L'articolo analizza la campagna presidenziale francese del 2017, illustrando le ragioni della vittoria di Macron e la portata della sua sfida al sistema politico francese. Per la prima volta nella storia delle presidenziali nessuno dei due partiti che dal 1958 hanno strutturato la vita politica francese ha mandato un candidato al ballottaggio. Socialisti e repubblicani, guidati dai due candidati usciti vincenti dalle primarie (Hamon e Fillon), al primo turno hanno totalizzato complessivamente un modesto 26%, contro il 56% del 2012 (Hollande e Sarkozy) e il 57% del 2007 (Royal e Sarkozy). In particolare l'articolo sottolinea come sul fronte politico si sia registrato un clamoroso ridimensionamento della sinistra che, con il 27% dei voti (sommando Mélenchon, Hamon, Poutou e Artaud), consegue il peggior risultato nella storia della V Repubblica. Per analizzare il voto appare indispensabile prendere in considerazione altre variabili, a partire da quella geografica, emersa prepotentemente sin dal primo turno. Stesso discorso considerando a livello territoriale la frattura tra centro e periferia. Le Pen ha avuto la meglio nei comuni con meno di 20.000 abitanti, mentre Macron ha ottenuto successo nelle città con più di 100.000 abitanti, e in particolare a Parigi dove al primo turno ha raccolto il 35% dei consensi, contro il misero 5% di Le Pen. Emerge insomma una evidente cesura tra la Francia rurale e periurbana in sofferenza, pronta a gettarsi tra le braccia del Front national (che sino ai primi anni Novanta aveva il principale bacino di voti nelle città) e una Francia urbana dinamica e fiduciosa verso il futuro.
Riccardo Brizzi (2017). La Francia riparte. IL MULINO, 3, giugno 2017, 492-498 [10.1402/86690].
La Francia riparte
Riccardo Brizzi
2017
Abstract
L'articolo analizza la campagna presidenziale francese del 2017, illustrando le ragioni della vittoria di Macron e la portata della sua sfida al sistema politico francese. Per la prima volta nella storia delle presidenziali nessuno dei due partiti che dal 1958 hanno strutturato la vita politica francese ha mandato un candidato al ballottaggio. Socialisti e repubblicani, guidati dai due candidati usciti vincenti dalle primarie (Hamon e Fillon), al primo turno hanno totalizzato complessivamente un modesto 26%, contro il 56% del 2012 (Hollande e Sarkozy) e il 57% del 2007 (Royal e Sarkozy). In particolare l'articolo sottolinea come sul fronte politico si sia registrato un clamoroso ridimensionamento della sinistra che, con il 27% dei voti (sommando Mélenchon, Hamon, Poutou e Artaud), consegue il peggior risultato nella storia della V Repubblica. Per analizzare il voto appare indispensabile prendere in considerazione altre variabili, a partire da quella geografica, emersa prepotentemente sin dal primo turno. Stesso discorso considerando a livello territoriale la frattura tra centro e periferia. Le Pen ha avuto la meglio nei comuni con meno di 20.000 abitanti, mentre Macron ha ottenuto successo nelle città con più di 100.000 abitanti, e in particolare a Parigi dove al primo turno ha raccolto il 35% dei consensi, contro il misero 5% di Le Pen. Emerge insomma una evidente cesura tra la Francia rurale e periurbana in sofferenza, pronta a gettarsi tra le braccia del Front national (che sino ai primi anni Novanta aveva il principale bacino di voti nelle città) e una Francia urbana dinamica e fiduciosa verso il futuro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


