La poesia contemporanea saharawi è figlia della sofferenza e indignazione di un popolo di tradizione nomade che l’ingiustizia e gli interessi geopolitici ed economici delle grandi potenze hanno confinato tra lo spazio dei campi di rifugiati del deserto della hammada algerina e le zone occupate dal regime marocchino. In un clima di diffusa ingiustizia ingiustificata, il verso saharawi si presenta come strumento per oltrepassare e abbattere i confini: confini fisici e militarizzati, quali il Muro de la Vergüenza marocchino, come anche il confine testuale tra l’io e l’altro saharawi, nella consapevolezza del comune sforzo per l’autoaffermazione. D’altro canto, l’uso dello spagnolo si presenta come simbolo di identità e resistenza contro la francofonia dell’invasione marocchina, i tentativi di assimilazione forzata e annientamento culturale, nonché come rivendicazione dell’eredità di un secolo di colonizzazione. Il presente contributo mira pertanto a declinare e analizzare il concetto di confine nelle molteplici accezioni di frontiera fisica, linguistica, culturale, simbolica e testuale. Al contempo, si propone di approfondire la relazione tra la contemporaneità dell’irrisolta “questione saharawi” e l’estetica della resistenza della lirica del poeta, che esplicita una chiara strategia volta ad appoggiare la retorica politica del popolo e dello Stato saharawi. Alla definizione del concetto di “confine militarizzato” e dell’ambiguità della nozione di “sicurezza”, segue la riflessione sull’origine e conseguenze della costruzione del muro marocchino, per poi insistere sul lavoro di preservazione, diffusione e promozione della cultura saharawi realizzato dal gruppo di poeti della Generación de la Amistad Saharaui, che lascia spazio all’analisi di una selezione di componimenti di alcuni degli esponenti della piattaforma. I versi si presentano come una produzione politicamente impegnata, in cui l’ “io poetico”, dialogando con il “tu”, si dissolve in un “noi”, delle cui aspirazioni e necessità si fa portavoce, assecondando una dinamica che fa sì che la poesia si macchi del sangue dei saharawi prigionieri dell’occupante e si metta a disposizione di coloro che vivono il sincretismo della diaspora, che da oltre quarant’anni sognano di ritornare alla propria terra in libertà.
Il confine nella contemporaneità della “questione ṣaḥrawī”: la poesia della resistenza della Generación de la Amistad Saharaui
MALTESE, GIULIA
In corso di stampa
Abstract
La poesia contemporanea saharawi è figlia della sofferenza e indignazione di un popolo di tradizione nomade che l’ingiustizia e gli interessi geopolitici ed economici delle grandi potenze hanno confinato tra lo spazio dei campi di rifugiati del deserto della hammada algerina e le zone occupate dal regime marocchino. In un clima di diffusa ingiustizia ingiustificata, il verso saharawi si presenta come strumento per oltrepassare e abbattere i confini: confini fisici e militarizzati, quali il Muro de la Vergüenza marocchino, come anche il confine testuale tra l’io e l’altro saharawi, nella consapevolezza del comune sforzo per l’autoaffermazione. D’altro canto, l’uso dello spagnolo si presenta come simbolo di identità e resistenza contro la francofonia dell’invasione marocchina, i tentativi di assimilazione forzata e annientamento culturale, nonché come rivendicazione dell’eredità di un secolo di colonizzazione. Il presente contributo mira pertanto a declinare e analizzare il concetto di confine nelle molteplici accezioni di frontiera fisica, linguistica, culturale, simbolica e testuale. Al contempo, si propone di approfondire la relazione tra la contemporaneità dell’irrisolta “questione saharawi” e l’estetica della resistenza della lirica del poeta, che esplicita una chiara strategia volta ad appoggiare la retorica politica del popolo e dello Stato saharawi. Alla definizione del concetto di “confine militarizzato” e dell’ambiguità della nozione di “sicurezza”, segue la riflessione sull’origine e conseguenze della costruzione del muro marocchino, per poi insistere sul lavoro di preservazione, diffusione e promozione della cultura saharawi realizzato dal gruppo di poeti della Generación de la Amistad Saharaui, che lascia spazio all’analisi di una selezione di componimenti di alcuni degli esponenti della piattaforma. I versi si presentano come una produzione politicamente impegnata, in cui l’ “io poetico”, dialogando con il “tu”, si dissolve in un “noi”, delle cui aspirazioni e necessità si fa portavoce, assecondando una dinamica che fa sì che la poesia si macchi del sangue dei saharawi prigionieri dell’occupante e si metta a disposizione di coloro che vivono il sincretismo della diaspora, che da oltre quarant’anni sognano di ritornare alla propria terra in libertà.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.