Il concetto di interdipendenza regionale è stato proposto da Wainner (2001, 2007) in riferimento alla condizione in cui una disfunzione (impairment) di un’articolazione remota è correlata o contribuisce al problema principale del paziente. Questo concetto è diverso da quello di dolore riferito, somatico o viscerale, che è un dolore percepito in una regione diversa dalla fonte effettiva del dolore, dolore che si estende in un’area ampia, ha una localizzazione relativamente costante, confini spesso difficili da definire ed è causato dal meccanismo della convergenza. Il concetto di interdipendenza regionale sposta l'attenzione dall'individuazione della struttura pato-anatomica sorgente del dolore, agli impairment che possono causare o contribuire al movimento doloroso. In particolare, si focalizza sull’esame e il trattamento di segmenti prossimali o distali rispetto al distretto dolente (Cibulka, 2009). Non è un concetto nuovo, ma un tentativo di sistematizzare diverse osservazioni prima frammentate. Può essere utile per la diagnosi fisioterapica, la progettazione e la conduzione del trattamento (terapia manuale, esercizi, autotrattamento, educazione) e la prognosi fisioterapica. Diversi sono gli esempi di interdipendenza regionale pubblicati in letteratura. La valutazione/il trattamento delle disfunzioni articolari e muscolari dell’anca si sono rivelati utili per la sindrome femoro-rotulea (Cichanowski 2007, De Marche Baldon 2009, Ireland 2003, Magalhaes 2010, Power 2003, Robinson 2007, Souza 2010), l’artrosi del ginocchio (Cliborne 2004, Deyle 2000 e 2005), la sindrome della bandelletta ileo tibiale (Ferber 2010, Fredericson 2000, Noehren 2007), il dolore lombare (Childs 2004, Cibulka 1998, Porter 1997, Reiman 2009, Whitman 2006), la tendinopatia achillea e la disfunzione del tibiale posteriore (Blais Williams 2008, Kulig 2011), l’instabilità di caviglia (Friel, 2006). Il valutazione e il trattamento del rachide lombare si sono rivelati utili per il dolore all’anca (Cibulka 1993) e al ginocchio (Suter 2000). Altri studi hanno focalizzato il rapporto tra la disfunzione di caviglia, il dolore all’anca (Lewis 2008, McGibbon 2004, Mueller 1994) e il dolore al rachide lombare (Bird 2003, Ogon 1999). Sono state evidenziate correlazioni anche tra disfunzione toracica e dolore cervicale (Cleland 2005, Masaracchio 2013) o dolore alla spalla (Bang 2000, Bergman 2004, Strunce 2009) e tra disfunzione cervicale e dolore al gomito (Fernández-Carnero 2008, Herd 2008, Cleland 2004). L’interpretazione di questo fenomeno può essere basata sul concetto di maleallineamento o di alterato controllo motorio; l’utilità di questo modello è quella di utilizzare una “diagnosi fisioterapica per inclusione” e un trattamento che si rivolge sia alla disfunzione locale, che a quella a distanza. I limiti del modello sono legati alla tipologia degli studi di riferimento (molti case report e studi trasversali, spesso effettuati su popolazioni particolari). Solo una piccola parte degli studi sono studi longitudinali, studi randomizzati controllati o regole di previsione clinica (in particolare studi di validazione o analisi di impatto).

Interdipendenza regionale e disfunzioni muscolo-scheletriche: un nuovo approccio alla fisioterapia

VANTI, CARLA
2013

Abstract

Il concetto di interdipendenza regionale è stato proposto da Wainner (2001, 2007) in riferimento alla condizione in cui una disfunzione (impairment) di un’articolazione remota è correlata o contribuisce al problema principale del paziente. Questo concetto è diverso da quello di dolore riferito, somatico o viscerale, che è un dolore percepito in una regione diversa dalla fonte effettiva del dolore, dolore che si estende in un’area ampia, ha una localizzazione relativamente costante, confini spesso difficili da definire ed è causato dal meccanismo della convergenza. Il concetto di interdipendenza regionale sposta l'attenzione dall'individuazione della struttura pato-anatomica sorgente del dolore, agli impairment che possono causare o contribuire al movimento doloroso. In particolare, si focalizza sull’esame e il trattamento di segmenti prossimali o distali rispetto al distretto dolente (Cibulka, 2009). Non è un concetto nuovo, ma un tentativo di sistematizzare diverse osservazioni prima frammentate. Può essere utile per la diagnosi fisioterapica, la progettazione e la conduzione del trattamento (terapia manuale, esercizi, autotrattamento, educazione) e la prognosi fisioterapica. Diversi sono gli esempi di interdipendenza regionale pubblicati in letteratura. La valutazione/il trattamento delle disfunzioni articolari e muscolari dell’anca si sono rivelati utili per la sindrome femoro-rotulea (Cichanowski 2007, De Marche Baldon 2009, Ireland 2003, Magalhaes 2010, Power 2003, Robinson 2007, Souza 2010), l’artrosi del ginocchio (Cliborne 2004, Deyle 2000 e 2005), la sindrome della bandelletta ileo tibiale (Ferber 2010, Fredericson 2000, Noehren 2007), il dolore lombare (Childs 2004, Cibulka 1998, Porter 1997, Reiman 2009, Whitman 2006), la tendinopatia achillea e la disfunzione del tibiale posteriore (Blais Williams 2008, Kulig 2011), l’instabilità di caviglia (Friel, 2006). Il valutazione e il trattamento del rachide lombare si sono rivelati utili per il dolore all’anca (Cibulka 1993) e al ginocchio (Suter 2000). Altri studi hanno focalizzato il rapporto tra la disfunzione di caviglia, il dolore all’anca (Lewis 2008, McGibbon 2004, Mueller 1994) e il dolore al rachide lombare (Bird 2003, Ogon 1999). Sono state evidenziate correlazioni anche tra disfunzione toracica e dolore cervicale (Cleland 2005, Masaracchio 2013) o dolore alla spalla (Bang 2000, Bergman 2004, Strunce 2009) e tra disfunzione cervicale e dolore al gomito (Fernández-Carnero 2008, Herd 2008, Cleland 2004). L’interpretazione di questo fenomeno può essere basata sul concetto di maleallineamento o di alterato controllo motorio; l’utilità di questo modello è quella di utilizzare una “diagnosi fisioterapica per inclusione” e un trattamento che si rivolge sia alla disfunzione locale, che a quella a distanza. I limiti del modello sono legati alla tipologia degli studi di riferimento (molti case report e studi trasversali, spesso effettuati su popolazioni particolari). Solo una piccola parte degli studi sono studi longitudinali, studi randomizzati controllati o regole di previsione clinica (in particolare studi di validazione o analisi di impatto).
2013
Un nuovo modello interpretativo nella riabilitazione dei disordini muscolo scheletrici: l’interdipendenza regionale.
12
12
VANTI, CARLA
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