Se il musicista italiano in genere è stato un oggetto di studio per le scienze mediche dell’Ottocento, non si può dire la stessa cosa del cantante castrato, l’elemento più caratterizzante e irripetibile nella storia dell’opera italiana, ma praticamente ignorato dagli studi scientifici coevi, a dispetto della sua natura biologica eccezionale – precorritrice dei moderni trattamenti endocrinologici – che avrebbe dovuto invece attrarre l’attenzione perlomeno degli anatomopatologi. E invece nell’Ottocento si studiava il cranio di Bellini, ma non l’apparato vocale di Crescentini o Velluti. I pochi scritti dedicati al tema affrontano la castrazione come un soggetto esotico, prendendo in considerazione le varie forme antropologiche di eunuchismo sparse nel vicino e nell’estremo Oriente, tralasciando invece l’orchiectomia con finalità artistiche diffusasi particolarmente in Italia, in quanto aberrazione su cui non è evidentemente opportuno soffermarsi. Eppure i castrati a disposizione per uno studio in vita o post mortem non mancarono durante tutto il “secolo lungo”, ma sembra che qualche inibizione psicologicamente profonda abbia “castrato” ogni velleità scientifica sull’argomento. Attraverso le poche informazioni reperibili da fonti non mediche, si cerca di fare il punto della situazione sulla natura acustica della voce dei castrati, in rapporto alla mutazione della voce in età adolescenziale che anche i castrati subivano.

Un’occasione perduta: lo studio anatomico e fisiologico dei "musici" castrati

Beghelli, Marco
2017

Abstract

Se il musicista italiano in genere è stato un oggetto di studio per le scienze mediche dell’Ottocento, non si può dire la stessa cosa del cantante castrato, l’elemento più caratterizzante e irripetibile nella storia dell’opera italiana, ma praticamente ignorato dagli studi scientifici coevi, a dispetto della sua natura biologica eccezionale – precorritrice dei moderni trattamenti endocrinologici – che avrebbe dovuto invece attrarre l’attenzione perlomeno degli anatomopatologi. E invece nell’Ottocento si studiava il cranio di Bellini, ma non l’apparato vocale di Crescentini o Velluti. I pochi scritti dedicati al tema affrontano la castrazione come un soggetto esotico, prendendo in considerazione le varie forme antropologiche di eunuchismo sparse nel vicino e nell’estremo Oriente, tralasciando invece l’orchiectomia con finalità artistiche diffusasi particolarmente in Italia, in quanto aberrazione su cui non è evidentemente opportuno soffermarsi. Eppure i castrati a disposizione per uno studio in vita o post mortem non mancarono durante tutto il “secolo lungo”, ma sembra che qualche inibizione psicologicamente profonda abbia “castrato” ogni velleità scientifica sull’argomento. Attraverso le poche informazioni reperibili da fonti non mediche, si cerca di fare il punto della situazione sulla natura acustica della voce dei castrati, in rapporto alla mutazione della voce in età adolescenziale che anche i castrati subivano.
2017
Beghelli, Marco
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/626381
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