L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1948 definì la salute come «stato di com pleto benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità». Una definizione che in qualche modo ha “anticipato”, ad esempio, la crescita di attenzione alla salute ed al benessere di questi anni. Il volume "Quando il cibo si fa benessere. Alimentazione e qualità della vita" ap pare un importante tentativo di approfondire questi temi nel loro rapporto con l’alimentazione. A fare da filo conduttore, oltre ovviamente alla alimentazione, c’è l’esperienza di Slow Food, che viene ripresa in molti dei contributi. Il volume ha un pregio importante: quello di evidenziare alcune contraddi zioni che ruotano attorno al cibo e all’alimentazione nella società italiana di oggi. Da un lato c’è un innegabile “exploit”, evidente perfino in una cultura come la nostra, dove per tradizione il suo peso è già grandissimo. Si assiste infatti ad un continuo crescere di interesse per il cibo e la gastronomia: aumentano le riviste specializzate, i programmi televisivi dedicati, i corsi di cucina, gli iscritti alle facoltà e agli istituti agrari, nonché quelli all’Università di Scienze Gastronomiche. Se però andiamo a vedere nella quotidianità, questa importanza non tiene il passo e sembra anzi diminuire. Oggi godiamo di un’estrema libertà alimentare, con la possibilità di accedere a cibi, stili e modelli nutrizionali differenziati. Eppure questa libertà porta effetti paradossali: sempre più persone finiscono col mangiare sole davanti al proprio computer, una solitudine che a volte sembra cercata e perfino segno di emancipazione, ma che in realtà non può non inquietare. Che fare dunque? Forse, sottolinea Corvo, sarebbe già utile avere un sistema più chiaro ed efficace di certificazione dei prodotti. Al tempo stesso, sembra urgente disseminare le esperienze positive e le buone pratiche già esistenti, così che il cibo diventi davvero un portatore di benessere e qualità della vita. Dal volume emerge quindi un valore del cibo che è sempre più riconosciuto, a volte anche esaltato e forse mitizzato, eppure spesso disatteso nella vita di tutti i giorni. Tutto questo ci ricorda che la via del cibo al benessere è ancora lunga.
Gabriele Manella (2017). P. Corvo., G. Fassino (a cura di), Quando il cibo si fa benessere. Alimentazione e qualità della vita. SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, 114, 155-156.
P. Corvo., G. Fassino (a cura di), Quando il cibo si fa benessere. Alimentazione e qualità della vita
Gabriele Manella
2017
Abstract
L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1948 definì la salute come «stato di com pleto benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità». Una definizione che in qualche modo ha “anticipato”, ad esempio, la crescita di attenzione alla salute ed al benessere di questi anni. Il volume "Quando il cibo si fa benessere. Alimentazione e qualità della vita" ap pare un importante tentativo di approfondire questi temi nel loro rapporto con l’alimentazione. A fare da filo conduttore, oltre ovviamente alla alimentazione, c’è l’esperienza di Slow Food, che viene ripresa in molti dei contributi. Il volume ha un pregio importante: quello di evidenziare alcune contraddi zioni che ruotano attorno al cibo e all’alimentazione nella società italiana di oggi. Da un lato c’è un innegabile “exploit”, evidente perfino in una cultura come la nostra, dove per tradizione il suo peso è già grandissimo. Si assiste infatti ad un continuo crescere di interesse per il cibo e la gastronomia: aumentano le riviste specializzate, i programmi televisivi dedicati, i corsi di cucina, gli iscritti alle facoltà e agli istituti agrari, nonché quelli all’Università di Scienze Gastronomiche. Se però andiamo a vedere nella quotidianità, questa importanza non tiene il passo e sembra anzi diminuire. Oggi godiamo di un’estrema libertà alimentare, con la possibilità di accedere a cibi, stili e modelli nutrizionali differenziati. Eppure questa libertà porta effetti paradossali: sempre più persone finiscono col mangiare sole davanti al proprio computer, una solitudine che a volte sembra cercata e perfino segno di emancipazione, ma che in realtà non può non inquietare. Che fare dunque? Forse, sottolinea Corvo, sarebbe già utile avere un sistema più chiaro ed efficace di certificazione dei prodotti. Al tempo stesso, sembra urgente disseminare le esperienze positive e le buone pratiche già esistenti, così che il cibo diventi davvero un portatore di benessere e qualità della vita. Dal volume emerge quindi un valore del cibo che è sempre più riconosciuto, a volte anche esaltato e forse mitizzato, eppure spesso disatteso nella vita di tutti i giorni. Tutto questo ci ricorda che la via del cibo al benessere è ancora lunga.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.