Il lavoro si propone di analizzare il ruolo della Conferenza Stato-Regioni nelle dinamiche di raccordo tra centro e periferia, anche nella prospettiva del perfezionamento del procedimento di revisione costituzionale in corso di approvazione. La Conferenza Stato-Regioni assume un rilievo centrale nell’attuale architettura dei rapporti intersoggettivi. Ciò discende da diversi ordini di considerazioni. Innanzitutto, mancando nel nostro ordinamento strumenti di raccordo tali da consentire l’inserimento delle autonomie territoriali nell’ambito delle istituzioni statali, la cooperazione ha storicamente trovato concretizzazione unicamente nel circuito delle Conferenze. Tale processo, a sua volta, si è sviluppato parallelamente al progressivo rafforzamento degli esecutivi ad ogni livello territoriale, che ha incardinato il dialogo istituzionale intersoggettivo a livello di potere esecutivo. Un ulteriore fattore di valorizzazione è riconducibile alla giurisprudenza della Corte costituzionale. La promozione e il consolidamento della rilevanza strategica delle Conferenze hanno ricevuto significativo impulso grazie alla scelta del Giudice delle leggi di individuare nella leale collaborazione, di cui la Conferenza costituisce strumento principe di concretizzazione, il primo rimedio alla coesistenza e reciproca connessione tra competenze statali e regionali. A ciò deve aggiungersi la considerazione della prassi, che testimonia un progressivo consolidamento e rafforzamento della posizione della Conferenza nelle dinamiche dei raccordi Stato-Regioni. Tratteggiata la posizione della Conferenza quale sede privilegiata di cooperazione, occorre porla a confronto con l’ulteriore sede di raccordo che verrà ad operare qualora il procedimento di revisione costituzionale in corso dovesse giungere ad approvazione.

- La funzione di raccordo della Conferenza Stato-regioni: normativa e prassi al cospetto del progetto di riforma costituzionale

francesca polacchini
2016

Abstract

Il lavoro si propone di analizzare il ruolo della Conferenza Stato-Regioni nelle dinamiche di raccordo tra centro e periferia, anche nella prospettiva del perfezionamento del procedimento di revisione costituzionale in corso di approvazione. La Conferenza Stato-Regioni assume un rilievo centrale nell’attuale architettura dei rapporti intersoggettivi. Ciò discende da diversi ordini di considerazioni. Innanzitutto, mancando nel nostro ordinamento strumenti di raccordo tali da consentire l’inserimento delle autonomie territoriali nell’ambito delle istituzioni statali, la cooperazione ha storicamente trovato concretizzazione unicamente nel circuito delle Conferenze. Tale processo, a sua volta, si è sviluppato parallelamente al progressivo rafforzamento degli esecutivi ad ogni livello territoriale, che ha incardinato il dialogo istituzionale intersoggettivo a livello di potere esecutivo. Un ulteriore fattore di valorizzazione è riconducibile alla giurisprudenza della Corte costituzionale. La promozione e il consolidamento della rilevanza strategica delle Conferenze hanno ricevuto significativo impulso grazie alla scelta del Giudice delle leggi di individuare nella leale collaborazione, di cui la Conferenza costituisce strumento principe di concretizzazione, il primo rimedio alla coesistenza e reciproca connessione tra competenze statali e regionali. A ciò deve aggiungersi la considerazione della prassi, che testimonia un progressivo consolidamento e rafforzamento della posizione della Conferenza nelle dinamiche dei raccordi Stato-Regioni. Tratteggiata la posizione della Conferenza quale sede privilegiata di cooperazione, occorre porla a confronto con l’ulteriore sede di raccordo che verrà ad operare qualora il procedimento di revisione costituzionale in corso dovesse giungere ad approvazione.
2016
Rappresentanza politica e autonomie
440
455
francesca polacchini
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