In questo articolo viene analizzato il film del 2005 di Michael Haneke, Caché, a partire da un’ipotesi teorica di fondo, e cioè che l’attribuzione di senso, anche nel caso di un testo “chiuso” come un film, sia sempre un lavoro di costruzione progressiva e stratificata che implica una costante ridefinizione dei due piani di espressione e contenuto, a partire dalla costituzione stessa della percezione di ciò che si vede. Caché, da questo punto di vista, è un film particolarmente interessante, dato che gioca in continuazione su un effetto di incertezza quanto allo statuto di cosa si sta vedendo: enunciazione filmica, enunciazione enunciata di una cassetta video, elementi della stoia narrata, sogni o allucinazioni del protagonista. A questa difficoltà, sul piano dell’enunciazione visiva, corrisponde sul piano del contenuto l’incertezza rispetto al “mistero” sulla vita del protagonista, che egli ostinatamente cerca di nascondere. L’analisi mostra come il film sia precisamente costruito su di una messa in tensione costante tra valori dell’enunciato e valori dell’enunciazione e che proprio nelle dinamiche enunciative vada rintracciato il segreto nascosto a cui il titolo allude.
P.Violi (2007). Caché, o il senso nascosto. VS, 103-104-105, 13-36.
Caché, o il senso nascosto
VIOLI, MARIA PATRIZIA
2007
Abstract
In questo articolo viene analizzato il film del 2005 di Michael Haneke, Caché, a partire da un’ipotesi teorica di fondo, e cioè che l’attribuzione di senso, anche nel caso di un testo “chiuso” come un film, sia sempre un lavoro di costruzione progressiva e stratificata che implica una costante ridefinizione dei due piani di espressione e contenuto, a partire dalla costituzione stessa della percezione di ciò che si vede. Caché, da questo punto di vista, è un film particolarmente interessante, dato che gioca in continuazione su un effetto di incertezza quanto allo statuto di cosa si sta vedendo: enunciazione filmica, enunciazione enunciata di una cassetta video, elementi della stoia narrata, sogni o allucinazioni del protagonista. A questa difficoltà, sul piano dell’enunciazione visiva, corrisponde sul piano del contenuto l’incertezza rispetto al “mistero” sulla vita del protagonista, che egli ostinatamente cerca di nascondere. L’analisi mostra come il film sia precisamente costruito su di una messa in tensione costante tra valori dell’enunciato e valori dell’enunciazione e che proprio nelle dinamiche enunciative vada rintracciato il segreto nascosto a cui il titolo allude.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.