L’incremento “epidemico” dell’obesità richiede sempre più frequentemente al pediatra un inquadramento diagnostico di bambini o adolescenti che presentano una crescita ponderale eccessiva ed una valutazione dei possibili interventi terapeutici. Benchè nella maggior parte dei casi l’eccesso di peso non riconosca una causa specifica e richieda pertanto un approccio teso a modificare i comportamenti alimentari e motori dei pazienti, in alcune forme appare indispensabile distinguere tra obesità primitiva o essenziale e obesità secondarie. L’attenzione del pediatra deve, quindi, essere diretta da un lato al riconoscimento e alla stima dell’eccesso di peso e del rischio clinico ad esso associato e dall’altro all’individuazione di quelle forme che, seppur rare, necessitano di un approccio clinico e terapeutico specifico, diverso dall’obeso “essenziale”. La definizione di sovrappeso ed obesità in età infantile deve avere come scopi principali la previsione del rischio di salute (obiettivo clinico) e la possibilità di far confrontare popolazioni differenti (obiettivo epidemiologico). Per ragioni pratiche, le definizioni generalmente sono basate sulle misurazioni antropometriche o su indici da esse derivati: tra questi il BMI (kg/m2), pur con varie limitazioni, è stato recentemente accettato in campo internazionale sia per studi clinici che di popolazione (Cole et al. BMJ, 2000). Anche l’Italia, sotto l’egida della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica, ha realizzato le prime carte Nazionali di riferimento per Altezza, Peso e BMI pubblicate sul Journal of Endocrinological Investigation. E’ fondamentale una stima del rischio di salute che il paziente corre in funzione del grado di sovrappeso e di indicatori di adiposità. Vanno indagate, definite e possibilmente curate tutte le co-morbidità che assumono un carattere prognostico negativo. A tutt’oggi, tuttavia, la percentuale di successi a lungo termine nel trattamento del paziente obeso rimane insoddisfacente e vi è la necessità di rivalutare e perfezionare periodicamente le stategie di intervento per poter avviare una inversione di tendenza dell’attuale trend “epidemico”.
A.Balsamo (2007). Valutazione clinica del soggetto sovrappeso e dell'obeso. s.l : s.n.
Valutazione clinica del soggetto sovrappeso e dell'obeso
BALSAMO, ANTONIO
2007
Abstract
L’incremento “epidemico” dell’obesità richiede sempre più frequentemente al pediatra un inquadramento diagnostico di bambini o adolescenti che presentano una crescita ponderale eccessiva ed una valutazione dei possibili interventi terapeutici. Benchè nella maggior parte dei casi l’eccesso di peso non riconosca una causa specifica e richieda pertanto un approccio teso a modificare i comportamenti alimentari e motori dei pazienti, in alcune forme appare indispensabile distinguere tra obesità primitiva o essenziale e obesità secondarie. L’attenzione del pediatra deve, quindi, essere diretta da un lato al riconoscimento e alla stima dell’eccesso di peso e del rischio clinico ad esso associato e dall’altro all’individuazione di quelle forme che, seppur rare, necessitano di un approccio clinico e terapeutico specifico, diverso dall’obeso “essenziale”. La definizione di sovrappeso ed obesità in età infantile deve avere come scopi principali la previsione del rischio di salute (obiettivo clinico) e la possibilità di far confrontare popolazioni differenti (obiettivo epidemiologico). Per ragioni pratiche, le definizioni generalmente sono basate sulle misurazioni antropometriche o su indici da esse derivati: tra questi il BMI (kg/m2), pur con varie limitazioni, è stato recentemente accettato in campo internazionale sia per studi clinici che di popolazione (Cole et al. BMJ, 2000). Anche l’Italia, sotto l’egida della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica, ha realizzato le prime carte Nazionali di riferimento per Altezza, Peso e BMI pubblicate sul Journal of Endocrinological Investigation. E’ fondamentale una stima del rischio di salute che il paziente corre in funzione del grado di sovrappeso e di indicatori di adiposità. Vanno indagate, definite e possibilmente curate tutte le co-morbidità che assumono un carattere prognostico negativo. A tutt’oggi, tuttavia, la percentuale di successi a lungo termine nel trattamento del paziente obeso rimane insoddisfacente e vi è la necessità di rivalutare e perfezionare periodicamente le stategie di intervento per poter avviare una inversione di tendenza dell’attuale trend “epidemico”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.