Quando si nomina la pianta dell’acanto, si pensa subito allo stile corinzio delle colonne dell’antica Grecia, con le grandi foglie oblunghe, profondamente incise. Per essere precisi, l’acanto del calato del capitello corinzio è Acanthus spinosus, tipico dell’Europa orientale, mentre nel nostro Paese è più nota e diffusa la specie A. mollis. Questa elegante pianta, il cui nome evoca epoche antiche e gloriose, la si riconosce subito per il fogliame arrotondato, sontuoso e lucido, dai margini ondulati, e le alte spighe che compaiono il luglio-agosto, dove rosse o verdastre ampie brattee ricoprono i fiori tubulosi. Dove collocare l’acanto? E’ quell’elemento vegetale che con più facilità si consiglia di utilizzare se si vogliono coprire aree di terreno poco accessibili; pensiamo, ad esempio, al giardino che confina mediante piccoli dislivelli con strade o viali trafficati, per cui le normali cure diventano un vero problema. Se l’ostacolo da superare è proprio quello di una modesta scarpata, in posizione soleggiata e ben illuminata, affidiamoci a pochi esemplari di acanto, da lasciare crescere indisturbati fino a quando infoltiranno. Tutto questo, però, ad una condizione: che il terreno sia profondo, fertile e ben drenato. Una brutta malattia Non sono molte le avversità dell’acanto, specie rustica soprattutto nella varietà “Latifolia”, ma se si verifica un attacco fungino dovuto a Cercospora beticola (responsabile della malattia nota come “cercospora”), la situazione precipita ed il nobile acanto scende di rango. Le foglie si ricoprono di macchie necrotiche che via via infittiscono causando l’ingiallimento ed il disseccamento di tutto il lembo: il quadro finale è un triste susseguirsi di esemplari avvizziti da cui si dipartono poche spighe fiorali malconce. Se non vogliamo che il nostro giardino sia ricordato da chi solitamente vi passa accanto per quei “brutti acanti rinsecchiti”, prestiamo attenzione alla comparsa dei primi sintomi: ripuliamo manualmente le piante colpite da cercospsora (le foglie infette devono essere bruciate); oppure tagliamole al colletto in modo che ricaccino. Se alla base del problema vi è la scarsa illuminazione, interveniamo per sfoltire la vegetazione circostante (magari arbusti divenuti col tempo troppo invadenti) e creiamo un ambiente microclimatico più favorevole all’acanto e meno alla cercospora.

Un acanto malconcio

BELLARDI, MARIA GRAZIA
2017

Abstract

Quando si nomina la pianta dell’acanto, si pensa subito allo stile corinzio delle colonne dell’antica Grecia, con le grandi foglie oblunghe, profondamente incise. Per essere precisi, l’acanto del calato del capitello corinzio è Acanthus spinosus, tipico dell’Europa orientale, mentre nel nostro Paese è più nota e diffusa la specie A. mollis. Questa elegante pianta, il cui nome evoca epoche antiche e gloriose, la si riconosce subito per il fogliame arrotondato, sontuoso e lucido, dai margini ondulati, e le alte spighe che compaiono il luglio-agosto, dove rosse o verdastre ampie brattee ricoprono i fiori tubulosi. Dove collocare l’acanto? E’ quell’elemento vegetale che con più facilità si consiglia di utilizzare se si vogliono coprire aree di terreno poco accessibili; pensiamo, ad esempio, al giardino che confina mediante piccoli dislivelli con strade o viali trafficati, per cui le normali cure diventano un vero problema. Se l’ostacolo da superare è proprio quello di una modesta scarpata, in posizione soleggiata e ben illuminata, affidiamoci a pochi esemplari di acanto, da lasciare crescere indisturbati fino a quando infoltiranno. Tutto questo, però, ad una condizione: che il terreno sia profondo, fertile e ben drenato. Una brutta malattia Non sono molte le avversità dell’acanto, specie rustica soprattutto nella varietà “Latifolia”, ma se si verifica un attacco fungino dovuto a Cercospora beticola (responsabile della malattia nota come “cercospora”), la situazione precipita ed il nobile acanto scende di rango. Le foglie si ricoprono di macchie necrotiche che via via infittiscono causando l’ingiallimento ed il disseccamento di tutto il lembo: il quadro finale è un triste susseguirsi di esemplari avvizziti da cui si dipartono poche spighe fiorali malconce. Se non vogliamo che il nostro giardino sia ricordato da chi solitamente vi passa accanto per quei “brutti acanti rinsecchiti”, prestiamo attenzione alla comparsa dei primi sintomi: ripuliamo manualmente le piante colpite da cercospsora (le foglie infette devono essere bruciate); oppure tagliamole al colletto in modo che ricaccino. Se alla base del problema vi è la scarsa illuminazione, interveniamo per sfoltire la vegetazione circostante (magari arbusti divenuti col tempo troppo invadenti) e creiamo un ambiente microclimatico più favorevole all’acanto e meno alla cercospora.
2017
Bellardi, Maria Grazia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/602415
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