Negli ultimi anni la babesiosi sta assumendo sempre maggiore importanza come infezione potenzialmente zoonosica. I casi umani segnalati in Europa si riferiscono per la maggior parte a B. divergens. In Italia è stato recentemente segnalato un caso il cui ceppo è stato denominato Babesia “European Union 1” (EU1). Nonostante non sia stata ancora chiarita precisamente l’eziologia e l’epidemiologia della babesiosi umana, è ipotizzabile che ruminanti domestici e selvatici giochino un ruolo importante nel mantenimento dell’infezione. Tra giugno 2005 e marzo 2006 sono stati raccolti campioni di sangue da 116 bovini, 83 ovini, 24 caprini e 81 ruminanti selvatici di diverse specie (49 caprioli, 15 daini, 9 camosci, 5 cervi, 3 mufloni) provenienti dall’Italia nord-orientale. Su tutti i campioni raccolti (ad esclusione di 6 bovini) è stata condotta la PCR per la ricerca di piroplasmi. I campioni positivi sono stati sequenziati e testati verso le sequenze del gene 18S rRNA di Babesia spp. e Theileria spp. presenti nei database GenBank, EMBL e DDBJ, utilizzando BLAST. Solo i campioni bovini sono stati analizzati sierologicamente tramite test IFI commerciale per B. bigemina e B. bovis. Nessun ovi-caprino è risultato positivo, mentre un’alta percentuale di bovini (21/110) e di ruminanti selvatici (29/81) sono risultati positivi alla PCR. Al sequenziamento solo una parte dei positivi è risultata riconducibile a Babesia spp. e in particolare: nei bovini B. microti (1), B. divergens (1) e B. microti-like (15); nei selvatici B. divergens-like (21), Babesia EU1 (1) e Babesia ovis (2). Le positività dei rimanenti campioni sono risultate attribuibili a varie specie del genere Theileria. Le siero-prevalenze riscontrate nei bovini sono risultate del 53,4% (62/116) per B. bovis e del 10,3% (12/116) per B. bigemina, caratterizzate in entrambi i casi da titoli tendenzialmente bassi (1:40-1:320 per B. bovis e 1:80-1:320 per B. bigemina). I risultati della presente indagine evidenziano una circolazione notevole di Babesia spp. quantomeno nelle popolazioni di bovini e di ruminanti selvatici. La definizione delle caratteristiche epidemiologiche e della potenzialità zoonosica dei vari ceppi riscontrati necessita di ulteriori studi, ma il ritrovamento di Babesia EU1 in un capriolo della Provincia di Verona e quello di molti isolati riconducibili ai gruppi B. microti-like e B. divergens-like, entrambi possibili responsabili di zoonosi, suggeriscono che il rischio non debba essere sottovalutato. Il riscontro di positività sierologiche a bassi titoli verso specie di Babesia tipiche del bovino non esclude la presenza di altri ceppi, considerando la tendenza alla cross-reattività del test IFI.
Cassini R., Galuppi R., Bonoli C., Vanzetto A., Cestaro F., Frangipane di Regalbono A. (2007). Babesiosi dei ruminanti domestici e selvatici in Italia Nord Orientale: rischio zoonosico.. ROMA : Istituto Superiore di Sanità.
Babesiosi dei ruminanti domestici e selvatici in Italia Nord Orientale: rischio zoonosico.
GALUPPI, ROBERTA;BONOLI, CRISTINA;
2007
Abstract
Negli ultimi anni la babesiosi sta assumendo sempre maggiore importanza come infezione potenzialmente zoonosica. I casi umani segnalati in Europa si riferiscono per la maggior parte a B. divergens. In Italia è stato recentemente segnalato un caso il cui ceppo è stato denominato Babesia “European Union 1” (EU1). Nonostante non sia stata ancora chiarita precisamente l’eziologia e l’epidemiologia della babesiosi umana, è ipotizzabile che ruminanti domestici e selvatici giochino un ruolo importante nel mantenimento dell’infezione. Tra giugno 2005 e marzo 2006 sono stati raccolti campioni di sangue da 116 bovini, 83 ovini, 24 caprini e 81 ruminanti selvatici di diverse specie (49 caprioli, 15 daini, 9 camosci, 5 cervi, 3 mufloni) provenienti dall’Italia nord-orientale. Su tutti i campioni raccolti (ad esclusione di 6 bovini) è stata condotta la PCR per la ricerca di piroplasmi. I campioni positivi sono stati sequenziati e testati verso le sequenze del gene 18S rRNA di Babesia spp. e Theileria spp. presenti nei database GenBank, EMBL e DDBJ, utilizzando BLAST. Solo i campioni bovini sono stati analizzati sierologicamente tramite test IFI commerciale per B. bigemina e B. bovis. Nessun ovi-caprino è risultato positivo, mentre un’alta percentuale di bovini (21/110) e di ruminanti selvatici (29/81) sono risultati positivi alla PCR. Al sequenziamento solo una parte dei positivi è risultata riconducibile a Babesia spp. e in particolare: nei bovini B. microti (1), B. divergens (1) e B. microti-like (15); nei selvatici B. divergens-like (21), Babesia EU1 (1) e Babesia ovis (2). Le positività dei rimanenti campioni sono risultate attribuibili a varie specie del genere Theileria. Le siero-prevalenze riscontrate nei bovini sono risultate del 53,4% (62/116) per B. bovis e del 10,3% (12/116) per B. bigemina, caratterizzate in entrambi i casi da titoli tendenzialmente bassi (1:40-1:320 per B. bovis e 1:80-1:320 per B. bigemina). I risultati della presente indagine evidenziano una circolazione notevole di Babesia spp. quantomeno nelle popolazioni di bovini e di ruminanti selvatici. La definizione delle caratteristiche epidemiologiche e della potenzialità zoonosica dei vari ceppi riscontrati necessita di ulteriori studi, ma il ritrovamento di Babesia EU1 in un capriolo della Provincia di Verona e quello di molti isolati riconducibili ai gruppi B. microti-like e B. divergens-like, entrambi possibili responsabili di zoonosi, suggeriscono che il rischio non debba essere sottovalutato. Il riscontro di positività sierologiche a bassi titoli verso specie di Babesia tipiche del bovino non esclude la presenza di altri ceppi, considerando la tendenza alla cross-reattività del test IFI.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.