Il contributo è formulato pensando alle bambine e ai bambini, al loro diritto a sviluppare pluralità nell’identità, una identità quale unità molteplice (Morin & Kern, 1994), a crescere nel rispetto delle proprie origini culturali, dei propri riferimenti esperienziali, caratteristiche fisiche e somatiche e, in imprescindibile intreccio a tale priorità, il pensiero è rivolto anche agli adulti, che hanno verso i bambini responsabilità educativa entro contesti che si vogliano capaci di creare benessere, relazioni positive nello scambio, nella reciprocità, nella valorizzazione dei punti in comune e delle differenze/peculiarità di ciascuno e di tutti. Tra gli aspetti che ritengo qui necessario considerare, pongo temi non molto esplorati nel contesto della ricerca educativa in Italia: quelli specificamente attinenti ai colori della pelle – espressioni superficiali e visibili delle differenze –, agli stereotipi e ai pregiudizi di cui sollecitano l’emergere in chi li percepisce, ai loro possibili riverberi – problematici – sulle relazioni interpersonali e sociali in genere, sulla definizione dell’identità personale, sull’autostima, e dunque sul complessivo benessere di soggetti in età evolutiva. In modo particolare – di quelle che si possono definire anche differenze melaniniche tra individui – prendo in considerazione le tonalità scure della pelle, specie quando presenti in contesti di vita – come in Italia, ad esempio – in cui la pelle dalle tonalità chiare resta ancora diffusa e prevalente. Per affrontare questa tematica che sovente assume volti problematici, non mi riferirò agli esiti di un singolo percorso di ricerca, non dunque ai risultati di una sola specifica indagine miratamente realizzata con l’obiettivo di far emergere i temi succitati, ci si riferisce invece a quanto emerge in merito a essa in più ricerche, non tutte esplicitamente volte a sondarne rilevanza e implicazioni. Dagli esempi riportati si potrà mettere a fuoco la salienza dei tratti somatici e in particolare del colore della pelle nel definire l’altro come straniero (Caronia, 1996) nel tracciare una linea di demarcazione netta che divide chi ha la pelle chiara da chi ha la pelle scura, non senza istituire gerarchie a favore dei primi.

Educazione Interculturale per la Pluralità nell’Identità. Il colore della pelle è parte dell’identità.

Stefania Lorenzini
2017

Abstract

Il contributo è formulato pensando alle bambine e ai bambini, al loro diritto a sviluppare pluralità nell’identità, una identità quale unità molteplice (Morin & Kern, 1994), a crescere nel rispetto delle proprie origini culturali, dei propri riferimenti esperienziali, caratteristiche fisiche e somatiche e, in imprescindibile intreccio a tale priorità, il pensiero è rivolto anche agli adulti, che hanno verso i bambini responsabilità educativa entro contesti che si vogliano capaci di creare benessere, relazioni positive nello scambio, nella reciprocità, nella valorizzazione dei punti in comune e delle differenze/peculiarità di ciascuno e di tutti. Tra gli aspetti che ritengo qui necessario considerare, pongo temi non molto esplorati nel contesto della ricerca educativa in Italia: quelli specificamente attinenti ai colori della pelle – espressioni superficiali e visibili delle differenze –, agli stereotipi e ai pregiudizi di cui sollecitano l’emergere in chi li percepisce, ai loro possibili riverberi – problematici – sulle relazioni interpersonali e sociali in genere, sulla definizione dell’identità personale, sull’autostima, e dunque sul complessivo benessere di soggetti in età evolutiva. In modo particolare – di quelle che si possono definire anche differenze melaniniche tra individui – prendo in considerazione le tonalità scure della pelle, specie quando presenti in contesti di vita – come in Italia, ad esempio – in cui la pelle dalle tonalità chiare resta ancora diffusa e prevalente. Per affrontare questa tematica che sovente assume volti problematici, non mi riferirò agli esiti di un singolo percorso di ricerca, non dunque ai risultati di una sola specifica indagine miratamente realizzata con l’obiettivo di far emergere i temi succitati, ci si riferisce invece a quanto emerge in merito a essa in più ricerche, non tutte esplicitamente volte a sondarne rilevanza e implicazioni. Dagli esempi riportati si potrà mettere a fuoco la salienza dei tratti somatici e in particolare del colore della pelle nel definire l’altro come straniero (Caronia, 1996) nel tracciare una linea di demarcazione netta che divide chi ha la pelle chiara da chi ha la pelle scura, non senza istituire gerarchie a favore dei primi.
2017
Lorenzini, Stefania
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