Forse non tutti sanno che quello splendido fiore che colora i nostri giardini anche in autunno inoltrato, la dalia (Dalia spp.), deriva il proprio nome da un botanico svedese discepolo di Limneo, Andreas Dahl, che nel 1700 ne importò i semi dal lontano Messico favorendone la diffusione in Europa Tutti sanno, invece, che le dalie richiedono molta acqua e molta luce, altrimenti la fioritura è scarsa, e che prediligono terreni fertili e ricchi di humus. Sono piante a volte imponenti, capaci di raggiungere i 150 cm di altezza e adatte perciò per il fiore reciso, oppure poche decine di centimetri, e quindi da utilizzare nelle aiuole. Le malattie più comuni della dalia sono quelle fungine, vedi il “mal bianco” trattato nel N°201 di Giardini (2004), ed i marciumi radicali. Un ruolo a parte rivestono le infezioni virali, capaci di rendere i fiori “variegati”, oppure di provocare la comparsa di antiestetiche necrosi sulle foglie. I virus I virus che infettano la dalia non sono molti, meno di dieci, anche se alcuni di essi sono particolarmente pericolosi e frequenti anche nei nostri giardini, come il virus della necrosi striata del tabacco (TSV), segnalato in America, Giappone, Australia ed Europa. E’ presente in natura con numerosi ceppi che differiscono per patogenicità , ossia possono essere più o meno aggressivi e quindi più o meno “dannosi”. Il ceppo “dalia” di TSV determina la variegatura o screziatura del fiore, cioè la comparsa di sottili striature biancastre sui petali e, in alcune varietà, anche l’ingiallimento delle nervature fogliari. Una particolarità di TSV sta nella modalità di trasmissione, dato che può contaminare il seme (con percentuali d’infezione anche del 90%), e persino il polline che può essere trasportato involontariamente dai tripidi. Accade, cioè, che questi piccoli insetti, quando visitano un fiore di dalia infetto, possono “sporcare” il proprio addome e quindi caricarsi di granuli di polline contaminati in superficie da particelle virali, che poi depositano su piante sane. Un altro virus molto frequente è quello del “mosaico” (DaMV), che però è spesso latente: la dalia infetta sembra sana o, al limite, evidenzia sintomi (decolorazioni, necrosi, bollosità, raggrinzimenti, ecc.) solo sulle foglie, mentre i fiori appaiono normali come forma e colore. Cosa fare? Trattandosi di piante propagate generalmente per tubero, occorre selezionare accuratamente in primavera le radici, raccogliendo e conservando solo quelle delle piante asintomatiche.
M.G.Bellardi (2008). Dalie dai fiori variegati. GIARDINI, 234, 64-64.
Dalie dai fiori variegati
BELLARDI, MARIA GRAZIA
2008
Abstract
Forse non tutti sanno che quello splendido fiore che colora i nostri giardini anche in autunno inoltrato, la dalia (Dalia spp.), deriva il proprio nome da un botanico svedese discepolo di Limneo, Andreas Dahl, che nel 1700 ne importò i semi dal lontano Messico favorendone la diffusione in Europa Tutti sanno, invece, che le dalie richiedono molta acqua e molta luce, altrimenti la fioritura è scarsa, e che prediligono terreni fertili e ricchi di humus. Sono piante a volte imponenti, capaci di raggiungere i 150 cm di altezza e adatte perciò per il fiore reciso, oppure poche decine di centimetri, e quindi da utilizzare nelle aiuole. Le malattie più comuni della dalia sono quelle fungine, vedi il “mal bianco” trattato nel N°201 di Giardini (2004), ed i marciumi radicali. Un ruolo a parte rivestono le infezioni virali, capaci di rendere i fiori “variegati”, oppure di provocare la comparsa di antiestetiche necrosi sulle foglie. I virus I virus che infettano la dalia non sono molti, meno di dieci, anche se alcuni di essi sono particolarmente pericolosi e frequenti anche nei nostri giardini, come il virus della necrosi striata del tabacco (TSV), segnalato in America, Giappone, Australia ed Europa. E’ presente in natura con numerosi ceppi che differiscono per patogenicità , ossia possono essere più o meno aggressivi e quindi più o meno “dannosi”. Il ceppo “dalia” di TSV determina la variegatura o screziatura del fiore, cioè la comparsa di sottili striature biancastre sui petali e, in alcune varietà, anche l’ingiallimento delle nervature fogliari. Una particolarità di TSV sta nella modalità di trasmissione, dato che può contaminare il seme (con percentuali d’infezione anche del 90%), e persino il polline che può essere trasportato involontariamente dai tripidi. Accade, cioè, che questi piccoli insetti, quando visitano un fiore di dalia infetto, possono “sporcare” il proprio addome e quindi caricarsi di granuli di polline contaminati in superficie da particelle virali, che poi depositano su piante sane. Un altro virus molto frequente è quello del “mosaico” (DaMV), che però è spesso latente: la dalia infetta sembra sana o, al limite, evidenzia sintomi (decolorazioni, necrosi, bollosità, raggrinzimenti, ecc.) solo sulle foglie, mentre i fiori appaiono normali come forma e colore. Cosa fare? Trattandosi di piante propagate generalmente per tubero, occorre selezionare accuratamente in primavera le radici, raccogliendo e conservando solo quelle delle piante asintomatiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.