Il saggio prende in esame il primo secolo di storia estense a Modena, dalla Devoluzione di Ferrara alla Santa Sede nel 1598 all’anno 1700, indagando sulle testimonianze della fortuna dell’Orlando furioso nelle committenze di corte. Una volta verificato che a Modena si attinge al fantastico ariostesco nel corso dei festeggiamenti organizzati per accogliere ospiti illustri o per celebrare eventi dinastici, e in alcune importanti imprese decorative nelle principali residenze, l’analisi del contesto e delle iconografie impiegate mostra che interpretare i rimandi al poema come mero ricorso al meraviglioso sarebbe semplicistico. I temi ariosteschi sono infatti elementi di una rete di rimandi storici, onomastici, artistici al passato ferrarese, di cui soprattutto Francesco I (1629-1658) fa un uso largamente consapevole, seguito poi dall’ultimo duca del secolo, suo figlio Rinaldo. Lo studio della decorazione dei due saloni principali nel Palazzo Ducale di Sassuolo e di Modena, che spetta rispettivamente alla committenza di Francesco e di Rinaldo, mostra infatti che il poema di Ariosto è parte essenziale dell’eredità immateriale con cui gli Estensi cercano di ricomporre idealmente la continuità con i predecessori di Ferrara.
S. Cavicchioli (2018). Committenze ariostesche degli Estensi di Modena nel Seicento: l’eredità immateriale della capitale perduta. SCHIFANOIA, 54-55, 227-237.
Committenze ariostesche degli Estensi di Modena nel Seicento: l’eredità immateriale della capitale perduta
S. Cavicchioli
2018
Abstract
Il saggio prende in esame il primo secolo di storia estense a Modena, dalla Devoluzione di Ferrara alla Santa Sede nel 1598 all’anno 1700, indagando sulle testimonianze della fortuna dell’Orlando furioso nelle committenze di corte. Una volta verificato che a Modena si attinge al fantastico ariostesco nel corso dei festeggiamenti organizzati per accogliere ospiti illustri o per celebrare eventi dinastici, e in alcune importanti imprese decorative nelle principali residenze, l’analisi del contesto e delle iconografie impiegate mostra che interpretare i rimandi al poema come mero ricorso al meraviglioso sarebbe semplicistico. I temi ariosteschi sono infatti elementi di una rete di rimandi storici, onomastici, artistici al passato ferrarese, di cui soprattutto Francesco I (1629-1658) fa un uso largamente consapevole, seguito poi dall’ultimo duca del secolo, suo figlio Rinaldo. Lo studio della decorazione dei due saloni principali nel Palazzo Ducale di Sassuolo e di Modena, che spetta rispettivamente alla committenza di Francesco e di Rinaldo, mostra infatti che il poema di Ariosto è parte essenziale dell’eredità immateriale con cui gli Estensi cercano di ricomporre idealmente la continuità con i predecessori di Ferrara.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.