Romanzo. È il 1875 a Montepuccio e il calore del sole sembra spaccare la terra. Agosto schiaccia il massiccio del Gargano con la sicurezza di un antico signore, e ogni cosa è immobile nell'aria infuocata.L'asino e il cavaliere, che avanzavano lenti lungo la via Nuova, come ombre condannate a un antico castigo, si sono arrestati davanti alla casa dei Cannito. Il cavaliere è sceso a terra con un'agilità inaspettata. Non ha avuto bisogno di bussare alla porta. Una donna gli ha aperto. E sulla soglia ha riconosciuto subito l'uomo che aveva di fronte: Luciano Mascalone, tornato in paese, dopo quindici anni di galera, per consumare la sua vendetta. La donna non ha detto nulla, non ha mostrato né gioia né sorpresa. Lo ha guardato negli occhi come si fissa il destino, e ha semplicemente aperto il palmo della sua mano. Luciano Mascalone ha pensato allora che era già sua, che gli apparteneva, che non avrebbe lottato. Sporco e coperto di polvere è entrato in casa Cannito e, tra le lenzuola fresche di un grande letto, mentre lei gemeva come una vergine, il sorriso sulle labbra, stupita di piacere, abbandonata, l'ha presa... L'ha presa senza curarsi di niente, senza deliberatamente pensare che, una volta uscito da quella casa, avrebbe pagato con la vita il suo gesto.
R. Fedriga (2005). Gli Scorta. MILANO : Neri Pozza.
Gli Scorta
FEDRIGA, RICCARDO
2005
Abstract
Romanzo. È il 1875 a Montepuccio e il calore del sole sembra spaccare la terra. Agosto schiaccia il massiccio del Gargano con la sicurezza di un antico signore, e ogni cosa è immobile nell'aria infuocata.L'asino e il cavaliere, che avanzavano lenti lungo la via Nuova, come ombre condannate a un antico castigo, si sono arrestati davanti alla casa dei Cannito. Il cavaliere è sceso a terra con un'agilità inaspettata. Non ha avuto bisogno di bussare alla porta. Una donna gli ha aperto. E sulla soglia ha riconosciuto subito l'uomo che aveva di fronte: Luciano Mascalone, tornato in paese, dopo quindici anni di galera, per consumare la sua vendetta. La donna non ha detto nulla, non ha mostrato né gioia né sorpresa. Lo ha guardato negli occhi come si fissa il destino, e ha semplicemente aperto il palmo della sua mano. Luciano Mascalone ha pensato allora che era già sua, che gli apparteneva, che non avrebbe lottato. Sporco e coperto di polvere è entrato in casa Cannito e, tra le lenzuola fresche di un grande letto, mentre lei gemeva come una vergine, il sorriso sulle labbra, stupita di piacere, abbandonata, l'ha presa... L'ha presa senza curarsi di niente, senza deliberatamente pensare che, una volta uscito da quella casa, avrebbe pagato con la vita il suo gesto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.