Col Manifesto della Fotografia Futurista, datato 30 aprile 1930, la nozione di camuffamento entra in maniera esplicita nel dibattito artistico italiano del Novecento. Il termine torna ripetutamente nei 16 punti in cui si articola il testo, sia in riferimento ad una dimensione prettamente estetica, sia nella prospettiva pratica di applicazione in campo militare. Che l’idea del camuffamento, e dunque della falsificazione, si sia legata alla fotografia è cosa certo curiosa e in qualche modo sorprendente. Questo mezzo è infatti da sempre culturalmente associato a concetti come la certificazione, la documentazione, la verità. In realtà è proprio a partire da queste nozioni che è possibile costruire anche un’identità opposta, quella della finzione credibile, un’opportunità ampiamente utilizzata nell’arte contemporanea. La ricerca sviluppatasi in ambito futurista, soprattutto per merito di Tato, co-firmatario del Manifesto insieme a Marinetti, pur nei limiti di un discorso spesso condizionato da argomenti e linguaggi graditi al regime, ha certamente aperto, in maniera consapevole, una riflessione molto stimolante sullo statuto teorico del mezzo, analizzato nella sua provocante capacità di alimentare e sostenere una dialettica vero/falso. Attraverso l’analisi di interventi apparsi su varie riviste e la stessa autobiografia di Tato, il saggio tenta di ricostruire lo sviluppo di questa linea, con opportuni riferimenti al contesto dell’epoca ma anche a successivi sviluppi.

Fotografia e camouflage nell’esperienza futurista / Marra, C.. - In: L'UOMO NERO. - ISSN 1828-4663. - STAMPA. - 14:(In stampa/Attività in corso), pp. 27-42.

Fotografia e camouflage nell’esperienza futurista

C. Marra
In corso di stampa

Abstract

Col Manifesto della Fotografia Futurista, datato 30 aprile 1930, la nozione di camuffamento entra in maniera esplicita nel dibattito artistico italiano del Novecento. Il termine torna ripetutamente nei 16 punti in cui si articola il testo, sia in riferimento ad una dimensione prettamente estetica, sia nella prospettiva pratica di applicazione in campo militare. Che l’idea del camuffamento, e dunque della falsificazione, si sia legata alla fotografia è cosa certo curiosa e in qualche modo sorprendente. Questo mezzo è infatti da sempre culturalmente associato a concetti come la certificazione, la documentazione, la verità. In realtà è proprio a partire da queste nozioni che è possibile costruire anche un’identità opposta, quella della finzione credibile, un’opportunità ampiamente utilizzata nell’arte contemporanea. La ricerca sviluppatasi in ambito futurista, soprattutto per merito di Tato, co-firmatario del Manifesto insieme a Marinetti, pur nei limiti di un discorso spesso condizionato da argomenti e linguaggi graditi al regime, ha certamente aperto, in maniera consapevole, una riflessione molto stimolante sullo statuto teorico del mezzo, analizzato nella sua provocante capacità di alimentare e sostenere una dialettica vero/falso. Attraverso l’analisi di interventi apparsi su varie riviste e la stessa autobiografia di Tato, il saggio tenta di ricostruire lo sviluppo di questa linea, con opportuni riferimenti al contesto dell’epoca ma anche a successivi sviluppi.
In corso di stampa
Fotografia e camouflage nell’esperienza futurista / Marra, C.. - In: L'UOMO NERO. - ISSN 1828-4663. - STAMPA. - 14:(In stampa/Attività in corso), pp. 27-42.
Marra, C.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/622248
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