Se l’immaginario urbano emerge dal dialogo fra il volto concreto della città e il suo ritratto, fra i monumenti, le strade, le case, i paesaggi, i vuoti e le pietre che la abitano e l’immagine che di essi ci restituiscono pittori, narratori, fotografi, disegnatori, difficilmente potremmo trovarci di fronte a una babele di lingue e significati paragonabile a quella che ci propone Rimini. La città storica, scenario dei miti più consunti prodotti ad uso e consumo dell’industria turistica, si è resa disponibile ad assumere di volta in volta sembianze diverse, assecondando la costruzione di un’identità che la voleva capace di supportare i luoghi comuni nati dal boom economico che a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta ha determinato la sua immagine più riconosciuta. Rimini diventa così una sorta di città giocattolo, un parco divertimenti dove ogni linguaggio, anche il più improbabile, ha diritto di esistere, un luogo popolato da icone dal forte potere suggestivo, scenario di eccessi in cui è difficile individuare il confine fra realtà e finzione. Accanto alla Rimini di celebrati stereotipi esiste però una città i cui volti sembrano a tratti invisibili, le cui fattezze vengono suggerite, utilizzando strumenti diversi, dagli esiti di percorsi di ricerca che affondano le proprie radici nel contesto delle arti visive e della narrativa. Il paesaggio, lo spazio urbano, l’architettura del territorio riminese diventano per alcuni scrittori, ma anche per artisti contemporanei che operano nel campo della pittura e della grafica, come Marco Neri, o della fotografia, come Guido Guidi, oggetto di un’indagine rivolta alla lettura scrupolosa del reale, dell’ordinario, del quotidiano. Inseguendo il valore di un procedimento “scientifico”, rinunciando al giudizio, interrogando gli oggetti da prospettive inattese le loro opere restituiscono il volto di una Rimini invisibile, offrendo nuovi materiali per l’interpretazione di una città.
ELENA MUCELLI (2017). Rimini. Immaginari urbani. Napoli : CIRICE - Centro Interdipartimentale di Ricerca sull'Iconografia della Città Europea.
Rimini. Immaginari urbani
ELENA MUCELLI
2017
Abstract
Se l’immaginario urbano emerge dal dialogo fra il volto concreto della città e il suo ritratto, fra i monumenti, le strade, le case, i paesaggi, i vuoti e le pietre che la abitano e l’immagine che di essi ci restituiscono pittori, narratori, fotografi, disegnatori, difficilmente potremmo trovarci di fronte a una babele di lingue e significati paragonabile a quella che ci propone Rimini. La città storica, scenario dei miti più consunti prodotti ad uso e consumo dell’industria turistica, si è resa disponibile ad assumere di volta in volta sembianze diverse, assecondando la costruzione di un’identità che la voleva capace di supportare i luoghi comuni nati dal boom economico che a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta ha determinato la sua immagine più riconosciuta. Rimini diventa così una sorta di città giocattolo, un parco divertimenti dove ogni linguaggio, anche il più improbabile, ha diritto di esistere, un luogo popolato da icone dal forte potere suggestivo, scenario di eccessi in cui è difficile individuare il confine fra realtà e finzione. Accanto alla Rimini di celebrati stereotipi esiste però una città i cui volti sembrano a tratti invisibili, le cui fattezze vengono suggerite, utilizzando strumenti diversi, dagli esiti di percorsi di ricerca che affondano le proprie radici nel contesto delle arti visive e della narrativa. Il paesaggio, lo spazio urbano, l’architettura del territorio riminese diventano per alcuni scrittori, ma anche per artisti contemporanei che operano nel campo della pittura e della grafica, come Marco Neri, o della fotografia, come Guido Guidi, oggetto di un’indagine rivolta alla lettura scrupolosa del reale, dell’ordinario, del quotidiano. Inseguendo il valore di un procedimento “scientifico”, rinunciando al giudizio, interrogando gli oggetti da prospettive inattese le loro opere restituiscono il volto di una Rimini invisibile, offrendo nuovi materiali per l’interpretazione di una città.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.