Il tema di questo contributo consiste nel rapporto tra la ricerca e la pratica clinica, ovvero nello studio della interdipendenza reciproca che queste due dimensioni dell’agire professionale costruiscono costantemente nel tempo, in una stretta interrelazione, seppur nella specificità che le caratterizza entrambe. Questo rischio è presente in tutte le discipline e le scienze mediche e, tra queste, anche nella Fisioterapia: il pericolo cioè che la professione si divida in esperti della ricerca da una parte ed esperti clinici dall’altra. Il gap che separa l’acquisizione di nuove conoscenze dalla loro applicazione su larga scala è stato stabilito essere di circa dieci anni. Questo fattore critico rivela in modo evidente la difficoltà che a tutt’oggi esiste nella comunicazione tra chi si occupa di ricerca e chi di pratica clinica. In Italia oggi la ricerca in Fisioterapia è una pratica circoscritta a una minima quota di colleghi che, senza un’affermata scuola di riferimento, spesso su base volontaristica, cercano di avventurarsi in questa affascinante e faticosa sfida. Esiste pertanto uno sbilanciamento eccessivo sul versante della pratica clinica, a cui si dedica full-time la quasi totalità del corpo professionale, con la conseguenza inevitabile dell’insorgenza di alcune significative criticità. Ne cito solo alcune: 1) carenza di fondamenti disciplinari che possano garantire comportamenti omogenei da parte dei professionisti nei pazienti affetti da specifiche patologie, soprattutto cronico-degenerative 2) eccesso di autoreferenzialità nell’assunzione di decisioni cliniche da parte del singolo professionista, fondate prevalentemente sull’opinione personale costruita in base alla specifica esperienza clinica 3) scarsa apertura alle innovazioni e, di conseguenza, ridotta disponibilità ai cambiamenti clinici e tecnologici, anche di carattere organizzativo, da parte dei professionisti sanitari. Questi e altri problemi che convivono nelle organizzazioni sanitarie in cui sono presenti i Fisioterapisti, suggeriscono a tutte le nostre comunità di proporre nuovi e decisi interventi in favore dello sviluppo di una ricerca dedicata alla Fisioterapia, cosicché la si possa rapidamente promuovere dall’attuale collocazione in qualità di “disciplina” ad una vera e propria “scienza”.

"Evidence Based Practice in Physical Therapy" / Pillastrini P.. - STAMPA. - 1:(2007), pp. 40-44. (Intervento presentato al convegno "Il Fisioterapista - Professione intellettuale tra ideale e reale" tenutosi a Rovereto (TN) nel 22 settembre 2007).

"Evidence Based Practice in Physical Therapy"

PILLASTRINI, PAOLO
2007

Abstract

Il tema di questo contributo consiste nel rapporto tra la ricerca e la pratica clinica, ovvero nello studio della interdipendenza reciproca che queste due dimensioni dell’agire professionale costruiscono costantemente nel tempo, in una stretta interrelazione, seppur nella specificità che le caratterizza entrambe. Questo rischio è presente in tutte le discipline e le scienze mediche e, tra queste, anche nella Fisioterapia: il pericolo cioè che la professione si divida in esperti della ricerca da una parte ed esperti clinici dall’altra. Il gap che separa l’acquisizione di nuove conoscenze dalla loro applicazione su larga scala è stato stabilito essere di circa dieci anni. Questo fattore critico rivela in modo evidente la difficoltà che a tutt’oggi esiste nella comunicazione tra chi si occupa di ricerca e chi di pratica clinica. In Italia oggi la ricerca in Fisioterapia è una pratica circoscritta a una minima quota di colleghi che, senza un’affermata scuola di riferimento, spesso su base volontaristica, cercano di avventurarsi in questa affascinante e faticosa sfida. Esiste pertanto uno sbilanciamento eccessivo sul versante della pratica clinica, a cui si dedica full-time la quasi totalità del corpo professionale, con la conseguenza inevitabile dell’insorgenza di alcune significative criticità. Ne cito solo alcune: 1) carenza di fondamenti disciplinari che possano garantire comportamenti omogenei da parte dei professionisti nei pazienti affetti da specifiche patologie, soprattutto cronico-degenerative 2) eccesso di autoreferenzialità nell’assunzione di decisioni cliniche da parte del singolo professionista, fondate prevalentemente sull’opinione personale costruita in base alla specifica esperienza clinica 3) scarsa apertura alle innovazioni e, di conseguenza, ridotta disponibilità ai cambiamenti clinici e tecnologici, anche di carattere organizzativo, da parte dei professionisti sanitari. Questi e altri problemi che convivono nelle organizzazioni sanitarie in cui sono presenti i Fisioterapisti, suggeriscono a tutte le nostre comunità di proporre nuovi e decisi interventi in favore dello sviluppo di una ricerca dedicata alla Fisioterapia, cosicché la si possa rapidamente promuovere dall’attuale collocazione in qualità di “disciplina” ad una vera e propria “scienza”.
2007
"Il Fisioterapista - Professione intellettuale tra ideale e reale"
40
44
"Evidence Based Practice in Physical Therapy" / Pillastrini P.. - STAMPA. - 1:(2007), pp. 40-44. (Intervento presentato al convegno "Il Fisioterapista - Professione intellettuale tra ideale e reale" tenutosi a Rovereto (TN) nel 22 settembre 2007).
Pillastrini P.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/61165
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