La maggior parte degli artisti che s’ispirarono al Kalevala non si limitarono a una semplice visualizzazione del significato letterale dei testi, ma colsero il metalinguaggio dei runi del poema nazionale finnico nelle loro opere che assumono il valore di vere e proprie glosse. Sulla scia di Elias Lönnrot (1802-1884) essi tentarono di narrare la storia degli antichi Finni attraverso la memoria dei mitici antenati e la ricostruzione della genealogia che anche nei manoscritti medievali rappresenta l’origine del racconto storico. Nelle loro sculture o illustrazioni kalevaliane emergono i tratti di una visione del mondo prettamente sciamanica, interpretati dai singoli artisti in forme spesso originali: d’altra parte, il sistema sciamanico di credenze, pur essendo basato su concezioni inconfondibili nella loro specificità, è dotato nel suo complesso di una vitale flessibilità che lo rende più resistente, più facilmente adattabile alle esigenze e alla sensibilità personali, oltre che ad altre forme di pensiero. La fortuna nell’arte del poema nazionale finnico, iniziata subito dopo la pubblicazione del “Nuovo Kalevala” (Uusi Kalevala) (1849), raggiunse l’apogeo verso la fine dell’Ottocento, quando il poema ispirò i maestri del neoromanticismo nazionale, che videro in Väinämöinen il modello della rinascita della Finlandia. Nel XX secolo il Kalevala continuò a influenzare gli artisti soprattutto dal punto di vista del sentimento mitico della natura. S’ispirarono al poema gli scultori, come Carl Eneas Sjöstrand e Johannes Takanen, e soprattutto i pittori, come Berndt Abraham Godenhjelm, Robert Wilhelm Ekman, Pekko Halonen, Sigfrid August Keinänen, Väino Blomsted. Particolarmente famose sono le opere di Akseli Gallén-Kallela, che in seguito al concorso del 1891 ottenne il ruolo di illustratore ufficiale del poema. Nella sua visione pittorica il Kalevala fu una fonte di conoscenza quasi mistica, di rivelazioni da interpretare teosoficamente. Assai significativi, i dipinti di Joseph Alanen, paragonabili, per il loro simbolismo e l’attenta distribuzione dei colori, ai tappeti e agli arazzi che costituiscono l’arredamento delle tende dei popoli nomadi, in cui assumono una funzione narrativa globale. Dal Kalevala trassero spunto per le loro rappresentazioni pittoriche anche Georgij Adamovič Stronk, Mjud Marievič Mečev, Nikolaj Michajlovič Kočergin e Valentin Ivanovič Kurdov. Numerose, le illustrazioni di soggetto kalevaliano di Tamara Grigor’evna Jufa, in cui il mito della tradizione è raffigurato come un sogno, che a sua volta è identificato nell’infanzia, motivo presente nella cultura russa del Novecento. Questi artisti, nell’immediatezza delle loro immagini, seppero cogliere e attualizzare i tratti più significativi della visione sciamanica del mondo che continuamente riaffiora nel Kalevala: dai motivi iniziatici della lotta, della sofferenza e della morte al totemismo animale e vegetale, ai miti della creazione e così via. Non deve stupire che alcuni di loro si siano riallacciati, tra l’altro, a certi aspetti della tradizione cristiana. D’altra parte, la forza di sopravvivenza dello sciamanesimo consiste anche nella sua propensione al sincretismo, ben evidente in area ugrofinnica e siberiana nei periodi di forzata cristianizzazione. Le interpretazioni dei simboli e dei miti kalevaliani proposte dagli artisti di diverse epoche e nazionalità evidenziano i molteplici aspetti di una tradizione che affonda le proprie radici in un sistema di credenze non privo di speculazioni filosofiche, fonte di grande interesse ancora ai giorni nostri.

Miti e simboli del Kalevala nell'arte

CORRADI, CARLA
2009

Abstract

La maggior parte degli artisti che s’ispirarono al Kalevala non si limitarono a una semplice visualizzazione del significato letterale dei testi, ma colsero il metalinguaggio dei runi del poema nazionale finnico nelle loro opere che assumono il valore di vere e proprie glosse. Sulla scia di Elias Lönnrot (1802-1884) essi tentarono di narrare la storia degli antichi Finni attraverso la memoria dei mitici antenati e la ricostruzione della genealogia che anche nei manoscritti medievali rappresenta l’origine del racconto storico. Nelle loro sculture o illustrazioni kalevaliane emergono i tratti di una visione del mondo prettamente sciamanica, interpretati dai singoli artisti in forme spesso originali: d’altra parte, il sistema sciamanico di credenze, pur essendo basato su concezioni inconfondibili nella loro specificità, è dotato nel suo complesso di una vitale flessibilità che lo rende più resistente, più facilmente adattabile alle esigenze e alla sensibilità personali, oltre che ad altre forme di pensiero. La fortuna nell’arte del poema nazionale finnico, iniziata subito dopo la pubblicazione del “Nuovo Kalevala” (Uusi Kalevala) (1849), raggiunse l’apogeo verso la fine dell’Ottocento, quando il poema ispirò i maestri del neoromanticismo nazionale, che videro in Väinämöinen il modello della rinascita della Finlandia. Nel XX secolo il Kalevala continuò a influenzare gli artisti soprattutto dal punto di vista del sentimento mitico della natura. S’ispirarono al poema gli scultori, come Carl Eneas Sjöstrand e Johannes Takanen, e soprattutto i pittori, come Berndt Abraham Godenhjelm, Robert Wilhelm Ekman, Pekko Halonen, Sigfrid August Keinänen, Väino Blomsted. Particolarmente famose sono le opere di Akseli Gallén-Kallela, che in seguito al concorso del 1891 ottenne il ruolo di illustratore ufficiale del poema. Nella sua visione pittorica il Kalevala fu una fonte di conoscenza quasi mistica, di rivelazioni da interpretare teosoficamente. Assai significativi, i dipinti di Joseph Alanen, paragonabili, per il loro simbolismo e l’attenta distribuzione dei colori, ai tappeti e agli arazzi che costituiscono l’arredamento delle tende dei popoli nomadi, in cui assumono una funzione narrativa globale. Dal Kalevala trassero spunto per le loro rappresentazioni pittoriche anche Georgij Adamovič Stronk, Mjud Marievič Mečev, Nikolaj Michajlovič Kočergin e Valentin Ivanovič Kurdov. Numerose, le illustrazioni di soggetto kalevaliano di Tamara Grigor’evna Jufa, in cui il mito della tradizione è raffigurato come un sogno, che a sua volta è identificato nell’infanzia, motivo presente nella cultura russa del Novecento. Questi artisti, nell’immediatezza delle loro immagini, seppero cogliere e attualizzare i tratti più significativi della visione sciamanica del mondo che continuamente riaffiora nel Kalevala: dai motivi iniziatici della lotta, della sofferenza e della morte al totemismo animale e vegetale, ai miti della creazione e così via. Non deve stupire che alcuni di loro si siano riallacciati, tra l’altro, a certi aspetti della tradizione cristiana. D’altra parte, la forza di sopravvivenza dello sciamanesimo consiste anche nella sua propensione al sincretismo, ben evidente in area ugrofinnica e siberiana nei periodi di forzata cristianizzazione. Le interpretazioni dei simboli e dei miti kalevaliani proposte dagli artisti di diverse epoche e nazionalità evidenziano i molteplici aspetti di una tradizione che affonda le proprie radici in un sistema di credenze non privo di speculazioni filosofiche, fonte di grande interesse ancora ai giorni nostri.
2009
C. Corradi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/62797
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