Alla fine del XIX secolo nasce la figura del Dandy. Figlio ribelle della nuova società contemporanea basata sulla rivoluzione industriale, il dandy si pone come un ‘eroe’ antagonista che, come gli artisti più all’avanguardia del suo tempo (da Wilde a Beardsley e da Huysmans a Klimt), mette in atto tutta una serie di comportamenti volti a dichiarare la propria indipendenza dalla classe dominante, quella borghese. Gli strumenti adottati dal dandy per rimarcare questa ‘differenza’ sono soprattuto il modo ricercato di vestirsi, l’assunzione di pose affettate e l’esibito disimpegno. Di qui il taglio raffinato degli abiti, la ricerca del particolare squisito, l’ostentata ambiguità sessuale e, di conseguenza, l’importanza del trucco e della maschera. Abiti eccentrici, maquillage, travestitismo e androginia sono tutti ingredienti che, oltre mezzo secolo dopo, ritroveranno nuova linfa vitale nelle pratiche artistiche degli anni Settanta del Novecento quando, sorpassate le cosiddette “Neo-avanguardie dure” (Minimalismo, Arte povera, Arte concettuale ecc.), si aprirà la stagione della “Citazione” e della “Ripetizione differente” che troveranno nell’ambiente dello spettacolo, in particolare in quello musicale, la loro massima normalizzazione. Per dirla con le parole di Bowie, “pensavamo d’essere esploratori d’avanguardia, rappresentanti d’una forma embrionica di post-modernismo”.

Virelli, G. (2017). L'arte del dandy, il dandy come (opera d')arte. Dagli Yellow Nineties ai Seventies Glam: poseurisme, travestitismo e performance. LA RIVISTA DI ENGRAMMA, 141, 17-26.

L'arte del dandy, il dandy come (opera d')arte. Dagli Yellow Nineties ai Seventies Glam: poseurisme, travestitismo e performance

VIRELLI, GIUSEPPE
2017

Abstract

Alla fine del XIX secolo nasce la figura del Dandy. Figlio ribelle della nuova società contemporanea basata sulla rivoluzione industriale, il dandy si pone come un ‘eroe’ antagonista che, come gli artisti più all’avanguardia del suo tempo (da Wilde a Beardsley e da Huysmans a Klimt), mette in atto tutta una serie di comportamenti volti a dichiarare la propria indipendenza dalla classe dominante, quella borghese. Gli strumenti adottati dal dandy per rimarcare questa ‘differenza’ sono soprattuto il modo ricercato di vestirsi, l’assunzione di pose affettate e l’esibito disimpegno. Di qui il taglio raffinato degli abiti, la ricerca del particolare squisito, l’ostentata ambiguità sessuale e, di conseguenza, l’importanza del trucco e della maschera. Abiti eccentrici, maquillage, travestitismo e androginia sono tutti ingredienti che, oltre mezzo secolo dopo, ritroveranno nuova linfa vitale nelle pratiche artistiche degli anni Settanta del Novecento quando, sorpassate le cosiddette “Neo-avanguardie dure” (Minimalismo, Arte povera, Arte concettuale ecc.), si aprirà la stagione della “Citazione” e della “Ripetizione differente” che troveranno nell’ambiente dello spettacolo, in particolare in quello musicale, la loro massima normalizzazione. Per dirla con le parole di Bowie, “pensavamo d’essere esploratori d’avanguardia, rappresentanti d’una forma embrionica di post-modernismo”.
2017
Virelli, G. (2017). L'arte del dandy, il dandy come (opera d')arte. Dagli Yellow Nineties ai Seventies Glam: poseurisme, travestitismo e performance. LA RIVISTA DI ENGRAMMA, 141, 17-26.
Virelli, Giuseppe
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/605544
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