Tra le varie imprese di cui Gerolamo Ruscelli (1504-1566) si occupa nelle sue Le imprese illustri (princeps 1566) c’è quella attribuita al di Sultan Soliman Otomano, Re de’ Turchi. Questo articolo vuol mostrare che, ad un’analisi attenta delle sue immagini (candelieri accesi e spenti) e del suo motto - che il Ruscelli trascrive in lingua araba - l’impresa HALLA` VERE` attribuita a Solimano sembra una elaborazione di origine occidentale. Il Ruscelli dichiara di mandare alle stampe un’icona non sua e di elaborare notizie di altri. In questo si inserisce in una tradizione consolidata da ambasciatori e storici occidentali, che offreono descrizioni del sultano discontinue e contraddittorie. Secondo chi gli aveva procurato l’impresa - un anonimo personaggio descritto come molto addentrato nei segreti della corte turca - essa risaliva ad un periodo successivo alla morte del figliuolo primogenito Mustafà, e veniva conservata «nel più secreto luogo delle sue stanze in alcuni quadretti d’oro, et ancora in forma di medaglie, ò pendenti, riccamente adornati di gioie, et molto artificiosamente lauorate» … spiegazione che sistemata così, in fine narratio, e dopo l’apologia religiosa che il Ruscelli dedica alla fedeltà dei musulmani alla loro religione in confronto al più tiepido atteggiamento dei cristiani, instilla molti dubbi sull’autenticità dell’impresa.
A. Maranini (2006). Tra candele e crescenti. L’impresa di Solimano nell’opera di Girolamo Ruscelli. SCHEDE UMANISTICHE, XX, 93-143.
Tra candele e crescenti. L’impresa di Solimano nell’opera di Girolamo Ruscelli
MARANINI, ANNA
2006
Abstract
Tra le varie imprese di cui Gerolamo Ruscelli (1504-1566) si occupa nelle sue Le imprese illustri (princeps 1566) c’è quella attribuita al di Sultan Soliman Otomano, Re de’ Turchi. Questo articolo vuol mostrare che, ad un’analisi attenta delle sue immagini (candelieri accesi e spenti) e del suo motto - che il Ruscelli trascrive in lingua araba - l’impresa HALLA` VERE` attribuita a Solimano sembra una elaborazione di origine occidentale. Il Ruscelli dichiara di mandare alle stampe un’icona non sua e di elaborare notizie di altri. In questo si inserisce in una tradizione consolidata da ambasciatori e storici occidentali, che offreono descrizioni del sultano discontinue e contraddittorie. Secondo chi gli aveva procurato l’impresa - un anonimo personaggio descritto come molto addentrato nei segreti della corte turca - essa risaliva ad un periodo successivo alla morte del figliuolo primogenito Mustafà, e veniva conservata «nel più secreto luogo delle sue stanze in alcuni quadretti d’oro, et ancora in forma di medaglie, ò pendenti, riccamente adornati di gioie, et molto artificiosamente lauorate» … spiegazione che sistemata così, in fine narratio, e dopo l’apologia religiosa che il Ruscelli dedica alla fedeltà dei musulmani alla loro religione in confronto al più tiepido atteggiamento dei cristiani, instilla molti dubbi sull’autenticità dell’impresa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.