Il Teatro Marittimo è un edificio fra i più celebri dell’antichità classica ed è stato oggetto di innumerevoli rilievi che nel corso dei secoli ne hanno di volta in volta attestato lo stato di conservazione, i restauri e l'“ambientazione” all'interno del paesaggio architettonico e naturalistico della Villa Adriana. Il rilievo del colore, al pari delle caratteristiche formali delle murature e della decorazione architettonica, ha costituito uno dei principali oggetti di interesse durante l’esperienza condotta sulla Villa da parte dei pensionnaires francesi (XIX e XX secolo). Mediante le restituzioni ad acquerello su tavole di grandi dimensioni, questi artisti hanno fornito un esempio che risulta tutt'oggi ineguagliato per eleganza espressiva ed uniformità dei metodi di rappresentazione. Questi ultimi sono stati soggetti ad una codifica in ambito archeologico che ha visto prevalere la componente analitica a discapito della suggestione pittorica che trapela degli envois, come attestano i rilievi della Villa di Rakob, Ueblacker e Hoffmann. Fra gli studi recenti di carattere ricostruttivo, quelli condotti da Cinque e Adembri, hanno visto la reintroduzione del colore quale strumento essenziale per la trasmissione dell’immagine originaria dei sontuosi interni della dimora imperiale, caratterizzati da marmi policromi fra i più preziosi e ricercati dell’antichità (rosso, verde e giallo antico, serpentino, porfido, pavonazzetto). I dati raccolti in occasione della recente campagna di rilevamento laser scanner e fotogrammetrico del Teatro Marittimo hanno fornito la base di partenza per ulteriori considerazioni sul rapporto colore - inteso come texture - e rovina. Test estensivi sull'ottimizzazione dei modelli e relative mappature hanno infatti permesso di raggiungere un duplice obiettivo: il primo consiste nel permettere ad un unico modello digitale foto-realistico di supportare una estesa gamma di scale di restituzione; il secondo è quello di rendere coerente l’importazione in uno stesso ambiente 3D di ulteriori modelli appartenuti alla decorazione architettonica originaria del Teatro Marittimo per eseguirne l'anastilosi virtuale. Tali frammenti, custoditi nelle collezioni di musei e magazzini dell’area archeologica, vennero asportati nel corso dei secoli e sono stati oggetto di rilevamenti digitali specifici finalizzati ad individuarne la posizione originaria. L’ottenimento di restituzioni 3D scientificamente accurate, che al tempo stesso riuscissero ai colmare il divario comunicazionale fra rappresentazione tradizione e digitale, si articola in vari passaggi: in primo luogo l’analisi delle soglie computazionali ammissibili di modelli e relative texture, la segmentazione su base semantica, la realizzazione di copie a dettaglio ridotto correttamente parametrizzate, la mappatura delle normali, la correzione radiometrica di fotogrammi e texture del colore (sia delle strutture in situ che dei frammenti di trabeazione).
Cipriani, L., Fantini, F., Bertacchi, S., Bertacchi, G. (2016). La gestione del colore nei modelli digitali per l'archeologia: il caso del Teatro Marittimo di Villa Adriana a Tivoli. Milano : Gruppo del Colore - Associazione Italiana Colore.
La gestione del colore nei modelli digitali per l'archeologia: il caso del Teatro Marittimo di Villa Adriana a Tivoli
CIPRIANI, LUCA;FANTINI, FILIPPO;BERTACCHI, SILVIA;BERTACCHI, GIANNA
2016
Abstract
Il Teatro Marittimo è un edificio fra i più celebri dell’antichità classica ed è stato oggetto di innumerevoli rilievi che nel corso dei secoli ne hanno di volta in volta attestato lo stato di conservazione, i restauri e l'“ambientazione” all'interno del paesaggio architettonico e naturalistico della Villa Adriana. Il rilievo del colore, al pari delle caratteristiche formali delle murature e della decorazione architettonica, ha costituito uno dei principali oggetti di interesse durante l’esperienza condotta sulla Villa da parte dei pensionnaires francesi (XIX e XX secolo). Mediante le restituzioni ad acquerello su tavole di grandi dimensioni, questi artisti hanno fornito un esempio che risulta tutt'oggi ineguagliato per eleganza espressiva ed uniformità dei metodi di rappresentazione. Questi ultimi sono stati soggetti ad una codifica in ambito archeologico che ha visto prevalere la componente analitica a discapito della suggestione pittorica che trapela degli envois, come attestano i rilievi della Villa di Rakob, Ueblacker e Hoffmann. Fra gli studi recenti di carattere ricostruttivo, quelli condotti da Cinque e Adembri, hanno visto la reintroduzione del colore quale strumento essenziale per la trasmissione dell’immagine originaria dei sontuosi interni della dimora imperiale, caratterizzati da marmi policromi fra i più preziosi e ricercati dell’antichità (rosso, verde e giallo antico, serpentino, porfido, pavonazzetto). I dati raccolti in occasione della recente campagna di rilevamento laser scanner e fotogrammetrico del Teatro Marittimo hanno fornito la base di partenza per ulteriori considerazioni sul rapporto colore - inteso come texture - e rovina. Test estensivi sull'ottimizzazione dei modelli e relative mappature hanno infatti permesso di raggiungere un duplice obiettivo: il primo consiste nel permettere ad un unico modello digitale foto-realistico di supportare una estesa gamma di scale di restituzione; il secondo è quello di rendere coerente l’importazione in uno stesso ambiente 3D di ulteriori modelli appartenuti alla decorazione architettonica originaria del Teatro Marittimo per eseguirne l'anastilosi virtuale. Tali frammenti, custoditi nelle collezioni di musei e magazzini dell’area archeologica, vennero asportati nel corso dei secoli e sono stati oggetto di rilevamenti digitali specifici finalizzati ad individuarne la posizione originaria. L’ottenimento di restituzioni 3D scientificamente accurate, che al tempo stesso riuscissero ai colmare il divario comunicazionale fra rappresentazione tradizione e digitale, si articola in vari passaggi: in primo luogo l’analisi delle soglie computazionali ammissibili di modelli e relative texture, la segmentazione su base semantica, la realizzazione di copie a dettaglio ridotto correttamente parametrizzate, la mappatura delle normali, la correzione radiometrica di fotogrammi e texture del colore (sia delle strutture in situ che dei frammenti di trabeazione).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.