Lo stile musicale come strumento per studiare il rapporto tra i bambini e l’arte. Il paradigma dell’interazione riflessiva come dispositivo per valorizzare lo stile musicale del bambino.La ricerca sul rapporto tra infanzia e arte musicale si è rivolta soprattutto verso lo studio di tre aree che vedono il bambino ascoltatore e fruitore di musica. Queste tre aree riguardano rispettivamente il giudizio e l’educazione estetica (cfr. Hargreaves 1986; Nieminen, et Al. 2012), le preferenze musicali (cfr. Hargreaves, 1986; Zenatti, 1991; Lamont, 2008) e le competenze stilistiche musicali possedute dai bambini (cfr. Gardner, 1972; Addessi, Luzzi, Tafuri, 1996; Marshall, Shibazaki, 2011). Meno spazio finora è stato dedicato al bambino come produttore di arte musicale. La maggior parte degli studi si è orientata verso l’individuazione dei principi compositivi presenti nelle produzioni musicali (strumentali e vocali) dei bambini (cfr. Imberty, 1991; Mialaret, 1996; Sundin, 1998; Tafuri, 2006). La domanda che ci si pone è cosa possa significare parlare di arte nelle produzioni dei bambini e se sia legittimo guardare ai prodotti musicali dei bambini con la lente del concetto di “opera d’arte”, storicamente e geograficamente collocato. E’ utile qui ricordare il noto modello di Delalande (1993), il quale utilizza il concetto di “condotta”, intesa come un insieme di azioni coordinate da una finalità (Jean Claparède, Pierre Janet, Jean Piaget), per proporre una risposta a questa domanda. Secondo la prospettiva di Delalande, se i contenuti musicali cambiano tra la produzione musicale dell’adulto e quella del bambino, ciò che è comune agli adulti e ai bambini sono le tre condotte musicali di base: quella senso-motoria, e cioè di manipolazione senso-motoria del suono e degli oggetti che lo producono; quella simbolica, di attribuzione di significati ai suoni; quella di regole, ovvero il gioco compositivo e organizzativo con i suoni. In questo articolo proponiamo un nuovo approccio allo studio dell’arte musicale nell’infanzia che passa attraverso il concetto di stile musicale. In particolare, si parlerà dello stile musicale di ciascun bambino, come rappresentazione della sua identità, del suo modo di esprimersi con i suoni e con la musica e di relazionarsi musicalmente con gli altri, e di un particolare strumento che si è rivelato utile per sostenere e rafforzare lo stile musicale individuale di ciascun bambino e cioè il paradigma dell’interazione riflessiva con la piattaforma MIROR. Arte, stili musicali, infanzia, tecnologie riflessive: un concetto che ha guidato la nostra ricerca su questi argomenti è quello del “fattore di distanza” tra i bambini e le tecnologie, vitale dal punto di vista estetico e pedagogico, esposto da Piero Bertolini e Marco Dallari al convegno “Il giudizio estetico nell’epoca dei mass-media” (Bertolini, Dallari, 2003).

Stili e identità musicali nell'infanzia in ambienti riflessivi

Addessi A. r.;CARDOSO DE ARAUJO, ROSANE
2017

Abstract

Lo stile musicale come strumento per studiare il rapporto tra i bambini e l’arte. Il paradigma dell’interazione riflessiva come dispositivo per valorizzare lo stile musicale del bambino.La ricerca sul rapporto tra infanzia e arte musicale si è rivolta soprattutto verso lo studio di tre aree che vedono il bambino ascoltatore e fruitore di musica. Queste tre aree riguardano rispettivamente il giudizio e l’educazione estetica (cfr. Hargreaves 1986; Nieminen, et Al. 2012), le preferenze musicali (cfr. Hargreaves, 1986; Zenatti, 1991; Lamont, 2008) e le competenze stilistiche musicali possedute dai bambini (cfr. Gardner, 1972; Addessi, Luzzi, Tafuri, 1996; Marshall, Shibazaki, 2011). Meno spazio finora è stato dedicato al bambino come produttore di arte musicale. La maggior parte degli studi si è orientata verso l’individuazione dei principi compositivi presenti nelle produzioni musicali (strumentali e vocali) dei bambini (cfr. Imberty, 1991; Mialaret, 1996; Sundin, 1998; Tafuri, 2006). La domanda che ci si pone è cosa possa significare parlare di arte nelle produzioni dei bambini e se sia legittimo guardare ai prodotti musicali dei bambini con la lente del concetto di “opera d’arte”, storicamente e geograficamente collocato. E’ utile qui ricordare il noto modello di Delalande (1993), il quale utilizza il concetto di “condotta”, intesa come un insieme di azioni coordinate da una finalità (Jean Claparède, Pierre Janet, Jean Piaget), per proporre una risposta a questa domanda. Secondo la prospettiva di Delalande, se i contenuti musicali cambiano tra la produzione musicale dell’adulto e quella del bambino, ciò che è comune agli adulti e ai bambini sono le tre condotte musicali di base: quella senso-motoria, e cioè di manipolazione senso-motoria del suono e degli oggetti che lo producono; quella simbolica, di attribuzione di significati ai suoni; quella di regole, ovvero il gioco compositivo e organizzativo con i suoni. In questo articolo proponiamo un nuovo approccio allo studio dell’arte musicale nell’infanzia che passa attraverso il concetto di stile musicale. In particolare, si parlerà dello stile musicale di ciascun bambino, come rappresentazione della sua identità, del suo modo di esprimersi con i suoni e con la musica e di relazionarsi musicalmente con gli altri, e di un particolare strumento che si è rivelato utile per sostenere e rafforzare lo stile musicale individuale di ciascun bambino e cioè il paradigma dell’interazione riflessiva con la piattaforma MIROR. Arte, stili musicali, infanzia, tecnologie riflessive: un concetto che ha guidato la nostra ricerca su questi argomenti è quello del “fattore di distanza” tra i bambini e le tecnologie, vitale dal punto di vista estetico e pedagogico, esposto da Piero Bertolini e Marco Dallari al convegno “Il giudizio estetico nell’epoca dei mass-media” (Bertolini, Dallari, 2003).
2017
Addessi A.r., Jean Pscheidt, ROsane Cardoso de Araujo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/627267
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