Distinguere tra coloro che fuggono da una “persecuzione” da coloro che cercano condizioni di vita migliori non è facile. Migranti forzati e volontari viaggiano sulla stessa barca, lungo le stesse rotte, gestite dagli stessi network di “trafficanti”. Eppure, una volta attraversato il confine, devono sottoporsi ad un processo di selezione che decreterà chi è meritevole di protezione e chi, a seguito del diniego, verrà rimpatriato o resterà nel paese di approdo come irregolare. Una terza opzione è il rimpatrio volontario assistito (RVA), una sorta di sub-categoria della migrazione di ritorno che prevede assistenza logistica, finanziaria e/o materiale ai cittadini dei paesi terzi che dall’Europa decidono di tornare nel proprio paese di origine. Opzione poco conosciuta e ancor meno praticata. Perché? La scarsa conoscenza di questo strumento, sia da parte degli operatori dell’accoglienza che dei richiedenti asilo, viene spesso considerata il principale ostacolo al decollo dello stesso in Italia. Ma a cosa è dovuta questa mancanza di informazione? E se si trattasse, piuttosto, di una resistenza di ordine psicologico-culturale degli attori coinvolti nei confronti dello strumento? Per rispondere a queste domande abbiamo realizzato, in collaborazione con la Cooperativa Lai Momo, un’indagine volta ad esplorare la percezione del RVA nel vissuto dei mediatori culturali e degli operatori di alcune strutture di prima e seconda accoglienza della provincia di Bologna e dei richiedenti asilo (provenienti dal Mali e dal Burkina Faso) in esse ospitati.

Il Rimpatrio volontario assistito nel vissuto dei richiedenti asilo e degli operatori dell’accoglienza / Musarò Pierluigi; Parmiggiani Paola; Liberati Elena. - In: AFRICA E MEDITERRANEO. - ISSN 1121-8495. - STAMPA. - 86:(2017), pp. 7-13.

Il Rimpatrio volontario assistito nel vissuto dei richiedenti asilo e degli operatori dell’accoglienza

MUSARO', PIERLUIGI;PARMIGGIANI, PAOLA;
2017

Abstract

Distinguere tra coloro che fuggono da una “persecuzione” da coloro che cercano condizioni di vita migliori non è facile. Migranti forzati e volontari viaggiano sulla stessa barca, lungo le stesse rotte, gestite dagli stessi network di “trafficanti”. Eppure, una volta attraversato il confine, devono sottoporsi ad un processo di selezione che decreterà chi è meritevole di protezione e chi, a seguito del diniego, verrà rimpatriato o resterà nel paese di approdo come irregolare. Una terza opzione è il rimpatrio volontario assistito (RVA), una sorta di sub-categoria della migrazione di ritorno che prevede assistenza logistica, finanziaria e/o materiale ai cittadini dei paesi terzi che dall’Europa decidono di tornare nel proprio paese di origine. Opzione poco conosciuta e ancor meno praticata. Perché? La scarsa conoscenza di questo strumento, sia da parte degli operatori dell’accoglienza che dei richiedenti asilo, viene spesso considerata il principale ostacolo al decollo dello stesso in Italia. Ma a cosa è dovuta questa mancanza di informazione? E se si trattasse, piuttosto, di una resistenza di ordine psicologico-culturale degli attori coinvolti nei confronti dello strumento? Per rispondere a queste domande abbiamo realizzato, in collaborazione con la Cooperativa Lai Momo, un’indagine volta ad esplorare la percezione del RVA nel vissuto dei mediatori culturali e degli operatori di alcune strutture di prima e seconda accoglienza della provincia di Bologna e dei richiedenti asilo (provenienti dal Mali e dal Burkina Faso) in esse ospitati.
2017
Il Rimpatrio volontario assistito nel vissuto dei richiedenti asilo e degli operatori dell’accoglienza / Musarò Pierluigi; Parmiggiani Paola; Liberati Elena. - In: AFRICA E MEDITERRANEO. - ISSN 1121-8495. - STAMPA. - 86:(2017), pp. 7-13.
Musarò Pierluigi; Parmiggiani Paola; Liberati Elena
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/608503
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