Il profilo intellettuale e il percorso spirituale di Francesco Pucci nell’Europa della Riforma sono stati ridisegnati efficacemente dalle ricerche degli ultimi anni, che hanno mostrato l’ampiezza delle sue relazioni e la sua capacità di inserirsi nel dibattito teologico contemporaneo, facendosi portavoce di dottrine fra le più estreme dello stesso radicalismo religioso cinquecentesco. Meno indagato, finora, il suo rapporto con la tradizione filosofica. Eppure la filosofia appare, fino dagli anni della formazione fiorentina di Pucci, come elemento non marginale nella genesi della sua complessa teologia e del suo audace disegno di rinnovamento spirituale. A partire da queste premesse, il saggio suggerisce la possibilità di un confronto fra la figura di Pucci e quella di Giordano Bruno, privilegiando un orizzonte di carattere antropologico, posto non a caso al confine tra filosofia e teologia. La prima parte del saggio ricorda gli incontri comuni e le vistose affinità della 'peregrinatio' europea dei due esuli, fino alla tragica illusione che li porterà entrambi verso Roma e l’Inquisizione. Mentre la seconda parte si concentra sulla tesi fondamentale della riflessione religiosa di Pucci: la fiducia nell’innocenza naturale e nella destinazione alla salvezza dell’intero genere umano. Sia Bruno che Pucci sono fortemente influenzati dal tema erasmiano dell’infinita ampiezza della misericordia di Dio. Ma in Bruno l’eredità di Erasmo, lungi dal fondare l’adesione a forme condivise di eterodossia, viene costantemente riletta e trasfigurata in base ai princìpi e alle strutture centrali della sua filosofia. Così, il fondamento ontologico della materia infinita, con la sua riconfigurazione dei concetti di ‘vita’, ‘morte’, ‘metamorfosi’, consente di recuperare il motivo della misericordia in forme funzionali a una riflessione che si riconduce costantemente al rapporto tra ciclo del tempo e responsabilità dell’individuo; e intrecciandosi con la concezione dei ‘progenitori’ e con il motivo della generazione spontanea, secolarizza il precetto evangelico della fratellanza. Al sarcasmo del filosofo nei confronti del racconto biblico e della stessa figura di Adamo si contrappone l’antropologia assai più ottimista di Pucci, che di Erasmo eredita non solo il concetto dell’immensa bontà di Dio, ma anche la visione umanistica e antropocentrica. Per Pucci l’immortalità originaria di Adamo (ossia della natura dell’uomo) è il segno e la cifra della sua analogia con Dio, creatore e padre infinitamente benevolo; della sua bontà innata, nella quale si coniugano luce della ragione ed esercizio di libertà; e infine del suo destino di redenzione, fondato nella «fede naturale» in Dio donata a ciascun uomo fino dal concepimento, indipendentemente da ogni coordinata storico-geografica, dall’adesione alle diverse Chiese costituite, dal ruolo dei sacramenti.

Tra antropologia e Scrittura. Giordano Bruno, Francesco Pucci e l'utopia dell'innocenza / Elisabetta Scapparone. - In: RINASCIMENTO. - ISSN 0080-3073. - STAMPA. - 57:(2017), pp. 287-310.

Tra antropologia e Scrittura. Giordano Bruno, Francesco Pucci e l'utopia dell'innocenza

Elisabetta Scapparone
2017

Abstract

Il profilo intellettuale e il percorso spirituale di Francesco Pucci nell’Europa della Riforma sono stati ridisegnati efficacemente dalle ricerche degli ultimi anni, che hanno mostrato l’ampiezza delle sue relazioni e la sua capacità di inserirsi nel dibattito teologico contemporaneo, facendosi portavoce di dottrine fra le più estreme dello stesso radicalismo religioso cinquecentesco. Meno indagato, finora, il suo rapporto con la tradizione filosofica. Eppure la filosofia appare, fino dagli anni della formazione fiorentina di Pucci, come elemento non marginale nella genesi della sua complessa teologia e del suo audace disegno di rinnovamento spirituale. A partire da queste premesse, il saggio suggerisce la possibilità di un confronto fra la figura di Pucci e quella di Giordano Bruno, privilegiando un orizzonte di carattere antropologico, posto non a caso al confine tra filosofia e teologia. La prima parte del saggio ricorda gli incontri comuni e le vistose affinità della 'peregrinatio' europea dei due esuli, fino alla tragica illusione che li porterà entrambi verso Roma e l’Inquisizione. Mentre la seconda parte si concentra sulla tesi fondamentale della riflessione religiosa di Pucci: la fiducia nell’innocenza naturale e nella destinazione alla salvezza dell’intero genere umano. Sia Bruno che Pucci sono fortemente influenzati dal tema erasmiano dell’infinita ampiezza della misericordia di Dio. Ma in Bruno l’eredità di Erasmo, lungi dal fondare l’adesione a forme condivise di eterodossia, viene costantemente riletta e trasfigurata in base ai princìpi e alle strutture centrali della sua filosofia. Così, il fondamento ontologico della materia infinita, con la sua riconfigurazione dei concetti di ‘vita’, ‘morte’, ‘metamorfosi’, consente di recuperare il motivo della misericordia in forme funzionali a una riflessione che si riconduce costantemente al rapporto tra ciclo del tempo e responsabilità dell’individuo; e intrecciandosi con la concezione dei ‘progenitori’ e con il motivo della generazione spontanea, secolarizza il precetto evangelico della fratellanza. Al sarcasmo del filosofo nei confronti del racconto biblico e della stessa figura di Adamo si contrappone l’antropologia assai più ottimista di Pucci, che di Erasmo eredita non solo il concetto dell’immensa bontà di Dio, ma anche la visione umanistica e antropocentrica. Per Pucci l’immortalità originaria di Adamo (ossia della natura dell’uomo) è il segno e la cifra della sua analogia con Dio, creatore e padre infinitamente benevolo; della sua bontà innata, nella quale si coniugano luce della ragione ed esercizio di libertà; e infine del suo destino di redenzione, fondato nella «fede naturale» in Dio donata a ciascun uomo fino dal concepimento, indipendentemente da ogni coordinata storico-geografica, dall’adesione alle diverse Chiese costituite, dal ruolo dei sacramenti.
2017
Tra antropologia e Scrittura. Giordano Bruno, Francesco Pucci e l'utopia dell'innocenza / Elisabetta Scapparone. - In: RINASCIMENTO. - ISSN 0080-3073. - STAMPA. - 57:(2017), pp. 287-310.
Elisabetta Scapparone
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/625662
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