Il 16 marzo 2016 il Presidente degli Stati Uniti d’America ha nominato Merrick Garland giudice della Corte suprema, in sostituzione dello scomparso Antonin Scalia. La Costituzione prevede che l’esecutivo eserciti tale attribuzione, «sentito il parere e con il consenso del Senato», che deve confermare la nomina con il voto favorevole «di due terzi dei senatori presenti» (art. II, sez. II, cl. 2). Ciò che rende peculiare la procedura di nomina del giudice Garland è il rifiuto a priori da parte della maggioranza repubblicana di considerare qualunque candidatura proposta dalla Presidenza e dunque di svolgere al neo-nominato finanche l’audizione dinanzi alla Commissione Giustizia del Senato, che precede il voto dell’Aula. L’argomento sostenuto dal leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell, è che, viste le imminenti elezioni presidenziali, sia opportuno dare al popolo la parola sulla nomina del nono giudice, lasciando al nuovo Presidente tale responsabilità. La vicenda apre diverse problematiche tra cui: il rischio di un blocco delle nomine dei giudici della Corte suprema in caso di "governo diviso", i rapporti tra Senato e Presidente degli Stati Uniti, le difficoltà della Corte stessa ad operare con una composizione incompleta e, non ultimo, il rischio di una Corte suprema sempre più polarizzata.

Bologna, C. (2016). Nomine alla Corte suprema e governo "diviso": il caso Garland. QUADERNI COSTITUZIONALI, 3, 576-579 [10.1439/84272].

Nomine alla Corte suprema e governo "diviso": il caso Garland

BOLOGNA, CHIARA
2016

Abstract

Il 16 marzo 2016 il Presidente degli Stati Uniti d’America ha nominato Merrick Garland giudice della Corte suprema, in sostituzione dello scomparso Antonin Scalia. La Costituzione prevede che l’esecutivo eserciti tale attribuzione, «sentito il parere e con il consenso del Senato», che deve confermare la nomina con il voto favorevole «di due terzi dei senatori presenti» (art. II, sez. II, cl. 2). Ciò che rende peculiare la procedura di nomina del giudice Garland è il rifiuto a priori da parte della maggioranza repubblicana di considerare qualunque candidatura proposta dalla Presidenza e dunque di svolgere al neo-nominato finanche l’audizione dinanzi alla Commissione Giustizia del Senato, che precede il voto dell’Aula. L’argomento sostenuto dal leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell, è che, viste le imminenti elezioni presidenziali, sia opportuno dare al popolo la parola sulla nomina del nono giudice, lasciando al nuovo Presidente tale responsabilità. La vicenda apre diverse problematiche tra cui: il rischio di un blocco delle nomine dei giudici della Corte suprema in caso di "governo diviso", i rapporti tra Senato e Presidente degli Stati Uniti, le difficoltà della Corte stessa ad operare con una composizione incompleta e, non ultimo, il rischio di una Corte suprema sempre più polarizzata.
2016
Bologna, C. (2016). Nomine alla Corte suprema e governo "diviso": il caso Garland. QUADERNI COSTITUZIONALI, 3, 576-579 [10.1439/84272].
Bologna, Chiara
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