La storia sociale del lavoro durante il novecento è per lo più sovrapponibile con la produzione di una forma specifica di soggettività. Il riconoscimento della propria dignità sociale era infatti strettamente connesso con la qualità della posizione che il soggetto occupava sul mercato del lavoro. Il lavoro, il suo particolare modo di esercizio, permetteva di specificare una misura sociale della soggettività e del personale livello di inclusione sociale. Quello che si cerca di sostenere in questo articolo è che con il venir meno di tale scenario produttivo, industriale e fordista, il lavoro confonde i suoi confini tradizionali e torna ad essere una attività smisurata. Intendendo per smisurata l'impossibilità di determinare una precisa analitica del valore basata sul tempo produttivo speso dal lavoratore all'interno dell'impresa. La precarietà e la soddisfazione professionale e lavorativa in tal senso interpella la soggettività produttiva secondo nuove dimensioni che gli autori cercano di chiarire a partire dai dati raccolti in una attività di ricerca sul campo, svolta con metodi quantitativi e qualitativi, nel settore della cosiddetta industria dello spettacolo.
Chicchi, F., Savioli, M., Turrini, M. (2014). Soggettività intermittenti. Un'inchiesta sulla scomposizione del lavoro nell'ambito delle industrie creative. SOCIOLOGIA DEL LAVORO, 133(1/2014), 42-57.
Soggettività intermittenti. Un'inchiesta sulla scomposizione del lavoro nell'ambito delle industrie creative
CHICCHI, FEDERICO;SAVIOLI, MARCO;TURRINI, MAURO
2014
Abstract
La storia sociale del lavoro durante il novecento è per lo più sovrapponibile con la produzione di una forma specifica di soggettività. Il riconoscimento della propria dignità sociale era infatti strettamente connesso con la qualità della posizione che il soggetto occupava sul mercato del lavoro. Il lavoro, il suo particolare modo di esercizio, permetteva di specificare una misura sociale della soggettività e del personale livello di inclusione sociale. Quello che si cerca di sostenere in questo articolo è che con il venir meno di tale scenario produttivo, industriale e fordista, il lavoro confonde i suoi confini tradizionali e torna ad essere una attività smisurata. Intendendo per smisurata l'impossibilità di determinare una precisa analitica del valore basata sul tempo produttivo speso dal lavoratore all'interno dell'impresa. La precarietà e la soddisfazione professionale e lavorativa in tal senso interpella la soggettività produttiva secondo nuove dimensioni che gli autori cercano di chiarire a partire dai dati raccolti in una attività di ricerca sul campo, svolta con metodi quantitativi e qualitativi, nel settore della cosiddetta industria dello spettacolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.