topografia immaginaria di Anna Maria Ortese e Ingeborg Bachmann. STUDI GERMANICI, 12, 329-348.
Tra i corpi celesti e il deserto. La topografia immaginaria di Anna Maria Ortese e Ingeborg Bachmann.
Vanessa Pietrantonio
2017
Abstract
Il saggio si propone di tracciare una rete di rapporti intertestuali tra alcune opere di Anna Maria Ortese e di Ingeborg Bachmann seguendo, come filo conduttore, il tema della topografia immaginaria da entrambe delineata. Sia Ortese sia Bachmann hanno associato, infatti, la loro scrittura alla continua ricerca di uno spazio sconosciuto, ancora indefinito geograficamente. Questa sorta di patria ideale si incarna in una pluralità di luoghi. Per Ortese è lo spazio celeste che abbraccia la terra, o la trasfigurazione mitografica di Napoli e, ancora, quell’Italia «estranea, meravigliosa» percorsa nei suoi numerosi resoconti giornalistici. Agli occhi di Bachmann questo «paese primogenito» coincide con l’Italia meridionale, proiezione fantasmatica di una mitografia ancestrale, oppure con il deserto. Tale pluralità di spazi se, da un lato, offre a Ortese e Bachmann l’esaltante possibilità di una ricerca interminabile, le consegna, d’altro canto, alla dolorosa consapevolezza dell’impossibilità di raggiungere la patria immaginaria da loro inseguita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.