Nella civiltà ellenistico-mediterranea, dall’età preplatonica alla fine del Medioevo, i miti, i rituali e le riflessioni intorno alle statue, e in particolare ai simulacri divini, hanno fornito un contribuito decisivo all’istituzione e alla definizione del campo teologico-politico. Il significato e l’efficacia operativa del segno iconico trovarono nella rappresentazione plastica a tutto tondo l’espressione emblematica dell’immagine come forma in atto – concreta e presentificata, localizzata e al tempo stesso infinitamente riproducibile – del potere politico-religioso e della sua irriducibile alterità. L’età tardoantica, da cui prende le mosse il volume, segna l’apice e però anche la svolta cruciale di un’esperienza su cui s’innestano le dinamiche, gli equilibri e i compromessi del successivo millennio cristiano, che da Bisanzio all’Occidente latino avrebbe nutrito l’immaginario, il pensiero e le pratiche rituali intorno ai simulacri fino al pieno Rinascimento. L’invito a una comune riflessione sulla storia delle statue, muovendo dal lessico, dai materiali e dai contesti d’uso e di percezione, non intende dunque riproporre una storia artistica della scultura a tutto tondo. Con la cristianizzazione del mondo ellenistico-romano, la nuova polarizzazione corporea e spaziale, opponendosi a quella idolatrica della statuaria monumentale antica, si sarebbe orientata intorno alle reliquie dei santi e alle loro tombe. La nuova visibilità del divino si manifesterà di lì a poco attraverso l’icona, impronta e finestra dell’invisibile atta a garantire la presenza storica di una salvezza incorporata bensì nell’incarnazione, nei segni sacramentali e nelle nuove figure sacerdotali e regali della sovranità, ma costantemente proiettata in una dimensione misterica ed escatologica, di cui il segno iconico può solo evocare l’alterità per via oppositiva o metaforica. Gli studi compresi nel volume prendono dunque in esame la statuaria devozionale e funeraria, civica e monumentale, al crocevia tra storia delle tecniche, storia dell’immaginario e storia del corpo, ma non rinunciano a esaminare anche gli aspetti ludici, magici e spettacolari della statuaria in ambienti e contesti in apparenza eccentrici e liminali.
Canetti, L. (2017). Statue. Rituali, scienza e magia dalla Tarda Antichità al Rinascimento. Firenze : SISMEL Edizioni del Galluzzo.
Statue. Rituali, scienza e magia dalla Tarda Antichità al Rinascimento
CANETTI, LUIGI
2017
Abstract
Nella civiltà ellenistico-mediterranea, dall’età preplatonica alla fine del Medioevo, i miti, i rituali e le riflessioni intorno alle statue, e in particolare ai simulacri divini, hanno fornito un contribuito decisivo all’istituzione e alla definizione del campo teologico-politico. Il significato e l’efficacia operativa del segno iconico trovarono nella rappresentazione plastica a tutto tondo l’espressione emblematica dell’immagine come forma in atto – concreta e presentificata, localizzata e al tempo stesso infinitamente riproducibile – del potere politico-religioso e della sua irriducibile alterità. L’età tardoantica, da cui prende le mosse il volume, segna l’apice e però anche la svolta cruciale di un’esperienza su cui s’innestano le dinamiche, gli equilibri e i compromessi del successivo millennio cristiano, che da Bisanzio all’Occidente latino avrebbe nutrito l’immaginario, il pensiero e le pratiche rituali intorno ai simulacri fino al pieno Rinascimento. L’invito a una comune riflessione sulla storia delle statue, muovendo dal lessico, dai materiali e dai contesti d’uso e di percezione, non intende dunque riproporre una storia artistica della scultura a tutto tondo. Con la cristianizzazione del mondo ellenistico-romano, la nuova polarizzazione corporea e spaziale, opponendosi a quella idolatrica della statuaria monumentale antica, si sarebbe orientata intorno alle reliquie dei santi e alle loro tombe. La nuova visibilità del divino si manifesterà di lì a poco attraverso l’icona, impronta e finestra dell’invisibile atta a garantire la presenza storica di una salvezza incorporata bensì nell’incarnazione, nei segni sacramentali e nelle nuove figure sacerdotali e regali della sovranità, ma costantemente proiettata in una dimensione misterica ed escatologica, di cui il segno iconico può solo evocare l’alterità per via oppositiva o metaforica. Gli studi compresi nel volume prendono dunque in esame la statuaria devozionale e funeraria, civica e monumentale, al crocevia tra storia delle tecniche, storia dell’immaginario e storia del corpo, ma non rinunciano a esaminare anche gli aspetti ludici, magici e spettacolari della statuaria in ambienti e contesti in apparenza eccentrici e liminali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.